Come valutare il 2023 della Aston Martin? Osservando la storia recente si dovrebbe parlare di una promozione a pieni voti. Nel 2021, anno del debutto ufficiale del team a seguito della mutazione da Racing Point, la scuderia di Silverstone chiuse in settima posizione con 77 punti. Nell’anno successivo, il primo della “F1 next gen”, si replicò la posizione a fronte di una perdita complessiva di ben 20 punti.
Il quinto posto di quest’anno, condito da 280 punti, dovrebbe essere un risultato entusiasmante e invece restano delle note dolenti. La maggior parte del bottino è stata raggranellata nella prima parte dell’annata, quando la AMR23 era sembrata l’unica vettura che, in alcune circostanze, poteva dare fastidio alla Red Bull.
Montecarlo è forse stata la vera occasione mancata per un team che, in un anno, ha saputo limare dal cronometro oltre due secondi. Una cifra pazzesca considerando un regolamento mutato solo in alcuni dettagli che riguardavano la zona del fondo e la relativa altezza dall’asfalto.
Sappiamo come si è dipanata la stagione degli uomini di Silverstone che, a un certo punto, hanno smarrito la bussola salvo ritrovarla quando meno te l’aspetti. Ossia in Brasile, proprio nella fase morente della campagna sportiva 2023. Interlagos è stato l’ultimo Gp di un triple header che s’era aperto con l’ennesimo pacchetto evolutivo che, al debutto, non aveva dato riscontri rimarchevoli.
Dalla pancia dell’equipe di Silverstone facevano sapere che si trattava di normali problemi di adattamento e comprensione: il terzo posto paulista, arrivato dopo una battaglia intensa con Sergio Perez, ne è stata plastica riprova. Questo risultato, però, resta una sorta di canto del cigno in un trimestre, quello seguito alla pausa estiva, avaro di soddisfazioni e nel quale il secondo posto che sembrava solido si è trasformato nella quinta piazza finale.
Da qui l’amaro in bocca per una stagione da volo spezzato sul più bello ma che non è affatto da buttare nel complesso. In primis perché mai così in alto era arrivata la squadra, in secondo luogo perché si è imparato tantissimo capendo cosa non fare per bagnare ancora una volta le polveri ad un progetto potenzialmente esplosivo.
Aston Martin: il campionato 2023 come una palestra operativa
Il Performance Director Tom McCullough non ha potuto negare che, dopo sei podi nelle prime otto gare (tutti firmati da Fernando Alonso), qualcosa si è inceppato nel far progredire la vettura. Ciò si è verificato a metà stagione, quando i pacchetti di aggiornamento hanno di colpo smesso di funzionare come ci si attendeva. La ripresa degli ultimi round non è bastata né per contenere il ritorno della McLaren né per tornare sui livelli di inizio mondiale.
Contestualmente, però, McCullough si tiene stretti i progressi compiuti in un anno che sono frutto di intuizioni tecniche efficaci e di un lavoro massacrante fatto in fabbrica. “Se guardiamo i punti e la competitività che avevamo l’anno scorso e quanto abbiamo fatto nell’ultimo campionato si capisce quanto siamo progrediti“.
Il passo in avanti è così evidente che non può essere offuscato da un finale in decrescendo. Mike Krack, team principal che sta ristrutturando la scuderia che è ancora in una fase di passaggio che probabilmente si chiuderà nel 2026 quando accoglierà i motori Honda, si è detto contento del fatto che, nonostante tutto, alla fine della delle operazioni, i tecnici hanno capito la macchina anche se non in tutti i suoi aspetti. Proprio sulle aree meno illuminate si sta lavorando per presentarsi più in forma che mai a inizio primavera.
“Abbiamo capito molto – ha spiegato il manager lussemburghese – sappiamo cosa vogliamo fare per il 2024 e la direzione in cui dobbiamo andare con la macchina del prossimo anno. Ma ciò non significa necessariamente che saremo pronti, all’apertura in Bahrain, per la vittoria della gara“.
Alla domanda sulla possibilità che le difficoltà incontrate nel 2023 possano ripresentarsi anche nella prossima campagna sportiva, Krack ha replicato esprimendo un buon grado di fiducia: “Non entriamo nel 2024 con i postumi del 2023. Questa stagione – e soprattutto le ultime gare – sono state molto positive per noi, con alcuni insegnamenti davvero preziosi che trasferiremo nell’auto del 2024“.
Krack, nella sua disamina di fine anno, ha aggiunto di aver faticato a trovare aspetti negativi nell’operato del team: “Se guardiamo indietro, abbiamo avuto otto podi e faremmo fatica a trovare un aspetto negativo. Se allarghiamo lo zoom e guardiamo alla stagione nel complesso non vedo alcun aspetto negativo. Devi rimpicciolire deliberatamente il campo di osservazione per trovare difetti”.
In un contesto di generale accresciuta affidabilità delle monoposto le prestazioni sono l’elemento che fa la differenza nella lotta con i rivali. “Oggi tutti hanno auto sicure e affidabili, quindi l’elemento di differenziazione è nelle prestazioni. Devi concentrarti sulle prestazioni. Questa è un’area in cui nessun team si ferma e devi continuare a sviluppare i reparti e renderli migliori, più forti e più efficienti“.
Considerando che molto difficilmente, in un regime tecnico praticamente congelato, emergano problemi di affidabilità, Aston Martin, che ha completato il trasloco nella nuova sede di Silverstone, si sta concentrando proprio sulle prestazioni per offrire ai piloti una ARM24 veloce e soprattutto che abbia una finestra di sviluppo più ampia del modello precedente.
Per questa ragione Krack ritiene che all’inizio dell’anno la vettura potrebbe non essere in grado di vincere. L’importante è che possa farlo più avanti. Cosa che dimostrerebbe che Aston Martin (che dal 1° gennaio perde lo sponsor Cognizant cambiando nome in Aston Martin Aramco Formula One Team) ha colmato quella limitante lacuna rappresentata dal blocco prestazionale giunto proprio sul più bello, quando la vittoria sembrava a portata di mano.
Autore: Diego Catalano – @diegocat1977
Foto: F1, Aston Martin