La stagione 2024 di F1 sarà caratterizzata dal calendario più lungo di sempre. 24 location in cinque continenti con un primo abbozzo di razionalizzazione geografica per evitare spostamenti sfiancanti e soddisfare il principio dell’ecosostenibilità che sta molto a cuore a Liberty Media Corporation.
Tra le piste che animeranno i duelli tra piloti e team figurano ancora una volta Monza e Imola che ritorna dopo lo stop forzato dell’anno passato causato dalla drammatica alluvione che aveva colpito quelle zone. Se per altri due anni i palcoscenici italiani sono confermati, più di un dubbio emerge riguardo al futuro. L’Enzo e Dino Ferrari dovrebbe far capolino anche nel 2026 per recuperare l’anno perso, ma restano contratti da ridefinire per evitare la definitiva uscita dal calendario.
La F1 si sta velocemente trasformando nella serie che gli americani hanno disegnato quando, quasi sette anni fa, ne hanno acquisito a suon di dollari il pacchetto azionario. I parametri valutativi per assegnare una gara si sono rapidamente evoluti. Eventi come quello di Miami sembrano essere la base fondante di una filosofia che la proprietà americana intende rincorrere con forza e convinzione: rendere i tre giorni di attività motoristica una sorta di contorno ad una serie di manifestazioni che a volte sembrano superare in importanza il main event che dovrebbe essere rappresentato dal GP.
Si è parlato di “paradigma Super Bowl” che, in occasione del Gran Premio di Las Vegas, è andato in scena tra lustrini e squilli di tromba. E fa nulla se di venerdì saltavano tombini e sessioni: l’importante è ciò che è accaduto intorno. Liberty Media Corporation ha individuato un modello di business molto munifico che ha una controindicazione, specie per gli aficionados più reazionari: mettere in secondo piano i tracciati vecchio stile che, oltre alla pista, hanno ben poco da offrire.
I vertici della FOM intendono quindi perseguire un modello che integri la sfera sportiva e quella mondana che è ben rappresentata dalle “americanate” in stile Las Vegas o Miami. I parametri imposti sono sempre più stringenti e via via meno compatibili con i circuiti di vecchia generazione che, per ragioni logistiche, strutturali e culturali, faticano ad adeguarsi. Soprattutto nelle infrastrutture esterne. Liberty Media intende il motorsport come un evento nell’evento. Servono quindi location specifiche per realizzare questa visione strategica.
F1: Imola e Monza devono adeguare i propri impianti
Alcune piste non possono fare altro che disporre del teatro su cui piloti e auto si sfidano. Ecco che, negli anni, si sta virando verso quei palcoscenici che soddisfano le richieste del colosso dell’intrattenimento: capacità di aprire i cordoni della borsa e possibilità di creare strutture attrattive esterne di proporzioni ciclopiche.
La Formula 1 si sta lasciando attrarre magneticamente da un solo paradigma, mollando per strada le piste di vecchia generazione e i relativi pattern impostati all’esaltazione del solo evento sportivo. Imola e Monza, se non sapranno adeguarsi, rischiano di essere risucchiate nel vortice ed essere espulse dal salotto buono.
Stefano Domenicali è il soggetto deputato in prima persona a trattare con i promoter dei circuiti per i rinnovi. Le parole espresse a La Politica nel Pallone, contenitore radiofonico in onda su Rai Gr Parlamento, suonano abbastanza sinistre per gli appassionati italiani. E’ la situazione della pista brianzola a preoccupare maggiormente.
“Rinnovo con Imola e Monza? Stiamo trattando, ma abbiamo bisogno di elementi per portare avanti questa trattativa. L’ACI è consapevole, sento spesso Sticchi Damiani. Siamo a dicembre, i lavori a Monza dovevano iniziare subito dopo il Gran Premio, ora dovrebbero iniziare a breve. La mia spinta è una spinta costruttiva, le burocrazie interne non possono fermare certi progetti“.
Il ritardo è un problema serio, così come le ataviche difficoltà a reperire fondi in un paese che ha un forte deficit impiantistico rispetto ad altre realtà statuali. E non solo quando si parla di piste.
“Tutto sta nel capire se c’è la concreta volontà di investire nella F1 come piattaforma di spettacolo e di business. Non può essere una cosa a livello privato, è il nostro paese che deve fare una scelta precisa”. E qui casca l’asino poiché i governi che si sono succeduti, nazionali e regionali, hanno tamponato con misure temporanee senza creare le condizioni strutturali per andare avanti. Vincoli storici e ambientali e l’atavica mancanza di fondi stanno diventando una vera e propria palla al piede che rischia di favorire l’inserimento di altre realtà che bussano con soldi e idee alle porte della F1.
Monza ha bisogno di interventi massicci, a partire da una riasfaltatura globale. Ma non solo, si deve mettere mano alla viabilità esterna per evitare le lunghe code che sono un classico fastidioso del GP d’Italia. I sottopassi sono sotto la lente di ingrandimento: vecchi vanno ampliati, nuovi costruiti. Liberty Media dà molto peso a questi aspetti e vorrebbe anche un paddock club all’avanguardia e nuove tribune in sostituzione di quelle temporanee che lasciano esposti gli antiestetici tubi innocenti da impalcatura.
Il tracciato lombardo, così come Imola, deve migliorare sensibilmente l’esperienza dei tifosi in ottemperanza allo schema definito dalla proprietà. Se questi interventi verranno ulteriormente procrastinati il futuro delle due piste si farà sempre più nero. Il tempo è scaduto, così come la stagione delle chiacchiere. Servono progetti concreti e cantieri aperti perché la cinica F1 non fa sconti a nessuno.
Autore: Diego Catalano – @diegocat1977
Foto: F1, Liberty Media, ACI, FIA