Come si può pensare a una Ferrari senza Leclerc? Perché non arriva l’ufficialità riguardo il rinnovo? Quali sono i problemi che stanno prolungando l’attesa per l’annuncio? Queste e altre domande si pongono ogni giorno i tifosi della rossa in tutto il mondo. Il monegasco è un grande talento. Cresciuto nell’Accademy, il ventiseienne originario di Montecarlo è diventato grande alla corte di Maranello, ottenuto tantissima popolarità e le prime soddisfazioni della carriera. Un connubio che “pretende” proseguire ancora per tanti anni.
Se Sainz è stato messo in qualche modo “da parte” un motivo c’è. Ne abbiamo già parlato. Il Cavallino Rampante ha capito che per trattenere l’ex Alfa Romeo andava alzata la posta. Non si tratta di un mero discorso economico. I soldi alla squadra di Via Abetone Inferiore 4 non sono mai mancati, figuriamoci se John Elkann ha problemi del genere. Tuttavia un chiaro segnale verso Leclerc andava lanciato. Un gesto necessario per metterlo al centro del progetto relativo al prossimo futuro.
D’altronde Red Bull questo ha fatto e a quanto abbiamo visto non ha sbagliato supportando in toto Verstappen, spazzando via ogni “singolo fastidio” che potesse pregiudicare la sua carriera. Un sostegno totalitario, a 360 gradi, dove tutto è andato in subordine al cospetto del fenomeno di Hasselt. Stesso trattamento ricevuto da Lewis Hamilton a margine dell’abbandono di Nico Rosberg, dove il Re Nero ha costruito le proprie fortune ma anche quelle della scuderia di Brackley. Perché essere “coccolato”, per un pilota di F1 è molto più importante di quello che si può pensare.
Le ragioni sono semplici in quanto rendere un conducente parte integrante di un piano operativo responsabilizza. Offrire la possibilità di incidere anche al di fuori della monoposto risulta decisivo. Avere voce in capito nelle decisioni tecniche importanti e soprattutto poter stringere tra le mani un volante che risponde bene agli input forniti. D’altra parte, è il pilota che scendendo in pista si incarica di trasformare gli sforzi profusi dagli ingegneri in risultati. Proprio per questo offrire il massimo comfort di guida risulta cruciale.
Ferrari sta programmando il futuro con Charles Leclerc
Verstappen ha recentemente dichiarato che un pilota di F1 deve sapersi adattare alla vettura, spremerla e ottenere il massimo. Tutto vero. Un campione lo sa fare. Ma l’olandese dimentica che le recenti opere di ingegneria aero-meccanica della Red Bull, forgiate dall’estro sapiente di Adrian Newey, portavano con se due precisi tratti distintivi: da un parte il massimo rendimento, mentre dall’altra, appunto, la capacità di fornire a Max il giusto feeling sempre e comunque.
Quando tale prerogativa non ha fatto presenza, il tre volte campione del mondo ha sofferto e le continue lamentele in radio, anche in un’annata dove tutto o quasi è stato perfetto, non sono tardate ad arrivare. “Diverbi” non da poco con il proprio ingegnere di pista italiano, Giampiero Lambiase, dove i toni delle comunicazioni erano tutt’altro che simpatici. Tutto questo per sottolineare che se Verstappen è il fenomeno che tutti conosciamo, in parte le motivazioni vanno ricercate nell’appoggio incondizionato ricevuto.
Torniamo a Leclerc. Binotto non c’è più, un bene per la Ferrari. Non ci riferiamo tanto all’impostazione tecnica in questo caso, ma bensì all’amministrazione dei piloti. L’ingegnere occhialuto e spilungone di origine Svizzera non è stato capace di capire, sebbene la sua frase iconica, sciorinata in maniera nauseabonda in tante (troppe) interviste, riteneva importantissimo “apprendere per poi correggere”. Una verità bugiarda sotto vari aspetti che ha limitato il rendimento della storica scuderia di Maranello. Mattia ha scelto il cavallo sbagliato. Aveva un occhio di riguardo “immotivato” verso Sainz.
Ottimo pilota l’iberico che però non possiede quel “quid” in più capace di trascinare la squadra verso lidi più proficui. Così come una rondine non fa primavera, osservando la storia recente della Ferrari, possiamo capire come non è una gara, due o tre, che possono far pendere l’ago della bilancia. Leclerc, infatti, ha dimostrato in molteplici occasioni, ogni mondiale sin dal primo campionato al fianco di Vettel, che alla stregua di Hamilton e Verstappen sa aggiungere il tassello mancante per raggiungere risultati migliori quando l’auto “non è abbastanza”.
Parliamo di un aspetto che il monegasco ha fatto vedere benché mai, sino ad ora, sia stato considerato prima guida assoluta con tutto quello che ne consegue, come abbiamo detto. La favola del trattamento paritario è finita. Vasseur ha preso una decisione supportata dall’eforato italiano e indietro non si può più tornare. C’è chi sostiene che il futuro di Charles è in Mercedes, prendendo il testimone del sette volte campione del mondo di F1 britannico. La suggestione ci può anche stare, d’altra parte la scuderia tedesca possiede dotazioni di tutto rispetto.
Tuttavia c’è un elemento che va considerato. Leclerc è “malato” di Ferrari. Vuole vincere con la Ferrari. Crede nel progetto Ferrari. Lo ha ribadito lui stesso a più riprese e non perderà l’occasione per farlo nuovamente quando la campagna agonistica 2024 inizierà. Dubbi al riguardo ce ne sono pochi. Il contratto pluriennale per allungare il suo matrimonio è stato firmato in tempi non sospetti. Si attende solo il momento giusto per parlarne alla stampa, considerando che attualmente il progetto 676 si trova in una fase di definizione assai delicata.
Ovviamente non sappiamo se esiste una clausola rescissoria nel contratto di Charles. A tanto non arriviamo. Così come non è dato sapere, almeno per la nostra redazione, cosa potrebbe succedere nella testa del ferrarista se la prossima vettura emiliana dovesse ricalcare la stagione senza successo 2023. Una cosa è certa, però: Carlos non è più nella lista delle priorità del team modenese, malgrado il suo rinnovo dovrebbe arrivare. Mentre Ferrari e Leclerc vogliono continuare assieme ancora a lungo, programmare, e raggiungere l’anelito tanto bramato: tornare a vincere.
Autore: Silvia Napoletano – @silvianap13
Immagini: Scuderia Ferrari