Red Bull fa paura. Una RB20 che in molti, dopo nemmeno una sessione di test, hanno definito formidabile. Iperuranica sotto tutti i punti di vista. Partendo dal presupposto che potrebbe anche essere così, lanciarsi in voli pindarici in merito alle prestazioni della vettura di Milton Keynes pare decisamente affrettato, al momento. I long run effettuati da Max Verstappen questa mattina hanno mostrato tempi davvero interessanti, siamo d’accordo.
Tuttavia, non avendo la minima idea dei carichi di benzina e delle mappature motore, pare assai complicato dare un giudizio definitivo. Senza dubbio appare più semplice commentare il comportamento in pista della vettura austriaca. Partiamo con il ricordare che diversi problemi al posteriore hanno fatto presenza. Proprio per questo il retrotreno un po’ ballerino è stato sistemato tramite diversi provvedimenti.
Ci riferiamo a un preciso lavoro dei tecnici al retrotreno della RB20, per correggere il carico sviluppato e il fastidioso sovrasterzo in uscita di curva. Per farlo è cambiata la rigidità del retrotreno. Provvedimento che si è reso fattuale sistemando la piattaforma aerodinamica anteriormente sbilanciata verso l’avantreno. Manovra davvero utile per accrescere la trazione della vettura che pretende continuare a dettare legge anche nel campionato 2024.
Per affinare ulteriormente la messa a punto sono arrivati dei cambi sulla ride height. Nel chiudere questa introduzione, sostenere che la Red Bull non sia la chiara favorita sarebbe una follia. Ciononostante, tenendo presente i riferimenti delle altre scuderie, è ancora troppo presto per condannare gli inseguitori. Senza contare il layout del Bahrain, pista molto comoda per realizzare i test ma non probante quanto Barcellona, ad esempio.
Red Bull RB20: lavoro di affinamento sul marciapiede della vettura per massimizzare la struttura vorticosa
La nuova veste aerodinamica della Red Bull incuriosisce non poco. Specie se parliamo del sistema di raffreddamento della monoposto, dove a quanto pare partecipano diverse componenti della RB20. Ne abbiamo parlato in maniera parecchio approfondita questa mattina, tramite uno scritto ricco di congetture tecniche per spiegare l’imposizione scelta dal gruppo di lavoro capeggiato da Adrian Newey.
Grazie alle immagini in arrivo dalla pista ubicata nel Golfo Persico, realizziamo un ulteriore focus sul marciapiede dell’auto colorata blue racing. Provvedimenti “convenzionali” in un certo senso, malgrado troviamo alcune soluzioni interessanti rispetto alle altre squadre. Essenzialmente notiamo che sul pavimento della Red Bull fanno presenza due dispositivi sul bordo tagliente: due estrattori laterali di diverse dimensioni.
Il primo è più piccolo mentre il secondo, molto vistoso, di fatto è un vero e proprio diffusore laterale. Si espande il fluido e si riesce a generare un picco di bassa pressione in quella zona per ottenere un carico più centrale, contribuendo anche allo sviluppo dell’edge-vortex che scorre lungo il bordo del fondo e ha il compito di sigillare il pavimento dalla penetrazione di fluidi più sporchi a bassa energia.
Questo estrattore è inoltre “fuso” assieme all’appendice posta longitudinalmente che arriva quasi davanti alla ruota posteriore. Il bordo rialzato interagisce con il vortice di cui abbiamo appena parlato e ha una particolarità nella zona finale: l’appendice ha una conformazione dove l’estremità posteriore è verticale e svergolata verso l’esterno. In questo modo si genera un piccolo quantitativo di effetto outwash.
Tra questi due elementi notiamo la presenza di un profilo simile a quello presente in alcune versioni di fondo dello scorso anno. Parliamo di un dispositivo che innalza la pressione locale e proteggere il fluido pulito che circumnaviga le pance dal cosiddetto “tyre wake” che in quella zona viene allontanato tramite l’insieme di elementi che contribuiscono all’outwash.
Autori: Alessandro Arcari – @berrageiz – Niccoló Arnerich – @niccoloarnerich
Immagini: Oracle Red Bull Racing – Patrick Moeke