Confusione. Questo concetto sintetizza al meglio il mondiale 2023 dell’Alpine in cui, a livello dirigenziale, è successo un po’ di tutto. Mentre tecnici e piloti cercavano di tirar fuori prestazioni da un progetto che è rimasto invischiato nel ventre molle della F1, i dirigenti preposti al dialogo con le istituzioni del motorsport provavano a ottenere una revisione del blocco degli sviluppi dei propulsori per provare a superare le difficoltà in cui il V6 transalpino vive da molto tempo.
Un tentativo estremo, quasi disperato, respinto sul nascere ma che spiega come a Estone e soprattutto a Viry-Châtillon, dove vengono concepiti, prodotti ed assemblati i V6 turbo-ibridi, si siano mossi, nelle ultime annate, a tentoni. Questa vicenda e le prestazioni al ribasso del team (nel 2023 ha chiuso in settima piazza perdendo ben tre posizione rispetto all’anno precedente, ndr) hanno segnato la storia recente della scuderia francese e soprattutto ha scatenato l’ira funesta di Luca De Meo, amministratore delegato della Losanga, che, nel cuore della campagna sportiva, ha operato un vero e proprio repulisti delle figure apicali del team.
Dopo il defenestramento di Laurent Rossi (al suo posto Philippe Krief in veste di CEO), è stato “giubilato” un altro pezzo da novanta: Otmar Szafnauer, sostituito da Bruno Famin. Ma non era finita qua. Anche Alan Permane, direttore sportivo, è stato salutato senza troppe cerimonie dopo 34 anni di lavoro presso la struttura di Enstone.
Un terremoto che era stato preceduto dall’addio di Pat Fry approdato in Williams. Questi movimenti altro non fanno che rappresentare la certificazione del fallimento del modello basato sulle quattro stagioni di crescita che l’ex CEO, Laurent Rossi, nel 2021, aveva definito col “piano 100 gare”.
Alpine: addio al piano quinquennale
Uno dei primi provvedimenti del neo team principal della scuderia francese è stato quello di rivedere obiettivi che erano parsi troppo ambiziosi sin dalla loro definizione. “Non ho idea di quanto tempo ci vorrà e non voglio fissare un obiettivo”, ha osservato Famin a Motorsport.
“Il target per questo inverno e per il prossimo anno sarà quello di sviluppare la mentalità cambiando la cultura. E continuare nello slancio per creare una squadra migliore, un’azienda migliore e per poter sviluppare una vettura migliore. Così i risultati arriveranno. Quanto tempo ci vorrà? Non ne ho idea“. Onestà.
Non è possibile fare previsione sia per evitare ulteriori facili illusioni sia perché il team è in piena fase di riassetto. Il Gruppo Renault e la costola “corsaiola” Alpine, recentmente, hanno annunciato il closing dell’operazione anticipato a giugno 2023, che consiste nell’investimento di 200 milioni di euro nel capitale di Alpine Racing Ltd da parte di Otro Capital. Il fondo intende sostenere la strategia di crescita e le ambizioni sportive della franchigia.
L’ingresso di Alec Scheiner, co-fondatore e partner di Otro Capital, nel consiglio di amministrazione di Alpine Racing Ltd rafforza l’idea che la casa madre si stia lentamente sfilando dalla gestione sportiva del team mantenendo il controllo sul comparto motori.
Otro Capital annovera tra le sue fila atleti internazionali che non fungono solo da uomini immagine, ma sono dei veri e propri investitori. Tra i nomi leggiamo quello Patrick Mahomes, quarterback dei Kansas City Chiefs, Travis Kelce, tight end della stessa squadra NFL, Anthony Joshua, medaglia d’oro olimpica di pugilato, Trent Alexander-Arnold, calciatore inglese e campione della Premier League con il Liverpool FC, Juan Mata, ex giocatore di Manchester United e Chelsea.
L’obiettivo della Losanga, che nell’accordo non ha inserito il comparto motori, cosa che ha lasciato immaginare un futuro non più come costruttore a tutto tondo, è mirato al consolidamento di una realtà che non riesce ad uscire dal ventre molle del centro classifica. Famin ha detto di credere che i cambiamenti effettuati a metà stagione abbiano “[…] liberato il potenziale del nostro personale. Credo che le persone siano molto più libere di proporre cose, di migliorare“.
Alpine: cambio di mentalità per aumentare la produttività sportiva
Il cambio di mentalità, secondo Famin, si è subito visto in pista e la promozione di figure chiave come il team manager Rob Cherry e il capo meccanico Jason Milligan che stanno stimolando i rispettivi gruppi di lavoro a proporre cose nuove. “Penso che tutto questo potenziale fosse un po’ limitato fino alla fine di luglio, e sono molto contento di questo. È vero per il garage, è vero anche gli ingegneri di pista, per il reparto strategico e stiamo osando cose che prima non osavamo“.
Famin, pur sottolineando che è contento dei progressi fatti, è consapevole che serve ancora del tempo “per allineare il tutto”. Cruciale sarà il miglioramento dei rapporti tra Viry ed Enstone. Solo riuscendo in questo ottimizzando il modo in cui si lavora, sarà possibile crescere a livello prestazionale. “L’idea è quella di sviluppare il potenziale di tutta la squadra, di sviluppare il potenziale della vettura e di ottenere una vettura migliore e risultati migliori“.
Realisticamente, in presenza di un quadro normativo anelastico, nei prossimi due anni sarà difficile vedere un’Alpine primeggiare. L’obiettivo è scalare la vetta anche grazie alle regole 2026 che azzereranno l’attuale scala valoriale. Un’occasione che Renault non vuole perdere perché non intende bivaccare in F1 molto a lungo.
Autore: Diego Catalano – @diegocat1977
Foto: F1, Alpine