La notizia secondo cui John Elkann è indagato a Torino, dopo un esposto della madre Margherita Agnelli (figlia di Gianni) per presunte irregolarità fiscali riguardanti l’eredità della famiglia, è oggetto di una consolidata pratica editoriale. Per la totalità dei media che afferisce alla dinastia Agnelli, una notizia scomoda è davvero una grossa grana: pensiamo a quotidiani come “La Repubblica”, “La Stampa”, il gruppo “Gedi” che controlla i due quotidiani, il “Secolo XXI” e tante altre testate anche nelle loro versioni online.
A differenza di organi di informazione indipendenti, le testate controllate in modo diretto e indiretto da grandi gruppi imprenditoriali mettono in atto dinamiche consolidate per derubricare la notizia più scomoda o evitare completamente di menzionarla. Al netto del peso specifico della notizia, la sensazione di controllo delle informazioni infonde nel lettore lo spiacevole dubbio di non leggere la realtà dei fatti o, di avere davanti agli occhi una narrazione di comodo.
A questo punto chi ha avuto la pazienza di leggere sino a questa riga il nostro articolo potrebbe, legittimamente, chiedersi cosa c’entra la precedente congettura in un articolo che dovrebbe teoricamente parlare di F1. Ci spieghiamo. Il problema si pone dal momento che sorge una narrazione distorta oppure assente che, in ambedue i casi, crea disastri come quello che sta accadendo nel comparto automobilistico italiano.
Elkann: la lotta per il controllo di Stellantis
Sono giorni di dibattito nel mondo dell’automobile, e non certo per l’arrivo di Lewis Hamilton alla Ferrari. A farla da padrone sono le future strategie del gruppo Stellantis. Non ultimi lo Stato italiano e quello francese. Il governo nostrano ha da qualche tempo iniziato a dialogare con gli “eredi” della FIAT. Il presidente del consiglio Giorgia Meloni non ha lesinato critiche al gruppo per quella che ha definito “presunta fusione tra Fca e Psa”.
Un accordo che in realtà sarebbe “un’acquisizione francese dello storico gruppo italiano, tanto che oggi nel Cda di Stellantis siede un rappresentante del governo francese” aggiungendo al discorso che “le scelte industriali del gruppo prendono in considerazione molto più le istanze francesi rispetto a quelle italiane“.
La famiglia Agnelli, attraverso la propria holding olandese Exor N.V., rappresenta il principale azionista del gruppo Stellantis con il 14,4%. Inoltre, lo stato francese (attraverso la banca pubblica d’investimento Bpifrance) partecipa già con il 6,2% all’azionariato della società. Un’ipotetica fusione tra la multinazionale presieduta da John Elkann con il gruppo Renault (smentita da Elkann) rappresenterebbe forse la definitiva esclusione dell’Italia dall’industria automobilistica, in quanto Parigi controlla anche il 15% della società fondata da Louis Renault nel 1898.
Ma in un paese dove, oramai da giorni, l’apertura dei tele giornali di stato è stata nettamente dedicata al Festival di Sanremo non c’è da meravigliarsi. Arrivati a questo punto molti lettori forse hanno compreso l’importanza dell’informazione libera, senza alterazioni di comodo che purtroppo in Italia sono quasi un’utopia. Forse, nel prossimo futuro, la filiera automobilistica italiana vivrà solo nel nome e negli interessi azionari di imprenditori forse non molto lungimiranti.
Del resto, per fare un esempio pratico, il marchio italiano Ducati fa oramai parte del gruppo Audi da tempo. La casa motociclistica con sede a Borgo Panigale produce ottime moto e, contestualmente, riesce a ottenere ottimi risultati nel mondo del motorsport. Questo perché a livello tecnologico senza dubbio è all’avanguardia.
Ma d’altronde al tifoso della domenica poco interessa se il CdA dell’azienda è ubicato in Germania. Ora è chiara la finalità di questo articolo? E nonostante l’apparente affezione del presidentissimo al Cavallino Rampante ormai tutto è possibile. Anche che un giorno, magari, l’argenteria di famiglia possa essere in casa altrui.
Autore: Roberto Cecere – @robertofunoat
Immagini: Scuderia Ferrari – calcioefinanza.it