Se a Domenicali credo sia necessario portare qualche chilogrammo di carbone (io dico dolce, ma andrebbe bene anche quello del Sulcis, ad alto tasso di zolfo), penso che al campione del mondo di F1 in carica, Max Verstappen, si debba regalare un bel vassoio di dolcetti. Sì, va bene, tanti lo ricordano con gli occhi rossi e il fegato tanto mentre, parlando della Ferrari diceva “Quando hanno smesso di barare…” e si riferiva al motorone della SF-90. Purtroppo il tempo gli ha dato ragione, perché mister Binotto sfornò un accordo che sarebbe meglio definire missile a forma di supposta con effetto ritardato biennale, e qui mi fermo per evitare censure del politicamente corretto.
Max merita i dolcetti non per quanto fatto in pista, ma per quanto detto fuori dalla pista. Quasi unico. Giganteggia, e francamente non me lo sarei aspettato perché lui sembrava uno destinato a primeggiare “solo” in pista, forse e soprattutto perché i suoi colleghi con la super licenza stanno muti o sembrano pre-adolescenti. Il tema recente toccato dal Verstappen “buono” è relativo agli spostamenti del caravanserraglio che si chiama Circus e che spesso cozza con la logica della logistica. Se poi ci metti i discorsi ecosostenibili (bisogna spostarsi di meno per inquinare di meno), non la finiamo più.
A dire il vero, con Domenicali una parziale inversione di rotta nella logistica c’è stata. Ma c’è una cosa che fa saltare ogni tentativo di razionalizzare le gare e di crearsi l’alibi di essere ecosostenibili. Vale a dire quando le gare sono troppe. E lì casca l’asino, perché se fosse per il Terminator della F1, si arriverebbe almeno a 30 tappe mondiali, altro che 2023/2024. E allora ciao logistica e foglia di fico “green”. Comunque, torniamo a Max Verstappen.
F1, il cambio futuro e necessario
In un’intervista riportata dai media, l’olandese è stato piuttosto chiaro sulla questione, chiedendo almeno un’inversione di rotta partire dal 2025: “Penso che dobbiamo migliorare questo aspetto in futuro, ma ovviamente non è possibile farlo a breve termine per il prossimo anno, è impossibile, ma è un po’ strano che arriviamo in un luogo partendo dall’altra parte del mondo. Non è molto sostenibile, e non solo in termini di emissioni, ma anche per quanto riguarda il nostro corpo. Ovviamente ci riusciremo, ma non è il massimo”.
Mi direte che i piloti non fanno un lavoro così usurante. E concordo, ma dovete tenere presente che, comunque, per guidare un bolide a 4 ruote bisogna essere al top della forma fisica e mentale. E, soprattutto, il discorso non riguarda solo il pilota, ma ciò che è un team di F1. Che non è certo composto dal solo guidatore. E difatti il ferrarista Charles Leclerc, soprattutto dopo il viaggio dagli Stati Uniti agli Emirati Arabi ha raccontato:
“Ero così stanco che la prima notte ho dormito come un bambino, quindi il jet lag non è stato un problema; ma se chiedete in giro per il paddock, soprattutto ai meccanici e agli ingegneri, tutti sono molto, molto stanchi e stanno facendo molta fatica. Credo che l’anno prossimo sarà ancora più difficile perché avremo tre gare di fila alla fine e penso vada rivisto un po’ il modo in cui organizziamo l’ultima parte del campionato”.
Insomma, motivi ragionevoli che è giusto sottolineare. Certo, se Russell (o chi per lui) che è direttore della GPDA, al posto di fare balletti con Toto Wolff finto arrabbiato sui social, proferisse verbo, e con lui tutti gli altri piloti, magari qualcosa si smuoverebbe più rapidamente. Siete d’accordo?
Autore: Mariano Froldi – @MarianoFroldi
Immagini: Oracle Red Bull Racing