Poco più di sei anni fa, precisamente il 2 Dicembre del 2017, in una cerimonia tenutasi ad Arese, veniva formalizzato il ritorno in F1 del marchio Alfa Romeo. Cinque stagioni si sono succedute dal qual momento carico di aspettative, ma qualcosa non è andata secondo i piani. I fasti di un glorioso passato non sono stati rinverditi e, stancamente, si è compiuto l’infausto destino per la casa del Biscione che sarà riposto nella sua teca in attesa di progetti futuri che oggi sono avvolti in una nebulosa fittissima.
D’altro canto, senza la presenza del teorico ed esecutore del progetto, Sergio Marchionne, l’intera struttura non è potuta andare a regime. O, per meglio dire, non si è mai sviluppata in ciò che doveva essere: una realtà a sé stante che via via si sarebbe affrancata dal legame con la Ferrari e che avrebbe acquisito le strutture della Sauber che ospitava, a suon di quattrini, il marchio italiano sulle fiancate delle monoposto svizzere.
A Hinwil hanno così deciso di non dar seguito a quella che era divenuta una mera operazione commerciale. Il buco di bilancio è stato colmato con la trasformazione di Stake in main sponsor. Un accordo pro tempore che scadrà, con ogni probabilità, quando Audi potrà sfoggiare sulle carrozzerie il suo iconico logo dei Quattro Cerchi. Proprio l’intesa con il colosso afferente al gruppo Volkswagen è l’elemento che può dare un futuro scintillante alla scuderia fondata dal patron Peter.
Corre l’obbligo di ricordare che l’alleanza strategica con Audi è giunta dopo il fallimento della trattativa imbastita da Michael Andretti per acquisire il titolo sportivo e le strutture del sodalizio elvetico. Cosa che ha costretto gli americani a percorrere la strada più tortuosa – e per questo difficile – per accedere alla Formula 1. Sauber cercava solidità dopo anni in cui ha galleggiato nelle zone non nobili della classifica e si è ritenuto che il programma presentato dai tedeschi fosse il più solido e credibile.
Audi è già a lavoro per ristrutturare la Sauber
Anche se il 2026 sembra lontano la verità è che due anni volano via veloci. E’ quindi tempo di rimboccarsi le maniche e di sistemare le difficoltà operative che hanno condizionato la vita tecnica del team. Audi sarà molto di più di un partner commerciale. E la presenza di Andreas Seidl nelle vesti di amministratore delegato non fa che confermarlo.
Uno dei primi provvedimenti presi dal dirigente tedesco è l’ingaggio di James Key le cui qualità erano state ponderate nella comune esperienza in McLaren anche se non erano mancate le difficoltà. Il tecnico inglese è chiamato a ristrutturare dinamiche operative stantie e che non vengono ritenute valide da Audi. Gran bella responsabilità.
Uno dei grandi problemi che avevano attanagliato la Sauber-Alfa è una certa lentezza nel deliberare, produrre, installare e testare gli update. Un processo che di fatto ha condizionato l’evoluzione dei modelli e che nel tempo può rappresentare un grave ostacolo che i tedeschi di Ingolstadt vogliono immediatamente rimuovere.
A Hinwil si conta di superare i ritardi anche grazie all’arrivo di capitali freschi che vanno finalmente a coprire le difficoltà che in passato si erano affrontate nel racimolare il budget complessivo. Nonostante il cost cap, si vocifera che Sauber non avesse raggiunto la cifra massima consentita; cosa immediatamente riverberatasi sulle prestazioni che, in ogni caso, sono tornate a crescere in consistenza nelle fasi finali de 2023.
L’obiettivo del team nei prossimi due anni è crescere preparando il campo alla discesa in pista di Audi che, anche se non formalmente, è già iniziata. Ci sono ancora diverse aree da migliorare e punti deboli da rafforzare e su questo stanno lavorando James Key e Andreas Seidl.
Alessandro Alunni Bravi ha spiegato che l’ex coppia McLaren sta operando sia in chiave 2026 ma anche sul presente per limitare al massimo le criticità. “Uno dei nostri punti deboli – ha raccontato a Motorsport – era lo sviluppo durante la stagione: non eravamo in grado di farlo come i nostri diretti concorrenti. Quest’anno abbiamo ridotto in modo significativo il tempo di produzione delle nuove parti, siamo stati in grado di avere uno sviluppo costante durante la stagione portando almeno quattro grandi pacchetti. Abbiamo avuto cinque specifiche di fondo”.
Alunni Bravi ha riferito che gran parte degli sforzi è stata concentrata nell’investimento fatto sugli uffici progettazione per ottenere la miglior tecnologia disponibile. Un processo embrionale che necessita di essere sviluppato ancora. Impianti, attrezzature e soprattutto personale nuovo in una campagna di recruiting che Audi ha imposto e che, fuori dal cono di luce dei media, sta proseguendo a vele spiegate.
Sotto la supervisione di Xevi Pujolar, head of trackside engineering, si stanno anche rivedendo le operazioni che afferiscono strettamente alla pista, area in cui, negli ultimi anni, sono emerse palesi criticità. Dietro questi processi di assestamento c’è la mano della Audi che non entrerà in Formula Uno pensando di essere una semplice comparsa.
Nella sede di Neuburg an der Donau, dove saranno prodotti e assemblati in V6 del futuro, le bocche sono cucite circa gli obiettivi fissati. Ma qualche spiffero dice che il 2030 è l’anno in cui i fautori del programma F1 vogliono concorrere per il titolo. Sauber, nel futuro prossimo, non sarà più quella realtà che gioca per le posizioni di rincalzo. Diventerà un top team con cui tutte le attuali equipe più strutturate dovranno fare i conti.
Autore: Diego Catalano – @diegocat1977
Foto: F1, Sauber, Audi Sport