Steiner ha dimostrato di essere un “signore”. Silurato dalla Haas non ma ha mosso mezza critica al team, accettando con benevolenza l’accaduto. L’unico rimprovero, se così lo possiamo definire, riguarda il fattore umano. Sì perchè la notizia del suo demansionamento è stata talmente tanto improvvisa che l’altoatesino non ha avuto la possibilità di salutare tutti i suoi collaboratori. Individui con i quali ha condiviso giornate intere per molti anni.
Le parole di Gunther sono più che lecite, tenendo peraltro presente che la sua condotta durante la traiettoria percorsa all’interno della scuderia americana è sempre risultata impeccabile, almeno sotto questo aspetto. Le evidenze parlano chiaro: Gene era stufo di fare la comparsa. Avere a diposizione una power unit come quella Ferrari, la 066/10, la più potente del lotto, ed “essere costretti” ad arrivare sempre ultimi o quasi, non era più sopportabile dal boss nativo di Youngstown, Ohio.
La decisione di rimpiazzare il suo team principal con un profilo decisamente più tecnico non fa una piega. D’altronde si tratta di una tendenza che in F1, negli ultimi, anni, pare spopolare. Mettere al centro del progetto una mente ingegneristica per cambiare rotta, metodologia di lavoro compresa. Quello che però un po’ stona, in tutto questo, sono le modalità con le quali è arrivato il licenziamento. Di solito, all’interno di un’impresa, specie se la collaborazione va avanti da anni, si cerca di discutere sull’ipotetico futuro.
Su di un possibile cambio (per quanto grande o difficile possa essere) necessario a spostare le priorità. Un approccio di riflesso assai diverso da quello sino a quel momento utilizzato e di fatto improduttivo. Invece, per quello che ci sembra di aver capito, è come se Gene avesse deciso che Steiner non era in grado di cambiare l’impostazione della squadra e per questa ragione ha scelto di fare a meno di lui. Il tutto spiegando alla stampa il perchè, senza mezzi termini.
Haas: Steiner sapeva cosa fare
Steiner ha partecipato alla manifestazione annuale “Autosport International 2024“. Direttamente dal palco Gunther ha fatto presente la situazione, raccontando ai media la cronistoria del suo addio. Lo si è notato “ferito” non potendo mettere assieme un addio come si deve, dopo otto lunghi anni di collaborazione. La sorpresa non è di certo mancata, perché sebbene il suo contratto fosse in scadenza Gunther non si aspettava di essere messo da parte in questo modo, senza preavviso alcuno.
Le divergenze sul tema investimenti c’erano. Non si possono negare. Ne abbiamo discusso con un paio di tecnici che militano a Kannapolis che senza “sbottonarsi” troppo hanno confermato una certa tensione comunicativa sul futuro durante l’ultima campagna agonistica 2023. Ottenere buoni risultati in pista non è mai semplice, figuriamoci se una parte del budget a disposizione va destinato alla crescita del team, sapendo però che i frutti degli emolumenti spesi non si possono gustare di certo in pochi mesi.
Quando si tocca il fondo stare a pensarci troppo non è produttivo. Molto meglio destinare la totalità delle proprie energie verso una pronta risalita. Tornare a galla, in pratica. Questo il pensiero di Steiner che ovviamente tira l’acqua al proprio mulino. Lo fa difendendo il modello lavorativo con il quale Haas si è presentata alla F1. Gunther, inoltre, sottolinea la mutazione che la massima categoria del motorsport “ha sofferto” negli ultimi anni, specie a margine della pandemia mondiale da Covid-19.
Una metamorfosi nella quale le varie squadre si sono attrezzate per tempo, andando ad imboccare la strada corretta per trovare una propria “dimensione di competitività”. Forse tutto questo non è stato fatto nella scuderia a stelle e strisce. Una frase conferma quanto detto in presenza, perchè “Non conosco i piani di Gene Haas per il futuro, non li ha condivisi con me“, con parole più semplici significa “Non credo più in te, per questo non sei stato messo al corrente di nulla nel recente passato”.
Eppure se qualcosa sapeva fare bene il buon Steiner era proprio la gestione del capitale monetario. Durante la pandemia il suo grande lavoro con gli sponsor ha contribuito non poco alla salvezza della squadra. Gunther non considerava complicato indirizzare i vari investimenti nella maniera corretta all’interno del budget cap. Da una parte bisognava spendere denaro per la vettura, mentre dall’altra le risorse spese dovevano innalzare l’efficienza della scuderia. Peccato che un certo l’immobilismo abbia “vietato” tali provvedimenti…
Autore: Alessandro Arcari – @berrageiz
Immagini: Scuderia Haas – F1