Vincere aiuta a guadagnare. Osservazione banale, direte, ma che in F1 ha un’importanza maggiore rispetto ad altre disciplina poiché le squadre sono delle vere e proprie aziende che producono non solo risultati sportivi ma anche profitti. Con il meccanismo del budget cap ad operare i top team spendono solo una parte di quanto introitano davvero. Vittoria significa profitto. E ne sa qualcosa la Red Bull che quest’anno si è messa in vetrina con una stagione da record che ha reso particolarmente felici gli sponsor attuali e che permette di attirarne di nuovi.
Red Bull: le vittorie sono un moltiplicatore economico
Qualche anno fa, Toto Wolff, uno che per gli affari ha un certo fiuto, spiegò che le vittorie che stava ottenendo la Mercedes – era l’epoca del dominio di Lewis Hamilton – erano una sorta di moltiplicatore finanziario. Si stimava, infatti, che una stagione agonistica portasse in dote circa un miliardo di dollari in fatturato proveniente dalla quota marketing, comparto che si giovava del ritorno d’immagine scaturente dai conseguimenti che la scuderia registrava sulle piste del globo.
Sempre Wolff aveva evidenziato che vincere campionati è l’unico modo per valorizzare l’azienda. Dal successo sportivo praticamente deriva quello finanziario. Red Bull, dopo tre anni sul tetto del mondo della F1, viene sospinta da correnti ascensionali che profumano di dollari. Dopo il campionato 2021 caratterizzato dal rocambolesco epilogo di Abu Dhabi col quale Max Verstappen ottenne il primo titolo della sua carriera, Oracle, colosso informatico statunitense, ha aumentato drasticamente la quota versata per campeggiare sulle fiancate della vettura.
Altre aziende hanno voluto abbracciare il cammino del sodalizio austriaco. Come l’emiratina Bybit, leader del mercato delle criptovalute, che oggi è uno dei maggiori supporter finanziari della squadra. L’aumentato livello generale delle entrate ha permesso, tra le altre cose, di prolungare il contratto di Max Verstappen fino alla fine del 2028 a cifre da capogiro e di metter su il reparto powertrains di Milton Keynes, un’impresa che spesso viene sottovalutata ma che in realtà ha una portata enorme poiché, a differenza di Mercedes, Ferrari e Alpine, gli austriaci alle spalle non hanno un colosso dell’automotive che ha competenze sepcifiche importabili.
Red Bull studia l’accordo con JP Morgan Chase
Le ambizioni di Chris Horner e soci devono quindi essere supportate da corpose iniezioni di denaro che prossimamente potrebbero addirittura rimpinguarsi. Pare che la multinazionale statunitense di servizi finanziari JP Morgan Chase stia per legarsi con la Red Bull. Secondo SportBusiness, la banca d’investimento newyorkese intende pubblicizzare la divisione globale di investment banking. Quale miglior veicolo di quello di legarsi a una realtà sovraesposta come la Red Bull che opera in un mercato, la F1, sempre più in espansione e dunque in vetrina come dimostrato dal recente Gran Premio di Las Vegas?
L’accordo non è ancora definito complessivamente. Se tutte le tessere vanno al posto giusto l’intesa si potrebbe chiudere per gennaio 2024. Non sarebbe da escludere una presentazione della nuova livrea probabilmente montata su una show car, cosa che in Red Bull è ormai un classico da qualche anno a questa parte.
E’ importante ricordare che JP Morgan non è nuovo alla Formula Uno. Infatti è già socio fondatore del Gran Premio di Miami. Il suo marchio di carte di credito, Sapphire, risulta come “Event Supporter” della gara. Cosa manca per formalizzare l’intesa? Sulle fiancate della RB19 campeggia il logo di Cash App, piattaforma di servizi di pagamento mobile.
Le due entità potrebbero entrare in conflitto data la natura del prodotto trattato, quindi i vertici della Red Bull stanno lavorando per provare a portare Cash App in AlphaTauri. Chiaramente con tutte le revisioni finanziarie del caso perché un conto è apparire sulle monoposto che partono per vincere, un altro è legarsi a un team satellite che lotta per le posizioni di rincalzo.
L’obiettivo di Red Bull alla base di questi accordi commerciali risiede non tanto nella capacità dei vertici aziendali di accaparrarsi utili, bensì nella possibilità di reinvestire in strutture come il succitato reparto motori ma anche nella creazione, messa già in cantiere, della nuova galleria del vento che potrebbe sorgere lontano da Milton Keynes dove il campus tecnologico è già pieno come un uovo.
Dal 2026, senza il supporto di Honda, la sfida che i campioni del mondo devono vincere è ancor più ardua poiché il gap con i grandi costruttori di automobili potrebbe farsi sentire. Da qui l’intesa probabile con JP Morgan e quella già definita con Ford che, oltre a essere un partner commerciale, sarà un prezioso supporto tecnico nella definizione della parte ibrida del propulsore inglese.
Autore: Diego Catalano – @diegocat1977
Foto: F1, Oracle Red Bull Racing, Mercedes AMG F1 Team