Uno dei temi più interessanti del campionato del mondo di F1 2023 è stato il duello (a distanza) accesosi in Red Bull. Sono bastate cinque gare a Max Verstappen per mettere le cose in chiaro ed avviare una fuga stordente che ha tramortito il povero Sergio Perez uscito malconcio dal confronto con uno dei piloti più veloci e consistenti di sempre. Il messicano se l’è vista brutta e se non è stato degradato in AlphaTauri è solo per una serie di scappatoie normative che l’hanno sollevato da un’onta che in certi momenti sembrava inevitabile.
Il team anglo-austriaco, già prima che la stagione prendesse il via, non era troppo convinto dell’investimento effettuato due anni fa. I legali della Red Bull, infatti, avevano fatto firmare una clausola contrattuale al pilota che prevedeva la decurtazione di parte dello stipendio se la forbice in punti da Max Verstappen fosse risultata troppo aperta.
La postilla si attiva se le lunghezze sono pari o superiori a 125. Situazione che si è concretizzata, in proporzioni giganti, a fine anno. Sergio ha chiuso con 290 punti di disavanzo che superano i 285 raccolti. Max ne ha messi in carniere ben 575, record dei record in Formula Uno. Una somma che, da sola, bastava per vincere agevolmente anche il mondiale costruttori.
Sergio Perez “vale” 10 volte Max Verstappen
No, non è necessario sobbalzare dalla sedia. Quella che leggete è una provocazione, una forzatura che comunque ha fondamenta concrete. La differenza tra piloti si può valutare non solo in base ai freddi punti in classifica, ma anche con altri indicatori. Tra questi l’ammontare delle spese necessarie per riparare le vetture incidentate. E in questa speciale classifica Perez distrugge – è davvero il caso di dirlo – Max Verstappen.
Qualcuno s’è messo a fare i conti in tasca alla Red Bull e ne è uscito questo spaccato: l’olandese, praticamente perfetto nella conduzione, ha determinato una spesa di 345 mila euro nell’arco del campionato 2023. Bazzecole se pensiamo alle cifre totali che servono per la sostentazione di una scuderia come quella di Milton Keynes. Di contro, Perez è costato al sodalizio anglo-austriaco ben 3.224.000 euro con i suoi incidenti.
Un danno non da poco in epoca di budget cap che Red Bull, puntuale sotto ogni aspetto, anche in quello gestionale, assorbe grazie alla clausola di protezioni di cui sopra. Perez incassa, da contratto, circa 9 milioni di dollari a stagione e la decurtazione dello stipendio si dovrebbe aggirare intorno al 30% che fa, dollaro più dollaro meno, quasi il totale delle spese di riparazione causate.
Certi benefici, però, hanno un prezzo. E quello che la Red Bull ha dovuto pagare si è materializzato nella forma di una contro-protezione contrattuale che ha dovuto garantire al suo pilota. Perez, forse temendo che potesse accusare un distacco mostruoso dal compagno di squadra, aveva fatto inserire nel documento legale un’appendice che vieta al team di arretrarlo in AlphaTauri come accaduto con illustri predecessori che rispondono ai nomi di Alex Albon, Daniil Kvyat e Pierre Gasly.
Questa è stata la mossa che ha permesso al conducente di Guadalajara di fare salvo il sedile in Red Bull nonostante Helmut Marko, a lungo, gli abbia mosso una specie di guerra pubblica che di certo non lo ha aiutato a sciorinare prestazione degne di una vettura straordinaria come la RB19.
Assodato che Max Verstappen è un pilota di un’altra categoria; posto che il team, per ammissione di tecnici del calibro di Pierre Waché e Paul Monaghan, ha orientato lo sviluppo delle vetture di nuova generazione verso le caratteristiche di guida dell’olandese e appurato che la struttura di Milton Keynes ha messo al centro del meccanismo proprio il tre volte iridato, quel che ha fatto Sergio in stagione è stato pesantemente insufficiente.
Le lamentele di Marko, spesso feroci, non erano concettualmente immotivate. Lo stesso Chris Horner, quello che si è mostrato più concessivo e comprensivo, ad un certo punto ha strigliato il pilota esigendo performance più solide. Nei fatti, il messicano non meritava di guidare una vettura così straordinariamente veloce e adattabile ad ogni circostanza.
Il 2024, la stagione che segnerà l’ultimo anno di permanenza in squadra salvo l’aprirsi di clamorosi scenari, servirà a Sergio per garantirsi un nuovo contratto in un altro team. Cosa che potrà accadere solo se la forbice prestazionale con Verstappen si ridurrà in maniera decisa.
Red Bull, dal canto suo, avrà più forza nel decidere un eventuale switch in caso di persistenti risultati modesti poiché le tutele contrattuali in favore del pilota non saranno applicabili in chiave 2025. Perez, che già da qualche mese ha avviato un programma di stabilizzazione tramite uno sport mental coach, deve fare in modo di ricaricare le energie durante la pausa invernale per durare per l’intera annata. Nella sua esperienza in Red Bull, infatti, il pilota è sempre partito bene per poi smarrirsi nel dipanarsi del campionato.
Quest’anno Perez s’è addormentato dopo Miami. Da quel momento il gradino più alto del podio è rimasto un miraggio. Ma non solo. Sul finale di campionato è stato addirittura a rischio il secondo posto in classifica minacciato da Lewis Hamilton che aveva tra le mani una macchina davvero poco efficace. Averlo fatto salvo, per Sergio, non è una base di partenza visto il distacco accusato dal collega. Il team pretende di più e non sarà disposto ad essere magnanimo, specie se la RB20 non dovesse dimostrarsi l’astronave che è stata il modello 2023.
Autore: Diego Catalano – @diegocat1977
Foto: F1, Oracle Red Bull Racing