Red Bull l’arte del depistaggio sul caso Horner. Il tecnico inglese Newey in questi giorni aveva ammesso l’ apprensione di chi temeva di non aver fatto abbastanza per tenere a distanza gli agguerriti rivali. Poi vedi la RB20 del ventennale e ti rendi conto che il progettista inglese è semplicemente venuto dal futuro. L’unico team che poteva permettersi di implementare uno sviluppo soft della mostruosa della scorsa stagione ha stupito nuovamente, proponendo soluzioni tecniche innovative.
Padre tempo a breve sancirà se i nuovi paradigmi aerodinamici introdotti dal comparto aero-meccanico di Milton Keynes faranno scuola, obbligando la concorrenza all’ennesima operazione di copia e incolla delle geniali intuizioni di Adrian e del suo gruppo di lavoro. L’unica perplessità risiede proprio nell’eccessiva discontinuità rispetto al progetto tecnico dello scorso anno, probabilmente non necessaria. Una superflua estremizzazione del design figlia dell’arroganza di chi sa di essere il più forte.
Altro che team allo sbando: Red Bull pretende dominare ancora con Horner e Newey
L’indagine interna che vede coinvolto Christian poteva apparire come l’inizio della fine per il manager inglese al timone della scuderia sorta sulle ceneri della Jaguar. Chi si aspettava un gruppo teso e poco incline a rispondere a domande scomode e’ rimasto certamente deluso. La presenza di Horner e Newey alla presentazione della RB20 denota la tranquillità del CEO e team principal ed è un’immagine dal messaggio molto più potente di quello che possiamo pensare.
Il genio di Stratford-Upon-Avon non prenderà le distanze dallo “Spice boy” anche in caso di improbabili sanzioni disciplinari estreme. Questo significa che non ci sarà una Red Bull con la direzione tecnica di Adrian ma con un direttore d’orchestra diverso dal manager di Leamington–Spa. Ovvero di chi ha ideato tutte le monoposto che hanno vinto 113 gran premi e colto 95 pole position in 14 anni. Anche chi non è un profondo conoscitore del motorsport sa bene che un’eventuale partenza di Newey sarebbe per Red Bull un ritorno a un passato da metà schieramento.
Il team principal ha negato pubblicamente le accuse mosse da un collaboratore che ha fatto scattare il procedimento interno dichiarando di avere pieni poteri nonostante il procedimento a suo carico sia in corso. Le certezze sono avvalorate dal totale appoggio degli azionisti della holding il cui pacchetto azionario è per il 51% della famiglia Yoovidhya e la restante parte agli eredi di Dietrich Mateschitz. Alla fine della fiera a chi conviene rompere un giocattolo che funziona come un orologio svizzero?
Red Bull: Verstappen non si sbilancia sul caso Horner
Nonostante le attenzioni fossero principalmente rivolte all’ultima meraviglia del team austriaco, anche a Max Verstappen è stata chiesta un’opinione in merito al procedimento che vede coinvolto il suo team principal. Nei giorni scorsi, specie sulla stampa specializzata olandese, si è parlato di alcuni attriti tra papà Jos e il team principal britannico. Come era facilmente prevedibile il tre volte campione del mondo ha schivato il quesito scomodo, dichiarando che sia opportuno attendere il corso naturale degli eventi per evitare di creare sterili speculazioni senza senso.
Se abbiamo imparato a conoscere un minimo il fuoriclasse olandese, crediamo che ciò che gli interessi è che la Red Bull RB20 gli consenta di aggiungere un’altra stella sul casco con o senza Horner. Certo che la stabilità del team è una componente assai importante nel successo, ma il pilota olandese è un tipo pragmatico e non ha altro interesse che dimostrare, per l’ennesima stagione di F1, di essere superiore a tutti i suoi rivali sempre e comunque.
Autore: Roberto Cecere –@robertofunoat
Immagini: Oracle Red Bull Racing