La FIA, in soli tre giorni, è passata dal giocare il ruolo dell’inquirente a quello scomodo dell’indagato per una pessima gestione di una vicenda che, da bomba potenzialmente devastante, si è sgonfiata fino ad accartocciarsi intorno a chi, in una guerra di potere per il controllo della F1, s’è improvvisamente reso conto di perdere. Un atto di lucidità tardivo, emerso fuori tempo massimo e quindi irreparabile.
I dirigenti della Federazione Internazionale hanno peccato di ingenuità seguendo piste apparse scottanti ma che si basavano su un vuoto enorme. Sarebbe stato certamente più saggio reperire informazioni di maggior qualità prima di lanciarsi, lancia in resta, in quella che resterà una delle più magre figure della storia della FIA e della controversa presidenza di Mohammed Ben Sulayem.
Diversi erano gli elementi che non funzionavano in quella che alcuni – e non solo a Place de la Concorde, basta leggere certi articoli apparsi in questi giorni – ritenevano essere l’inchiesta dell’anno. La comunicazione con la quale la Federazione Internazionale annunciava di aver interpellato il suo dipartimento conformità – definizione che incuterebbe timore ma che, dati gli esiti della vicenda, assume le sembianze di un ufficio di fantozziana memoria – è stata una mossa assai debole in termini procedurali.
Si alludeva, infatti, ad un’inchiesta giornalistica (molto discutibile nelle conclusioni, lo si era capito sin dalla prima lettura dell’articolo di Business F1, l’organo da cui è nato tutto) che tirava in ballo i coniugi Wolff che il procedimento dei legali federali nemmeno si premurava di citare. Un’indagine allusiva, in contumacia e che, chiaramente, aveva generato la reazione virulenta dei presunti colpevoli che avevano reagito con due tuonanti note disgiunte.
L’indomani, è ormai storia nota, in una raffica di mitra mediatica, FOM e scuderie, avevano preso le distanze dall’operato federale. Si erano smarcate dall’accusa di aver segnalato il caso ai vertici parigini e, fattore ancor più decisivo, avevano offerto piena fiducia a Toto Wolff, in qualità di membro del Patto della Concordia (in quanto capo scuderia), e a Susie Stoddart in veste di managing director della F1 Academy.
F1, la FIA perde la sua battaglia dalla quale esce notevolmente ridimensionata
I tre giorni più caldi del tardo autunno della Formula 1 si sono definitivamente raffreddati ieri sera, quando la Federazione Internazionale dell’Automobile, trasformata da accusatrice ad accusata, vedendosi contrarre le pareti del Circus intorno a sé, ha cambiato passo e, in maniera piuttosto maldestra, si è rimangiata tutto l’impianto accusatorio. Questa la nota:
“A seguito di una revisione del codice di condotta della Formula 1 Management e della politica sul conflitto di interessi della F1 e della conferma che sono in atto misure protettive appropriate per mitigare eventuali conflitti, la FIA è soddisfatta che il sistema di gestione della conformità della FOM sia abbastanza robusto da impedire qualsiasi divulgazione non autorizzata di informazioni riservate”.
“La FIA – continua il dispaccio – può confermare che non c’è alcuna indagine in corso in termini di condotte etiche o disciplinari che coinvolgano alcun individuo. In qualità di regolatore, la FIA ha il dovere di mantenere l’integrità del motorsport globale. La FIA riafferma il suo impegno per l’integrità e l’equità“.
Come sia stato possibile soppesare elementi probatori e arrivare alle suddette conclusioni in meno di 72 ore è un miracolo giuridico di cui Ben Sulayem dovrebbe spiegarne i dettagli. La verità è che la nota in alto riportata rappresenta una genuflessione totale, è l’ammissione non ammessa di aver perso senza appello una guerra di potere che qualcuno ai piani alti di Place de la Concorde pensava di vincere senza aver fatto i conti con l’arsenale che la controparte poteva dispiegare e soprattutto con una compattezza senza precedenti che ha svuotato di senso, potenza e logica l’affondo federale.
Lo scivolone della FIA consegna la F1 a FOM e team
Dopo questa vicenda, che di certo non ha giovato alla F1, la FIA ne esce ulteriormente indebolita in un percorso di ridimensionamento nei confronti di Liberty Media che si staglia sempre più come il soggetto forte della massima espressione del motorsport.
Posizione legittimata dal totale supporto delle dieci sorelle che vivono un momento di simbiotica consonanza con pochi precedenti nella storia. E lo si può capire visto che gestori della serie aumentano a dismisura il valore del business generale garantendo dividendi da urlo.
Mohammed Ben Sulayem viene a galla ridimensionato da tutta questa storia. Ma, cosa davvero seria, è che lo stesso destino lo condivide la FIA. Se l’uomo passerà – il mandato è rinnovabile una sola volta e difficilmente arriverà al bis – l’ente resta. Con il suo probabile depotenziamento.
Le voci che parlano di separazione tra F1 e FIA non sembrano ad oggi credibili. Più probabile è che l’ente organizzatore e regolatore venga rimpicciolito in portata, cosa che era già avvenuta quando si sono scritte le nuove regole tecniche con gli studi affidati ad un compartimento che, nelle prime e decisive fasi di delibera concettuale, rispondeva a Liberty Media e non a Place de la Concorde.
Gli effetti della maldestra mossa del n°1 degli uffici parigini saranno valutati nel merito nei prossimi mesi ma è ormai chiaro ed innegabile che le figure apicali della F1 abbiano definitivamente messo in dubbio il giudizio e l’operato del presidente Mohammed Ben Sulayem. Cosa non nuova come spiegato in un nostro approfondimento pubblicato il 7 dicembre.
La faccenda è chiusa? Senza volersi lanciare in congetture pericolose (l’azione di Business F1 è stata parecchio deleteria per la F1 e per la credibilità della testata stessa) si vocifera che Mercedes potrebbe ora agire per chiedere risarcimento alla FIA per il danno reputazionale derivato dalle azioni di un organo che dovrebbe essere super partes e che dovrebbe usare il suoi poteri per dirigere la categoria invece di lanciarsi in una caccia alle streghe che cavalca certi moti forcaioli che si sono miseramente dileguati dopo aver alzato i toni oltre i limiti dell’accettabile.
L’augurio è che la storia si sia davvero chiusa con il comunicato federale emanato nella serata del Sette Dicembre 2023. Il timore – fondato quando di mezzo ci sono poteri così forti – è che la questione possa essere risollevata in un futuro recente o quando servirà a una delle parti lese per far valere le proprie istanze in altre sedi. Aver offerto questo comodo assist è forse la colpa principale del manager emiratino.
Autore: Diego Catalano – @diegocat1977
Foto: F1, FIA, Mercedes AMG F1 Team