Andretti e F1 non si può fare. Le prime sette parole dell’articolo non sono alto che l’ulteriore esempio delle vicissitudini che troppo spesso si succedono nella massima categoria del motorsport. Atteggiamenti che distruggono lo spirito della categoria o comunque lo alterano senza peccato. Sì perchè quanto successo nella vicenda Andretti rasenta davvero l’assurdo. La FIA aveva accettato la candidatura del gruppo americano per poi passare la palla alla proprietà a stelle e strisce.
Liberty Media si è presa diverso tempo per validare o meno l’incartamento spedito dal richiedente, in merito alle rassicurazioni che il presunto undicesimo team doveva offrire a livello commerciale per mettere piede all’interno del Circus. Dopo aver esaminato con cura la documentazione arriva il secco “No”. Le motivazioni del comunicato sono diverse e tutte inerenti al campo meramente economico.
In pratica, per farla il più semplice possibile, la dirigenza statunitense ha fatto sapere che il gruppo Andretti Formula Racing LLC non era in grado di aggiungere valore alla massima categoria del motorsport. Anzi, al contrario, validare un’operazione del genere significava dare molta visibilità alla scuderia americana e, in cambio, riceve pochissimi benefici. Questa la motivazione che tramite un colpo di spugna ha cancellato sforzi profusi e investimenti faraonici di Andretti degli ultimi due anni. Acchiappa porta a casa…
F1, Andretti: Cum ira et sine studio
Quando si deve dire qualcosa di brutto, sporco e cattivo, la parte più scivolosa e puzzolente riguarda la tattica di inventare le motivazioni del perché si dice qualcosa che sai benissimo essere, da qualsiasi parte la puoi guardare, una vera e propria porcata. Puoi provare ad imbellettare una deiezione, a dire che è cioccolata ma il fatto che non sia effettivamente cacao verrà scoperto in un battibaleno. Ci riferiamo, è ovviamente, al “Niet” grande come una casa di Liberty Media spedito all’ingresso del team Andretti.
Badate molto bene, da parte della F1 e non della Federazione Internazionale, l’organo legislativo che, alla rovescia, aveva invece dato il suo “nulla osta” dopo le varie analisi del caso. E qui si apre un conflitto senza precedenti. Dieci scuderie di Formula Uno, per difendere banalmente la paghetta che ricevono ad ogni stagione dal Circus, si sono arroccati in maniera anche vile e ipocrita per quello “sporco tesoretto”.
Tuttavia dobbiamo ricordare come, da quando esiste l’umanità, l’arroccamento e l’isolamento sono sempre state ricette perdenti. Magari non nel breve, ma nel lungo periodo certamente perdenti. Con che faccia si hanno dubbi sulla competitività di una possibile nuova squadra quando, ad esempio, per il paddock di tutto il mondo si aggira un team come la Haas che è sempre fanalino di coda dopo anni di partecipazione alle gare di F1? E questo, cari amici lettori, è solo uno dei tanti interrogativi che dovremmo porci seriamente.
Caro Domenicali, ma il mercato statunitense non era la cosa più importante? E quindi si è pensato bene di escludere un marchio che negli USA è sinonimo di vittoria, prestigio e chi più ne ha più ne metta? Alla fine della fiera sarebbe bastato dire: non ti vogliamo né vogliamo altri perché quei soldi ce li volgiamo tenere. Punto e a capo. Niente di più.
Avrei rispettato molto di più queste dieci scuderie, compresa la nostra Ferrari, ormai una squadra come le altre (né più né meno). Invece hanno cercato di venderci per zucchero filato una banale storia di dollari. Durerà poco. Chi si chiude si esclude. E quando la bolla scoppierà, ci sarà da divertirsi. Dio acceca chi vuol perdere… Mi sembra decisamente questo il caso.
E non veniteci a parlare di famoso e tanto titolato “pinnacolo del motorsport.” L’essere al vertice in qualsiasi pratica mondiale esige, di per sé, l’accettazione di poter competere contro chiunque. E non farsi gare e garette (vedasi Schifezza Sprint) all’interno di una sorta di club ristretto ed esclusivo (e non si sa perché esclusivo, se non per essersi iscritti nel momento giusto…). Che buffonata. Auguri, F1.
Autore: Mariano Froldi – @MarianoFroldi
Immagini: Formula Uno – Andretti Formula Racing LLC