Sicuramente, senza prodursi in uno sforzo di memoria eccessivamente spinto, ricorderete che il Gran Premio degli Stati Uniti di F1, disputatosi domenica 22 Ottobre, era di fatto terminato giovedì 9 Novembre. Dopo il caos scoppiato in relazione al reiterato superamento dei limiti della pista, la Haas aveva attivato il Right of Review sulla classifica finale della gara di Austin.
Secondo Gunther Steiner, team principal del sodalizio statunitense, l’applicazione delle sanzioni nel superamento dei limiti della pista era stata completamente insoddisfacente. Nel mirino del team motorizzato dalla Ferrari erano finite la Williams di Alexander Albon (9°), la Aston Martin di Lance Stroll (7°) e la Red Bull di Sergio Perez (4°). Vetture che, se sanzionate, avrebbero permesso a Nico Hulkenberg, undicesimo sotto la bandiera a scacchi, di recuperare alcune posizioni che avrebbero portato in dote preziosi punti nella classifica Costruttori.
La FIA si era presa tutto il tempo necessario – e forse anche qualcosa in più – per poi respingere il “RoR” lasciando immutato l’ordine d’arrivo con grande insoddisfazione della Haas che sperava che il protrarsi delle analisi avrebbe portato ad un epilogo diverso da quello che un po’ tutti avevano preconizzato.
F1: il ricorso Haas apre la falla nel sistema dei track limit
Anche era il ricorso è stato rigettato, i commissari avevano riconosciuto i problemi relativi ai limiti della pista, una grana che accompagna la F1 da tempo ma che nella stagione2023 è esplosa definitivamente in circuiti come il Red Bull Ring e il COTA, tanto per citare i casi più clamorosi. La politica vigente è ritenuta altamente insoddisfacente da parte dei piloti e dei team manager. Ma anche la FIA si è messa dietro le barricate.
La nota federale che ha archiviato il caso Haas si chiudeva così: “Dato che, nonostante l’esito formale di questa decisione, i commissari hanno visto prove individuali che mostrano quelle che sembrano essere potenziali violazioni dei limiti della pista all’apice della curva 6, si ritiene che la loro incapacità di applicare correttamente l’attuale standard per i limiti della pista per tutti i concorrenti sia completamente insoddisfacente e quindi raccomandano vivamente a tutti gli interessati di trovare una soluzione per prevenire il ripetersi di questo problema diffuso”.
“[…] Dato il numero di circuiti diversi in cui sono sorti problemi significativi di limiti di pista in questa stagione, riconoscendo che la FIA in collaborazione con gli organizzatori ha già fatto passi da gigante, ulteriori soluzioni dovrebbero essere trovate prima dell’inizio della stagione 2024“. Così si chiudeva il comunicato di Place de la Concorde che oggi, a meno di due mesi dall’inizio del mondiale, non ha ricevuto comunicazioni in merito dagli altri soggetti coinvolti nel processo decisionale.
Il messaggio lanciato dalla Federazione era eloquente: non si può andare avanti in questo modo. Perché la governance della F1 non ha ancora affrontato la questione per risolverla una volta e per tutte? Quali sarebbero gli espedienti da adoperare? La mente corre subito alla ghiaia che, posata nelle vie di fuga, rappresenterebbe un deterrente solido per arginare certe pratiche.
Ma la soluzione non è così semplice come potrebbe apparire. Questioni di sicurezza intervengono nel ragionamento. Da anni si valuta l’efficacia del brecciolino in alcuni tipi di incidente ed evidentemente si è verificato che, in linea generale, l’asfalto abbinato ad una via di fuga abbondante, sia il sistema più sicuri.
Ancora, c’è anche una motivazione afferente allo spettacolo: la ghiaia non perdona. Anche una piccola escursione potrebbe determinare l’insabbiamento della monoposto con manifeste conseguenze sullo show e sull’azione: meno auto in pista a duellare e molto più tempo tra safety car, pulizia del tracciato e ripristino della via di fuga. Tutti elementi da considerare per evitare di cadere in un facile riduzionismo che non aiuta a comprendere determinate dinamiche.
F1, Hakkinen: bisogna insistere sulle via di fuga in asfalto
A fronte di quanto descritto, dunque, ci si attenderebbe che il movimento per la revisione della disciplina dei track limit sia pingue e trasversale. Posto che i piloti attualmente in attività sembrano parecchio compatti, una vecchia gloria del passato si è smarcata evidenziando un punto di vista che potrebbe spiegare perché, in fondo, la F1 non si è ancora curata di affrontare e superare il problema.
Mika Hakkinen, nella rubrica che tiene per l’agenzia Unibet, dopo aver spiegato una serie di tecnicismi sul modo di affrontare curve e cordoli, ha sostenuto che le lamentele dei piloti non abbiano una base coerente: “[…] Dopo la linea bianca e il cordolo ci può essere ulteriore asfalto per alcuni metri. Ai miei tempi, invece, vi era il prato o la ghiaia. Oggi, se la macchina scivola oltre il cordolo o la linea bianca, l’asfalto la rallenta prima di colpire le barriere. Sul prato, di converso, la velocità non si riduce affatto, cosa che genera impatti più violenti. E’ logico ed è una buona idea, ma i piloti automaticamente pensano che andare più all’esterno all’uscita di curva li rende più veloci”.
Ecco che si rendono necessarie le sanzioni. Hakkinen non ne vuol sentir parlare di ritorno a sistemi di rallentamento che reputa meno efficaci. Un tale punto di vista è importante poiché il finnico ha vissuto in prima persona la stagione in cui la F1 abbondava in piste con vie di fuga poco sicure. Il sistema attuale, dunque, è valido anche se andrebbe perfezionato nei meccanismi sanzionatori.
“Non puoi andare con tutte e quattro le ruote fuori dalla linea bianca, perché a quel punto riceveresti una penalità, e questo i piloti lo sanno. E’ difficile rispettare questa regola, ma non dovrebbe essere così dura proprio perché i piloti ne sono consapevoli. Non ha senso lamentarsi dicendo che la regola è stupida. Ovviamente è stupido se i piloti vanno oltre il limite nel tentativo di andare più veloci e prendono poi la penalità. Con l’asfalto dopo il cordolo e senza limiti di pista vi sarebbero nuovi pericoli in termini di sicurezza. Le regole sono le regole”.
Parole che vanno esattamente in linea con i dubbi di sicurezza sollevati nella parte iniziale di questo scritto. Bisogna quindi insistere sul formato attuale ma provando a migliorarlo come appunto richiede la FIA. Altri sport, potenzialmente, potrebbero giungere in soccorso della F1. La goal line technology o l’occhio di falco in uso nel tennis sono strumenti consolidati che offrono risposte immediate e garanzia che l’esito dell’osservazione sia corretto e allontani dubbi e speculazioni.
Ovvio che implementare tecnologie simili su 24 piste e con tante curve da scandagliare abbia costi molto elevati, ma la Formula Uno non naviga in acque tempestose finanziariamente parlando. Uno sforzo da parte di Liberty Media renderebbe l’intera categoria più credibile e trasparente, con verdetti istantanei e inappellabili. E soprattutto con piloti che non si paraventano dietro scuse a volte puerili.
Autore: Diego Catalano – @diegocat1977
Foto: F1TV, Scuderia Ferrari