mercoledì, Dicembre 18, 2024

Red Bull: Max Verstappen mette le cose in chiaro

La F1 è caratterizzata da un eterno dilemma che probabilmente non sarà mai del tutto risolto: conta più l’auto o il pilota? D’impatto verrebbe da dire che la risposta al quesito è piuttosto scontata dato che molto raramente si è visto vincere qualcuno con un mezzo tecnico non all’altezza dei rivali. Questa evidenza non può essere negata, ma è altrettanto vero che, a parità di condizioni tecniche, c’è chi riesce a fare una differenza enorme. E la Red Bull degli ultimi tempi lo conferma.

Inutile stare qua a sciorinare numeri, fatti e statistiche. Basta ricordare, al volo, quanto sia stato dominante Max Verstappen nei riguardi di Sergio Perez ma anche degli altri colleghi che gli sono capitati a tiro. Eccezion fatta per Daniel Ricciardo, che seppe tener testa al tre volte iridato, gli altri piloti che si sono avvicendati accanto all’olandese sono stati letteralmente triturati. La lista è pingue e comprende illustri nomi che vanno da Perez a Pierre Gasly passando per Alex Albon.

Max mette a frutto il suo smisurato talento di guida ma, contestualmente, è stato capace di sviluppare un’abilità correlata che lo mette in posizione di vantaggio rispetto a chi ha lo sventurato compito, sportivamente parlando, di fargli di spalla: catalizzare il team da un punto di vista tecnico.

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Max Verstappen (Oracle Red Bull Racing) delizia il pubblico di Abu Dhabi

Christian Horner, uno che lo conosce bene avendolo lanciato nella massima serie del motorsport, ha spiegato quanto l’olandese sappia adattasse a ogni contesto: “Sviluppi un’auto per essere il più veloce possibile; a volte le macchine veloci sono difficili. I buoni piloti si vedono in condizioni di bagnato, condizioni miste, condizioni variabili. I conducenti d’élite si adattano rapidamente. E penso che una delle sue abilità chiave sia la capacità di adattarsi al feeling e ai livelli di grip che una vettura gli dà”.

Il manager inglese, quindi, afferma che non esisteva alcuna parabola di sviluppo atta a soddisfare un pilota specifico. Quel che sostiene il team principal è vero. Ma all’interno del team sono emerse dinamiche che confutano queste tesi e confermano quanto Max sia un catalizzatore tecnico. La RB18, il modello che rappresenta la base di sviluppo della versione 2023 che ha fatto incetta di vittorie, è stata fatta evolvere intorno alle caratteristiche di Verstappen

Verità ammessa da Paul Monaghan e Pierre Wachè in tempi non sospetti. La vettura pesante e tendente al sottosterzo vista nelle prime fasi del 2022 ha cambiato personalità via via che è stata alleggerita e che è progredita aerodinamicamente. L’anteriore poco preciso è diventato sempre più solido con il retrotreno ad assecondare i movimenti in un delicatissimo bilanciamento di spinte. 

Condizione, questa, che ha portato la macchina anglo-austriaca fuori dalla comfort zone di pilotaggio di Sergio Perez per condurla verso i dettami stilistici del tri-campione di Hasselt. Basta fare un flashback a metà luglio 2022 per trovare solidi riscontri. La prima creatura “next gen” di Adrian Newey, ad un certo punto, ha preso una strada tecnica tale da condizionare negativamente le prestazioni di Perez e positivamente quelle di Max.

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Adrian Newey – Oracle Red Bull Racing

A Milton Keynes avevano capito che l’unico, vero, modo per sbloccare prestazioni era andare in quella direzione di sviluppo che producesse maggiore precisione dell’anteriore limitando drasticamente il sottosterzo. Esaltare il “vecchio comportamento”, secondo stime fatte in fabbrica, non avrebbe condotto a nulla di buono. E se ciò è accaduto è perché c’è un pilota che, pur essendo iper-adattivo, è sicuramente ancor più abile a dimostrare ai suoi ingegneri che la cosa più proficua da fare, in termini di punti e vittorie, è andargli dietro assecondando le richieste per esaltare i punti di forza.  


Red Bull: Max Verstappen rifiuta l’idea di essere il fulcro tecnico del team

Il titoletto in alto è eloquente. Il tre volte coronato non pensa che la squadra lavori per lui e che le prestazioni sciorinate in pista dipendano solo dal suo talento e dal modo di settare una monoposto che consente un ventaglio operativo più ampio, anche se illustri tecnici della squadra affermano che così non è.

Metto a punto la macchina come piace a me. E l’altro pilota la mette a punto come piace a lui. Gli ingegneri sviluppano la macchina per renderla più veloce e non per come vorrei io. Lo stesso vale per lo stile di guida”, ha tuonato l’olandese dalle colonne di AMuS.

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Max Verstappen (Oracle Red Bull Racing) – Gp Las Vegas 2023

Qual è il mio stile di guida? Non lo so, mi adatto alle esigenze della vettura per renderla più veloce. È questa la chiave per essere un ottimo pilota di Formula 1: adattarsi alla macchina e alla squadra“. Una piccola bugia perché lo hanno riferito a più riprese Monaghan e Waché che Max predilige un avantreno preciso e un retrotreno più “leggero”, da controllare. 

L’olandese, in ogni caso, ha voluto sottolineare con forza che il team di ingegneri ascolta i feedback di entrambi i piloti e che sono poi questi a gestire diversamente le cose. Insomma, l’olandese, almeno nel microcosmo Red Bull, ha inteso sottolineare che la differenza la fa lui evidenziando, in chiusura, di non sapere se la RB19 era veramente così dominante. Più influente la vettura o il pilota? Il quesito d’apertura resterà inevaso…


Autore: Diego Catalano – @diegocat1977

Foto: F1, Oracle Red Bull Racing

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