Il 2023 doveva essere l’anno degli Andretti, ma lo è stato solo a metà. L’omonimo gruppo guidato da Michael vuole a tutti costi la F1 ma oggi, quando mancano nove giorni al nuovo anno, ha vinto solo una tappa in un tour de force molto più estenuante. La FIA, dopo aver promosso a pieni voti la candidatura di Andretti Formula Racing LLC, verificandone i requisiti tecnici e fiscali, ha trasmesso tutto l’incartamento alla Formula One Management (FOM) per le necessarie discussioni commerciali.
Ed è qui che il motore si è ingolfato. Almeno per il momento. Le chiavi sono in mano a Liberty Media che per ora se ne sta silenziosa restando abbottonata. Almeno sulla materia, perché in questo giorno Stefano Domenicali ha parlato tanto e di diverse questioni. Da Englewood passano i destini della cordata americana in F1.
E qui comincia il difficile. Anche se Place de la Concorde è stata molto chiara nello stabilire criteri rigorosi per l’ingresso, si è comunque limitata ad approvare un’iscrizione che soddisfaceva i parametri richiesti. Ora Andretti deve dimostrare che il suo gruppo creerà valore aggiunto all’intera categoria.
Andretti: le recenti tensioni FIA – FOM giocano a sfavore di Michael?
Andretti Formula Racing LCC, dunque, è stata l’unica entità che aderiva ai criteri di selezione stabiliti sotto tutti gli aspetti materiali, ma la FOM potrebbe pretendere di più in un contesto che ultimamente è tornato a farsi incandescente. I team e Liberty Media non hanno apprezzato lo slancio di Mohammed Ben Sulayem verso il team americano poiché vogliono proteggere il business basato sulle dieci franchigie sportive; un modello che è stato in grado di superare la crisi che la F1 ha conosciuto a causa della pandemia e che sta generando tutt’oggi profitto ad alta intensità.
Ancora, il recente “Mercedes-gate” ha ulteriormente allontanato l’ente di Place de la Concorde che è ora è visto come un nemico dei team, un soggetto che pretende di ingerire in affari non gli appartengono, come ha sottolineato Domenicali qualche giorno fa. Andretti potrebbe rischia di trasformarsi in una vittima sacrificale in una guerra che non lo riguarda. Il che sarebbe una beffa dolorosissima.
Il rischio che si sta correndo, per sintetizzare, è che la scuderia entrante ottenga l’approvazione sulla base dei requisiti tecnici (cosa verificatasi), ma non quella della FOM a causa di mancati accordi commerciali causati dal contesto esterno. Una potenziale guerra di ricorsi e appelli, se le cose dovessero degenerare bruscamente, non è da escludere. Ben Sulayem ne è consapevole e già qualche settimana fa si è messo sulla difensiva circa un possibile contrasto legale: “[…] Cosa succede se una delle squadre richiedenti ci porta in tribunale? Sto solo attuando le regole“.
La partita decisiva si gioca sul timing dell’operazione. Le squadre spingono per prendere tempo e per aspettare che il Patto della Concordia scada in modo da redigere la versione nuova imponendola ad Andretti che si troverebbe a triplicare le spese d’ingresso visto che si sta spingendo a portare l’obolo d’ingresso da 200 a 600 milioni di dollari. Cosa che potrebbe condurre a clamorosi ripensamenti o alla guerra di carte bollate di cui sopra, visto che gli americani faranno valere la data di accettazione della FIA ritenendo che la nuova carta regolatrice non possa possedere valore ex tunc, ossia retroattivo.
Nel frattempo Andretti, che non può perdersi d’animo, sta lavorando per sistemare la struttura e definire dettagli strategici di vitale importanza, come la questione propulsori. Cadillac, gruppo afferente al mondo General Motors, accompagnerà Michael nell’avventura. Ma prima che un motore fatto in casa sia pronto si cerca l’accordo per una fornitura ponte che era stata individuata in Renault.
Il vecchio accordo con Alpine è scaduto poiché si presupponeva che venisse concessa la possibilità di entrare in Formula 1 già nel 2025. Bruno Famin, vicepresidente del gruppo francese, ha spiegato che l’unica soluzione sarebbe rinegoziare l’intesa daccapo. Idea che in questi giorni sta prendendo nuovamente quota perché la soluzione potrebbe essere compatibile anche con una discesa in campo nel 2026.
Mentre questi destini si compiono, Andretti deve lavorare di diplomazia e dare garanzie alle “dieci sorelle” attualmente presenti nel Circus facendo capire loro di non essere un uomo FIA ma che intende entrare nel business per accrescerne il valore. Andretti – Cadillac deve rinvigorire il brand F1 con la sua sola presenza.
Non finisce qua: il gruppo statunitense deve offrire oggettivi elementi probatori sulla sua competitività immediata e che non rappresenti quella Cenerentola che becca distacchi siderali dalla concorrenza poi colmati in anni di incerto recupero.
Sono questi fatti che potrebbero far slittare l’ingresso degli Andretti che inizialmente era previsto nel 2025. Un riassetto necessario per rendere la candidatura solida, per capire se iniziare a prodursi in casa il motore e soprattutto per adeguarsi al nuovo e più premiante (per i soggetti attualmente presenti) Patto della Concordia. Oggi, 22 dicembre 2023, la certezza che la F1 sarà allargata ad undici squadre non può esservi. Serve lavorare ancora duramente per farlo accadere.
Autore: Diego Catalano – @diegocat1977
Foto: F1, Cadillac, Andretti Formula Racing