Ferrari teme Red Bull il giusto. Le prime sei parole dello scritto rendono nota l’idea che la storica scuderia italiana si è fatta sul team di F1 campione del mondo in carica. Non essere un po’ preoccupati in merito al rendimento delle RB20 sarebbe una follia, d’accordo, ma al tempo stesso risulterebbe assai errato nutrire timori eccessivi al riguardo. Una condizione che non porterebbe a nulla di buono, in quanto inquietudini e apprensioni, specie in questo momento delicato dell’anno, devono lasciare spazio alla convinzione dei propri mezzi.
Frederic Vasseur è fortemente concentrato sulla rossa. In queste ore si programma il futuro. Diverse riunioni tecniche si terranno durante le prossime settimane, a Gennaio, dove tecnici piloti e ingegneri si incontreranno in GES dando vita a diverse riunioni. L’obiettivo mira a fare il punto sul progetto 676: livello di competitività, impostazione lavorativa e relativo piano di update da fissare per i primi mesi della campagna agonistica 2024.
Con i primi meeting interni Ferrari “costruirà” una prima idea sul livello competitivo raggiunto dalla nuova auto. Sebbene i riscontri al simulatore vadano sempre presi con le pinze, la pletora infinita concernete i dati raccolti durante l’ultima stagione, riuscirà comunque a fornire un’idea di base sull’entità prestazionale raggiunta. D’altronde, benchè solo la pista offrirà conferme fattuali sulla bontà del lavoro svolto, secondo le informazioni racimolate dalla nostra redazione il Cavallino Rampante si definisce cautamente ottimista.
In tutto questo un occhio agli avversari lo si dà comunque, non potrebbe essere altrimenti. E allora ecco che viene alla mente Mercedes, una squadra che nutre grandissima voglia di rivalsa e possiede tutti i mezzi per tornare quanto prima al vertice. Senza dimenticare McLaren, un team in forte crescita che ha tutta l’intenzione di riproporsi al top già dal prossimo Marzo. Per di più, considerando l’exploit dell’inverno scorso, adottare un atteggiamento sottostimante nei confronti di Aston Martin sarebbe sciocco.
Ferrari: la convergenza prestazionale non aiuta affatto Red Bull
Red Bull resta la favorita per la conquista del titolo 2024. Undici parole che anche in questo caso fanno capire l’opinione generale verso il prossimo mondiale di F1. Un trend, quello messo in atto dalla scuderia di Milton Keynes davvero travolgente. Una vettura capace di monopolizzare il mondiale come mai era avvenuto, conquistando la bellezza di 21 successi su 22 gare a disposizione. Un risultato che difficilmente sarà ripetibile, parole profuse dagli stessi attori protagonisti di questa egemonia asfissiante.
Dello stesso parere il manager di Draveil. Il francese ha quasi sempre mostrato idee chiare nell’arco del campionato. Un vero e proprio taglio netto con il passato fumoso, farcito dalla binottiana litania del “dobbiamo capire”. Solfa propinata all’inverosimile, al limite dello stomachevole, atta a prendere tempo e nascondere i reali problemi sui quali una vera e propria soluzione era sempre ben lontana dall’arrivare. Vasseur, dicevamo, e il suo cauto ottimismo.
L’ex Alfa Romeo non sarà l’ingegnere più quotato della F1. Tuttavia nella sua permanenza all’interno del Circus ha sempre mostrato una naturale propensione al comando, sapendo gestire molto bene le risorse umane a sua disposizione. Organizzato e presente, senza fronzoli i suoi ragionamenti: “la stabilità regolamentare è un vantaggio per noi della Ferrari“, questo il suo pensiero. Un corpo normativo che non subendo mutazioni di rilievo favorisce la così detta “convergenza prestazionale“, uno dei punti fermi che abita la mente del transalpino.
Il rovescio della medaglia esiste però. Quando le norme non cambiano e il dominio di una scuderia è abominevole, la possibilità di gettarsi a capofitto sul nuovo progetto anticipando il resto dei competitor si palesa. Un vantaggio temporale che il gruppo di lavoro capeggiato dal brillante genio di Adrian Newey avrà senza dubbio saputo sfruttare. Ciò non significa che Red Bull sarà ancora capace di stravincere, almeno questo tutti si augurano. Ma risulterebbe comunque imprudente non valutare tale scenario all’interno delle congetture sul domani.
In ultima istanza un altro aspetto che fa il pari con quanto detto: l’unione di intenti. Le wing car non vanno in pista da sole. Sono guidate da talenti umani che si sfidano nell’ordine dei millesimi. L’equazione che ha dato vita ai successi strabilianti della squadra austriaca si deve in gran parte al binomio Verstappen-RB19. Controprova? Per assicurarsi in maniera matematica il secondo posto nella classifica iridata Perez ha impiegato 21 gare. Un tratto distintivo vincente che Ferrari adotterà in futuro, “sagomando” vettura e team sulle forme talentuose di Charles Leclerc.
Autore: Alessandro Arcari – @berrageiz
Immagini: Scuderia Ferrari