domenica, Dicembre 22, 2024

Alfa Romeo fuori dalla F1: tramonta il grande sogno di Marchionne

Sei anni fa (era il 2 Dicembre del 2017), in una cerimonia tenutasi ad Arese, veniva formalizzato il ritorno in F1 del marchio Alfa Romeo. Cinque stagioni che non hanno rinverdito i fasti di un glorioso passato, cosa dalla quale è scaturito l’infausto ma annunciato destino: il Biscione sarà riposto nella sua teca in attesa di progetti futuri che oggi sono avvolti in una nebulosa fittissima.

D’altro canto, senza la presenza del padre putativo, Sergio Marchionne, l’intera struttura non è potuta andare a regime. O, per meglio dire, non si è mai sviluppata in ciò che doveva essere: una realtà a sé stante che via via si sarebbe affrancata dal legame con la Ferrari e che avrebbe acquisito le struttura della Sauber che ospitava, a suon di quattrini, il marchio italiano sulle fiancate delle monoposto svizzere.


Alfa Romeo in F1: un progetto mai veramente decollato

L’idea di Sergio Marchionne era quella di rendere il Cavallino Rampante come  parte integrante del progetto Alfa-Sauber fornendo i propulsori alla scuderia che cambiò denominazione e, conseguentemente, livrea. Questa era la Fase 1 del programma che fu resa operativa da Charles Leclerc, fresco campione 2017 della Formula 2 e già membro della Ferrari Driver Academy, e da Marcus Ericsson, i piloti che rappresentarono la realtà nascente nel mondiale 2018.

Ferrari
Charles Leclerc, Alfa Romeo Racing, stagione 2018

Il ritorno di Alfa Romeo in F1 è un evento storico, un momento speciale non solo per noi, ma anche per il nostro Paese. E’ importante per il nostro brand, ma anche per tutto il mondo della Formula 1. La catena del Dna Alfa rimessa insieme si completa con questo progetto. Passato e futuro dell’Alfa si uniscono in questa sala, siamo in festa per due motivi: l’Alfa riporta in pista la sua tradizione gloriosa e restituiamo alla F1 un brand che ha fatto la storia della categoria”. 

L’accordo con Sauber è figlio del rapporto con una scuderia che si è sempre fatta valere e che ha sempre avuto nei giovani un’attenzione come nei desideri del fondatore Peter Sauber”. Così si era espresso l’amministratore delegato del gruppo FCA in quello storico due dicembre di sei anni or sono.

Alfa Romeo non doveva essere un semplice sponsor, ma trasformarsi in qualcosa di più. L’idea era di condividere risorse tecniche, ingegneristiche e commerciali. La sensazione è che in cinque anni di intesa i protagonisti si siano focalizzati più su quest’ultimo aspetto che sui primi due. Anche se un interscambio tecnico (abbastanza unilaterale, invero) c’è stato. Ma non nella misura auspicata.

Anche per questa ragione la proprietà della franchigia elvetica ha deciso di mollare quella che nei fatti è stata una sponsorizzazione che non ha fatto crescere la cifra tecnica del team. Da qui l’intesa con il gruppo Volkswagen configuratasi con l’ingresso di Audi che sarà molto di più di un partner commerciale. E la presenza di Andreas Seidl nelle vesti di amministratore delegato non fa che confermarlo.  

Nei giorni che hanno preceduto il Gran Premio di Monaco erano emerse voci secondo cui l’Alfa Romeo sarebbe potuta diventare sponsor della Haas. Questo scenario non si è realizzato e ad oggi è tutto fermo. Dopo il conclusivo Gran Premio di Abu Dhabi non ci sono ancora notizie ufficiali sulla possibilità di rivedere Alfa come soggetto presente nella massima serie del motorsport in un futuro immediato. 

F1
Gene Haas, patron dell’omonimo team

L’azienda milanese che fa parte del gruppo Stellantis non è riuscita a trovare un accordo con la scuderia di Gene Haas che, dopo aver perso il supporto di Uralkali dei Mazepin a seguito della guerra in Ucraina e del ban che ne è scaturito per le realtà russe, era alla ricerca di nuovi sponsor. Forse proprio questa necessità aveva generato l’associazione concettuale con Alfa, ipotesi per ora tramontata.

Haas si era assicurata un importante title sponsor (MoneyGram) che, grazie alla crescita della F1 nel suo insieme, ha deciso di garantire introiti che Alfa Romeo non può concedere. Il gruppo italiano sperava di poter far valere le cifre alla base dell’accordo che aveva stipulato con la Sauber. Ma queste non corrispondono all’attuale valore di mercato della categoria iridata. Da qui lo stop alle trattative.


Alfa Romeo fuori dalla F1: la fine del sogno di Marchionne

L’iconico marchio automobilistico italiano sembra quindi destinato a lasciare la F1. Con ogni probabilità il Biscione si concentrerà su altre classi del motorsport, magari puntando sul Campionato del Mondo Endurance. Anche se Stellantis, la casa madre di Alfa Romeo, è già presente nella serie con Peugeot. Cosa che potrebbe indurre a riflessioni che terrebbero fuori il marchio da una serie in grande crescita. 

Una situazione di stallo totale che rappresenta il definitivo fallimento del sogno di Sergio Marchionne. Prima del riacutizzarsi della malattia, il manager teatino stava trattando la sua uscita dal gruppo FCA. Alfa-Sauber doveva diventare il suo progetto lavorativo primario ma la morte ha di colpo interrotto un cammino che, di fatto, ha marginalizzato il ruolo dell’Alfa Romeo in Formula 1.

Chi è succeduto all’ex amministratore delegato che ha ristrutturato finanziariamente la FIAT per darle un futuro radioso che fino a un decennio fa era del tutto imprevedibile, non ha creduto con la stessa tenacia all’idea di rendere Alfa Romeo un marchio che potesse dire la sua in una categoria iper competitiva.

Alfa Romeo
Sergio Marchionne, il grande architetto dell’operazione Alfa Romeo – Sauber

L’operazione commerciale ha esaurito il suo obiettivo ed è rimasto ben poco di quel legame che doveva essere la base di un’acquisizione che avrebbe dato alla Ferrari una sorella minore che avrebbe avuto un peso enorme sia per questioni tecniche che per fatti afferenti la politica del motorsport. 

Ma John Elkann ha inteso tracciare una diversa parabola aziendale che vede Exor disimpegnarsi progressivamente dal comparto automobilistico. Così va infatti letta l’intesa con i francesi di PSA e la vendita di alcuni marchi strategici come Magneti Marelli.

Il manager americano non intende mollare Ferrari e reputa che il suo gruppo debba concentrarsi solo su quest’ultima in una F1 in cui si è scatenata la guerra tra i colossi dell’automotive. Alfa Romeo paga lo scotto di questo riassetto operativo e la mancanza del sognatore che aveva ridato verve al brand fondato in terra milanese dal partenopeo Nicola Romeo: Sergio Marchionne.   


Autore: Diego Catalano – @diegocat1977

Foto: F1, Alfa Romeo Racing, Scuderia Ferrari

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