Come si crea un team di F1 vincente? Domanda di portata enorme per la quale non può esistere una risposta univoca. Sono tante e tali le variabili che entrano in gioco nella costruzione di una squadra: un esercizio noioso da elencare. Soldi, organizzazione e competenze sono comunque da ritenersi lo “starter pack” necessario per scalare i gradini che portano al successo.
Se, nel caso della Red Bull, dovessimo individuare un elemento preponderante sugli altri probabilmente dovremmo focalizzarci sul comparto aerodinamico. Sono Adrian Newey e il suo staff ad aver gettato le basi del successo e soprattutto ad aver tenuto la barra dritta anche quando la tempesta infuriava.
F1: Red Bull programma le vittorie future
Nell’era della Formula Uno “virtuale”, quella sbilanciata sull’aspetto simulativo più che sui test in pista, la chiave del successo è l’elevato livello di correlazione tra analisi computazionali e dati scaturenti dalle prove fisiche. Le discrepanze che possono normalmente esistere seguono uno schema logico e ciò consente di superarle risparmiando molto tempo e denaro. Progetti e successive evoluzioni che possono dispiegarsi in un quadro operativo sempre efficace, votato alla minimizzazione dei problemi.
Questa evidenza spiega anche come e perché in Red Bull riescano a superare i limiti di una galleria del vento, quella di Bedford, vecchia, poco efficiente e lenta nell’andare a regime. Il wind tunnel, quindi, non è più uno strumento di ricerca ma una sorta di mezzo di controllo qualità di un concetto teorizzato altrove.
Grazie alla sagacia di Newey e degli altri ingegneri, Red Bull porta in galleria pezzi già molto efficaci e “sgrossati” da un punto di vista aerodinamico. Ma, nonostante ciò e sebbene la F1 potrebbe bandire gli impianti dal 2030, la franchigia che fu di Mateschitz sta mettendo su un nuovo impianto per esaltare ancora di più questo modello che rischia di diventare imbattibile per la concorrenza.
Ma, nonostante uno schema finora vincente, è necessario mettersi al passo coi tempi. Proprio per questo la squadra non intende fermarsi e punta a crescere ancora ben sapendo che un impianto molto vecchio, alla lunga, rischia di condizionare l’azione del team che dal 2026 dovrà affrontare un’altra rivoluzione tecnica senza affidarsi al supporto di un motorista esterno. La filosofia è chiara: farsi tutto in casa ed avere ogni dettaglio “a portata di mano”.
Per tale ragione l’unità di progettazione, il quartier generale del team, la fabbrica di automobili e il reparto powertrain rimarranno nello stesso perimetro aziendale. Tutto ad eccezione del nuovo wind tunnel visto che verrà costruito fuori dalla cinta di Milton Keynes. Lo spostamento si rende necessario per rimanere ancorati al cronoprogramma iniziale che prevede l’inaugurazione della galleria del vento entro il 2026.
I lavori dovrebbero iniziare tra qualche mese, come ha confermato direttamente Christian Horner: “Dato che le gallerie del vento sono fondamentali abbiamo dovuto seguire i tempi e investire in un nuovo impianto la cui costruzione inizierà nel 2024. Probabilmente la vettura del 2027 sarà la prima a beneficiare di questa nuova infrastruttura”. Ciò significa che il tutto terminerà nel 2026, collaudi compresi.
Possedere un wind tunnel nuovo e poter contare ancora sulla sapienza ingegneristica di Adrian Newey sono elementi che conferiscono serenità all’ambiente Red Bull che può programmare con calma un futuro su cui, va detto, insistono tante incognite a causa di un regolamento che sarà stravolto. Ma anche per via della nuova avventura motoristica che potenzialmente è l’elemento maggiormente limitante per i campioni in carica.
La galleria del vento nuova è un elemento che eliminerà un’incognita dall’equazione anche se bisogna capire se la F1 vorrà veramente vietare l’uso di questi impianti nel 2030. Osservando gli sforzi fatti dai team sembra però difficile che il legislatore possa di colpo virtualizzare del tutto la creazione e lo sviluppo delle monoposto.
Red Bull, probabilmente, avrà avuto rassicurazioni in merito dalla proprietà che teme una levata di scudi da parte delle squadre che hanno speso grandi somme per adeguare i propri impianti (Mercedes e Ferrari) o per crearne nuovi (Aston Martin, McLaren e appunto Red Bull).
Autore: Diego Catalano – @diegocat1977
Foto: F1, Oracle Red Bull Racing