Sensazioni. Nello sport più tecnologico che esista al mondo possono avere valore di prova scientifica le impressioni? Chiaramente no. Ma se queste sono espresse da un pilota allora le cose cambiano. All’inizio di questa stagione, lo ha raccontato egli stesso, Charles Leclerc ha affermato di essere rimasto stranito dopo aver saggiato per la prima volta la Ferrari SF-23.
C’era qualcosa che non generava le giuste vibrazioni e un talento puro, dalla spiccata sensibilità di guida, aveva immediatamente annusato il pericolo. Sin dai primi giri di quello shakedown fatto a Fiorano tra i tifosi festanti era sembrato chiaro – percezioni, appunto – che la vettura sarebbe stata un bel puledro indomabile. In Bahrain, per i test cumulativi prestagionali, era giunta la conferma: la SF-23 non sarebbe stata una compagna di avventure fedele e sincera.
Ecco perché, nel campionato 2024 che si costruisce in questa fase, sarà importante il parere dei piloti che faranno il “primo ascolto” del nuovo strumento. E questo avverrà non prima di metà-fine febbraio, dopo che saranno caduti i veli dal progetto 676, questo il nome provvisorio dell’auto sulla quale Leclerc e Sainz puntano per godere di qualche soddisfazione in più di quelle ottenute nel campionato dominato in tutte le direzioni da Max Verstappen e dalla Red Bull.
Prima che il giorno di calarsi fisicamente nell’auto arrivi ai piloti non resta che usare il simulatore programmato con i dati che le analisi computazionali stanno rilasciando sulle vetture in fase di definizione. Hamilton e Russell hanno intensificato la loro presenza nel “ragno” di Brackley, a Milton Keynes il test driver, Jake Dennis, sta “frustando” la versione virtuale della RB20 traendone indicazioni che lasciano ben sperare: “La RB19 è pazzesca, ma si spera che anche la RB20 sia buona. Posso confermare che al simulatore va piuttosto bene, quindi dovremmo essere a posto per il prossimo anno”.
Ferrari, Sainz testa la 676 virtuale
In Ferrari, ovviamente, non si dorme. La conferma scontata è arrivata da Carlos Sainz che si è accomodato al simulatore di Maranello producendosi in lunghe sessioni di lavoro che hanno il fine di validare il cammino tecnico intrapreso dai tecnici che, nelle parole di Cardile, hanno capito quali erano i problemi che affliggevano la SF-23 per creare un modello che li superi una volta e per tutte.
Il madrileno, che sta trattando il rinnovo con il Cavallino Rampante, è parso più posato nei giudizi rispetto a Jake Dennis. Calma, ciò non vuol dire nulla. L’essere moderato non significa che il progetto ha intrapreso il sentiero sbagliato. L’esperienza pregressa condiziona ed è sempre meglio evitare false illusioni con slanci ottimistici che in questa congiuntura storica sarebbero solo deleteri.
L’ex McLaren, dopo essere sceso dal simulatore, ha registrato che la vettura virtuale si comporta diversamente rispetto alla SF-23. E questo già può essere considerato un punto di partenza che rilascia un pizzico di ottimismo. Ma Carlos è un pragmatico e ha affermato che non sarà possibile dire a che punto si trova la vettura finché non andrà in pista il modello fisico con un certo quantitativo di carburante per capire il comportamento delle gomme, aspetto che nel 2023 ha creato più di una difficoltà ai piloti e agli ingegneri visto che la finestra operativa della SF-23 era molto ristretta.
Prima che le prove invernali del Bahrain emetteranno i primi verdetti è quindi necessario proseguire nel lavoro aggiungendo prestazioni al simulatore e dettagli sempre più efficienti in galleria del vento nel rispetto dei vincoli del meccanismo ATR.
Nella seconda parte dell’ultimo mondiale, la Ferrari ha operato su un doppio binario. Da un lato si è puntato a massimizzare il potenziale, dall’altro ci si è concentrati sul progetto 2024. E non è detto che i progressi fatti sulla SF-23 possano essere totalmente riversati nel progetto 677. Questo perché si andrà su un concept nuovo, una necessaria sterzata filosofica per provare a serrare i ranghi. Ma ciò che è stato fatto sarà comunque utile perché, nel cammino di sviluppo, si è compreso quali fossero le aree critiche. Un accrescimento nozionistico che servirà per non ricadere negli stessi errori.
“Dobbiamo concentrarci per capire perché la macchina è forte in certe condizioni e perché, invece, è debole in altre piste e in altri tipi di curve – ha spiegato Sainz come riportato da motorsport – Ci sono aspetti della SF-23 che vorrei vedere sulla macchina del prossimo anno. Sicuramente la velocità in rettilineo, le prestazioni in frenata e quelle nelle curve a 90 gradi e di breve durata. Anche la guida sui cordoli credo sia un punto di forza. Quindi la vettura ha punti molto, molto forti“.
Gli ingegneri della Ferrari sono al lavoro per trovare un compromesso che non sottragga al modello 2024 queste preziose caratteristiche che devono coesistere con altre ancora più importanti: la piena adattabilità ad ogni pista e la capacità di gestire al meglio gli pneumatici.
Solo così si può impostare una macchina davvero efficace e in grado di dire la sua nel duello con la Red Bull e con avversari del calibro di McLaren e Mercedes che non nascondono ambizioni di alta, altissima, classifica. Un paio di mesi ancora e sarà chiaro a tutti se le competenze di Maranello avranno concentrato gli sforzi nella direzione auspicata.
Autore: Diego Catalano – @diegocat1977
Foto: F1, Scuderia Ferrari