venerdì, Novembre 15, 2024

Ferrari, progetto 676: il necessario tratto distintivo 2024

Definire il 2 Gennaio la competitività della Ferrari non è possibile. Chi lo fa mente a se stesso, oltre che ai lettori. Il progetto 676 è in fase di ultimazione e come tale il massimo riserbo vige attorno alla GES. Per di più, come tutti sanno, a livello simulativo non si può stabilire la competitività di una monoposto nuova di pacca. Malgrado gli strumenti odierni siano strabilianti sotto certi aspetti, alcuni parametri sfuggono ai calcolatori.

Proprio per tale ragione, sino a quando non vedremo in pista l’ultima vettura di Maranello, lanciarsi in previsioni risulta un compito assai arduo. Lo è per gli stessi tecnici e ingegnerei che hanno davanti a loro un pletora infinita di informazioni, figuriamoci per i mass media. Ecco che allora risulta molto più fattuale cercare di capire come il Cavallino Rampante vuole effettuare una chiara risalita. Ne abbiamo parlato a più riprese sulle nostre pagine.

Ferrari
il monegasco Charles Leclerc (Scuderia Ferrari) on board sulla SF-23 – Gp Las Vegas 2023

Oggi ci vogliamo soffermare su di un fatto cruciale della F1 moderna. Un aspetto avvelenato dal denaro in merito alla necessità di avere quante più gare possibili. Tante corse con layout differenti che aumentano non poco l’esigenza di possedere una caratteristica: la duttilità. Una monoposto di capace di adattarsi ad ogni pista, potendo offrire sempre o quasi la miglior versione di se. Un tratto distintivo vincente per le wing car di nuova generazione.


Ferrari, progetto 676: la caratterizzazione necessaria

Red Bull ci è arrivata prima degli altri. Al di là dell’impostazione tecnica scelta, di fatti, Adrian Newey e il suo preparatissimo gruppo di lavoro sono stati assai lungimiranti nel prevedere la questione sopracitata. Senza dubbio ci è voluto tempo per raggiungere l’obiettivo. Nel 2022 non era così. Mentre nell’annata 2023 la flessibilità della RB19 è parsa davvero mostruosa, questo non considerando il valore intrinseco dei bolidi austriaci.

Su questo punto ha lavorato parecchio Ferrari: dare forma a una vettura di F1 con una finestra di set up ampia. Una sorta di opera aero-meccanica “todo terreno”, in grado di performare al massimo delle proprie possibilità sempre e comunque. Si tratta di prospettiva. Una visione futura da prevedere in fase di progettazione. Nel farlo, però, non si deve commettere un errore fatale: correggere un problema creandone altri. La SF-23 è l’esempio perfetto di quanto appena detto.

Ferrari progetto 676
Enrico Cardile, direttore tecnico della storica Scuderia Ferrari

La marea di feedback raccolti nell’ultima stagione hanno costruito un chiaro know-how in Ferrari. Un bagaglio tecnico tramite il quale sono scaturiti i punti fermi della rossa edizione 2024. Uno di questi, appunto, riguarda la “facilità” nel settare la vettura. Una finestra di messa a punto decisamente più grande per sfruttare le proprie puti forti. Parliamo di una qualità che piace molto ai piloti, in quanto al volante possono ricercare quella “comodità di guida” essenziale per rendere al massimo ogni week end.

Resta da capire, in ultima istanza, se i tecnici italiani saranno davvero capaci di fornire alla nuova rossa questa importante caratteristica. Il fatto che l’auto 2024 sarà completamente diversa a livello di impostazione, nata quasi da un foglio bianco, senza dubbio ha dato modo agli ingegneri di poterla “caratterizzare” come meglio credevano. Sarà sufficiente?


Autore: Alessandro Arcari – @berrageiz 

Immagini: Scuderia Ferrari

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