A che punto è l’inverno infuocato della F1 nello scontro con la FIA? Oserei dire che le ultime ventiquattr’ore sono state esemplari delle dinamiche del potere, se guardiamo lo “spettacolo” senza partigianeria, con distacco e oggettività. E aggiungo che non è stata una bella pagina, né tantomeno trasparente. Tutt’altro.
Si parte da un attacco della Federazione Internazionale che apre un’inchiesta su Susie Stoddart in Wolff (managing director della F1 Academy, campionato di monoposto al femminile gestito dalla F1 ma indipendente dalla FIA) con l’accusa neanche troppo velata (rumors arrivati da media ben informati e prestigiosi) di aver passato notizie riservate relativa alla FOM (ipotizzo premi, diritti televisivi e via discorrendo) al team principal Mercedes e marito Toto.
Gli stessi media precisano che almeno una scuderia avrebbe chiesto queste indagini. Ma la cosiddetta pistola fumante non è mai arrivata e quello che doveva essere un colpo di cannone si è rivelato un mortaretto che ha fatto giusto uno “pofff” e null’altro. Seguiamo l’ordine cronologico.
F1, caso Mercedes/FIA: l’inversione a “U” scagiona Susie Stoddart
Mercedes e coniugi Wolff rispondono sdegnati (ed era il minimo sindacale). La bomba successiva arriva nell’arco di poche ore. Tutte le squadre di F1, nessuna esclusa, copiano e incollano lo stesso comunicato, di forte sostegno a Susie, dichiarando che loro non hanno chiesto alcuna indagine e che sono ben contenti di come vanno le cose nella F1 Academy. E’ chiaro che a questo punto sul banco degli imputati finisce il presidente Ben Sulayem.
E difatti, passano poche ore e si apprende che la FIA ha già completato le indagini (o non le ha ma iniziate) e che non c’è nulla di nulla. Tutto a posto, tutto OK. Tarallucci e vino? Direi di no. Semmai inversione a “U” che neanche nelle peggiori strade di Caracas e tavola del presidente FIA metaforicamente rovesciata. Permettetemi diversi appunti.
Primo: ma vi pare normale che il compagno/a di un/una team principal possa avere un ruolo così importante in F1? E’ evidente che c’è un buco normativo non da poco. D’altronde, mi direte, se Briatore è pure diventato “ambasciatore” della massima categoria del motorsport…
Secondo: è chiaro che se nulla vieta a Susie di essere lì, ci può stare. Esistono tuttavia motivi di opportunità che non andrebbero mai messi da parte con leggerezza.
Terzo: La Federazione Internazionale se ne accorge solo ora?
Quarto: l’auto difesa di Susie Stoddart in Wolff, ex pilota e sicuramente manager preparato. La sua accusa di misoginia e di essere stata attaccata in quanto donna mi sembra quantomeno esagerata. Le critiche, che si sono poi sciolte come neve al sole, non erano legate al “genere”, ma al fatto che ci fosse stato un passaggio di informazioni. Che ci poteva essere (e a mio parere in potenza continua ad esserci) un conflitto di interessi.
Assai più chiaro e condivisibile il comunicato di queste ore della diretta interessata, in cui giustamente ricorda di essere stata messa alla gogna per due giorni, a questo punto senza alcuna prova e forse per colpire qualcun altro (il marito?) diventando lei stessa un “danno collaterale”; e dove ricorda di non aver avuto alcuna interlocuzione diretta con la FIA mentre ringrazia tutti i team di F1 per il supporto avuto e dichiara che andrà sino in fondo per sapere chi ha orchestrato tutto.
F1, caso Mercedes/FIA: la partita a scacchi
E’ chiaro che questa vicenda si inserisce nella lotta di potere che vede da una parte Liberty Media, che controlla FOM e F1 (quindi tutta la parte organizzativa, pubblicitaria dei diritti TV e retributiva) contro la FIA, che è l’ente regolatore, legislatore, sanzionatore e arbitro, quindi sovra-ordinato alla Formula Uno. Ma cosa accade quando nello stesso spazio ci sono due forze che acquisiscono un potere, un peso simile con confini assai labili fra l’una e l’altra?
Accade che ci deve essere un nuovo equilibrio, nel quale uno dei due diventa (o ridiventa) inferiore all’altro. Siamo a questo punto? Direi proprio di sì. Il vincitore è Liberty Media con a capo il “ferocissimo democristiano” Domenicali. E credo che il “gronda bontà da tutti gli artigli” di prodiana memoria ben si adatti anche a Mr. Stefano…
Avere tutti i team schierati “come un sol uomo” (anche Mercedes e Red Bull che notoriamente si amano come due scorpioni dentro una campana di vetro) non è stato difficile per il presidente della F1. Le scuderie vanno dove vanno i soldi. Lapalissiano. Pure Ferrari si è accodata. Non dico non sia giusto e legittimo, ma fare un copia-incolla con lo stemma del Cavallino mi è sembrato davvero mediocre. Potevano dire le stesse cose in un altro modo. E’ la Ferrari, il team più importante della F1… o no?
Mi darete del nostalgico, ma quando Enzo Ferrari era bene in sella, ci si riuniva a Maranello, tutti quanti, e si faceva un bel “conclave”. Non si usciva sino a quando non si trovava un’intesa. Ma si sa, i tempi cambiano, e la scuderia italiana sembra, appunto, una squadra come un’altra…
Il caso che si è generato e sgonfiato in due giorni, sembrerebbe una classica tempesta in un bicchiere d’acqua. Tuttavia potrebbe avere una coda velenosa. Condizionale d’obbligo: Mercedes potrebbe intentare causa alla FIA per un potenziale danno alla propria immagine.
Nota finale: negli scacchi, gioco che dice molto della vita, la partita finisce quando il re avversario va sotto scacco matto. Lo scacco è un “avviso” e il re avversario può ancora avere una via di uscita. Nello scacco matto niente da fare, il re è perso e viene buttato giù. Fine dei giochi.
C’è un’altra possibilità: che con mosse accorte il re sotto attacco riesca a non farsi mettere sotto scacco matto e a far ripetere la stessa mossa per tre volte dall’avversario; o né l’uno né l’altro giocatore possano vincere o che uno dei due proponga un pari onorevole all’altro (che deve accettare). In tutti questi ultimi casi si fa “pari e patta”. Dai giochi alla realtà… il presidente FIA è ormai un “re” che ha ricevuto almeno due scacchi nell’arco di un anno.
La sua posizione probabilmente non può più essere negoziata e tendo ad escludere un pari e patta. Più probabile la sua defenestrazione. I tempi e i modi si troveranno. Scacco matto! Con nuovi equilibri che si dovranno costruire. Tuttavia non c’è da sottovalutare un fatto. Che una Federazione ferita e umiliata potrebbe mettersi di traverso per riaffermare la propria centralità. D’altronde Ben Sulayem non rappresenta solo se stesso, ma un asse di potere che lo ha eletto, vedi Medio Oriente. Sempre che non siano lo stesso asse di potere a ritenere che l’attuale presidente non sia all’altezza. Anche questa ipotesi non tanto peregrina.
Come vedete le variabili in gioco sono tante. Insomma, siete proprio sicuri che questa sia la parola fine sullo scontro in atto? Io qualche dubbio lo avrei, e tenderei ad escludere che in F1 a Natale si sia più buoni…
Autore: Mariano Froldi – @MarianoFroldi
Immagini: F1