Red Bull presenta la sua monoposto 2024 stasera e Horner dovrebbe essere presente. L’unveiling della vettura austriaca è fissata per oggi alle ore 20:30 italiane. C’è tanta curiosità per confermare la presenza del team principal britannico, al centro della scottante indagine interna, quasi al pari di osservare la nuova veste aero-meccanica della RB20, le cui sembianze sono già state svelate nello shakedown di Silverstone.
L’eventuale presenza dello “spice boy” si presta a diverse interpretazioni. Può essere intesa come una dimostrazione di forza all’interno del team, la cui permanenza potrebbe essere supportata dagli ingegneri che hanno reso grande, in F1, un produttore di bibite energetiche. Oppure potrebbe trattarsi di una semplice comparsa in quanto, a rigor di logica, il manager inglese dovrebbe essere sospeso dalle sue funzioni in attesa di giudizio.
Addirittura, se vogliamo contemplare lo scenario più tragico, potremmo parlare del il canto del cigno, il momento ideale per lasciare la scuderia all’apice del successo e arrivare a una sorta di “gentlemen agreement” con i vertici di Red Bull Sport nei prossimi giorni, per poi archiviare definitivamente il caso senza rendere pubbliche le motivazioni del procedimento in essere.
Quest’ultima sembra essere un’ipotesi abbastanza remota in quanto Horner, nonostante sia sempre e comunque un dipendente, considera l’organizzazione di Milton Keynes una sua creatura. Lo “schiaffo” a Porsche quando sembrava che il costruttore tedesco potesse non solo fornire i propulsori ma acquisire il team al pari di Audi con Sauber, dimostra il peso politico del dirigente inglese.
La creazione della struttura desinata alla gestione dei propulsori Honda e nel prossimo futuro alla fabbricazione in piena autonomia delle power unit (Red Bull Powertrains, nda), fu un’operazione fortemente voluta dal Christian. A volte i successi professionali conferiscono la percezione di essere indispensabili e pertanto poter operare secondo uno stile manageriale spregiudicato e non poco etico.
Red Bull: Helmut Marko ammette il disordine generato dal caso Horner
Lo storico consulente del team austriaco ha dichiarato di non poter aggiungere nulla sul caso Horner, sino a quando le indagini interne non saranno concluse. Tuttavia si augura che il procedimento sia rapido affinché si possa “tenere sotto controllo il disordine”. Un’affermazione onomatopeica. Il fulmine a ciel sereno che si è abbattuto sul CEO e team principal del “drink team”, infatti, sta creando agitazione nella struttura organizzativa.
A differenza di altri manager Horner è al timone della scuderia da ben 19 anni. Periodo nel quale ha creato solidi rapporti con i propri collaboratori e un senso di riconoscenza per chi ha contribuito alla crescita professionale del suo “cerchio magico”. Struttura costituita da un leader indiscusso, posizionato a un livello apicale, circondato da collaboratori di assoluta fedeltà che vogliono prolungare il più possibile l’attuale status quo.
E’ una struttura organizzativa che, oltre ad essere autoreferenziale, prevede una serie di azioni atte a filtrare e disinnescare situazioni destabilizzanti, eventualmente createsi in azienda, e che ha per obiettivo l’estensione dell’egemonia personale del leader indiscusso. Il livello di spregiudicatezza di azioni e comportamenti dei membri di queste strutture, è funzione degli obiettivi di arricchimento personale ricercato, della fame di potere dei membri primari e delle remore legali ed etico-morali degli stessi.
In sostanza, in parole spicce, l’attacco a Horner è pervenuto fuori dal cerchio magico. Il boss di Red Bull Racing, per il suo stile di comando, si sarebbe fatto parecchi nemici: fra questi il figlio di Mateschitz, l’amministratore delegato Oliver Mintzlaff e il super consulente Helmut Marko, al quale è stato rinnovato il contratto nonostante la contrarietà del team principal inglese.
Ciononostante, chi sta agendo contro Christian, indirettamente lo sta facendo anche contro questo gruppo (cerchio magico) che ha reso quello austriaco un team super invincibile. La sensazione è che un’indagine così lunga possa rafforzare la posizione di Horner e che Red Bull Sport stia cercando di trovare una soluzione di compromesso che non destabilizzi il team, lasciando il cinquantenne originario di Leamington Spa sul ponte di comando.
Autore: Roberto Cecere –@robertofunoat
Immagini: Oracle Red Bull Racing
Che buffoni, tanto rumore per nulla. D’altronde si sapeva sin dall’inizio. Perchè mai la Red Bull, adesso che ha aperto un ciclo vincente, avrebbe rischiato l’autosabotaggio? Ma dai e non credo nemmeno alle lotte intestine per potere, tutto fumo negli occhi ai giornalai che hanno perso tempo e caduti nella trappola di questi bibitari ed avere perso la trebisonda che da qui, sino ad almeno al 2026, lo scettro delle decisioni politiche della F1 e della FIA regnerà a Milton Keynes