Red Bull RB20, vettura che non appena si è palesata al mondo ha spopolato. Circa un mesetto fa quel furbacchione di Adrian Newey sosteneva un fatto: due sono le strade quando ci si trova a metà di un corpo normativo. Da una parte continuare a evolvere i concetti utilizzati, dall’altra rischiare disegnando la vettura da un foglio bianco. Il genio di Stratford-Upon-Avon, quindi, disse che la decisione cadde sulla prima ipotesi, per dare continuità a un progetto super vincente.
Proprio per questa ragione si descrisse un po’ preoccupato, in quanto malgrado il vantaggio nutrito verso la concorrenza durante ultima campagna agonistica, la convergenza prestazionale poteva fare presenza uniformando le performance in vetta alla grigia. Ma in questi casi si sa bene come le parole spesso possano essere utilizzate per “sviare le indagini”. Beh… guardando l’ultima nata a Milton Keynes sembra proprio che tutta questa paura di sbagliare non abbia fatto presenza durante la progettazione della RB20.
Al contrario pare proprio che il gruppo di lavoro deputato al comparto aerodinamico, sommato al reparto che gestisce la dinamica del veicolo, abbia deciso che la parola innovazione dovesse ancora esistere al terzo anno dell’attuale corpo normativo che regola gli equilibri delle wing car a effetto suolo. In attesa di constatare la bontà del lavoro svolto in pista, senza ulteriori preamboli gettiamoci nell’esame approfondito tenendo presente che la scarsità delle foto produce tante ipotesi che andranno poi confermate o smentite.
Red Bull RB20/Analisi Tecnica avantreno: muso allungato che si ancora al profilo principale
Sin dal primo centimetro della RB20 troviamo delle controtendenze. La prima è il muso, con la sua forma davvero particolare che adesso è collegato direttamente al main plain, quando invece la maggior parte delle altre squadre tende a staccarlo da questo profilo. Normalmente il nosecone staccato dal profilo principale dovrebbe incrementare la portata d’aria nella parte bassa della vettura, in modo da alimentare il fondo.
Per questo potrebbero aver allungato il muso in modo da diminuire leggermente la sua sezione, elemento che va confermato da altre immagini. Il secondo profilo dell’ala è rimasto molto simile in termini di lunghezza della corda. L’ala frontale potrebbe non esser la specifica che vedremo nei primi test in Bahrain. Gli ultimi due profili aggiuntivi, dei quattro permessi dal regolamento, hanno una corda costante lungo la larghezza.
Inoltre dalla zona più interna adiacente al muso, i flap tendono a scendere in modo continuo fino all’end-plate che con tanto di appendice sul muro esterno resta invariato. Per quanto riguarda la sospensione anteriore possiamo notare come i tecnici abbiano mantenuto il concetto cinematico alla base, compreso lo schema pull-rod che presenta gli elementi sospensivi interni nella zona inferiore del telaio.
Ricordiamo però che la Red Bull ha dovuto iterare più volte il processo per passare il crash test FIA di impatto frontale. Il muso che vediamo oggi non dovrebbe aver problemi a passare il test, per cui per il Bahrein potremmo vedere qualcosa di più complesso. Anche perché il muso sembra più i un passo indietro che in avanti
Osservando lo scatto dal video della presentazione della Red Bull RB20, possiamo notare come i quattro bracci della sospensione siano molto ridotti nella loro sezione. Uno spessore minore, come sappiamo bene, è consentito da uno spacing verticale accentuato, che di riflesso conferisce la rigidità strutturale necessaria alla sospensione.
Red Bull RB20/Analisi tecnica parte centrale: vertical inlet, cono anti-intrusione ricollocato
Come ci si poteva aspettare l’undercut è stato ulteriormente incrementato nel suo volume. Il vassoio è stato alzato il più possibile e non è più il prolungamento del labbro inferiore delle bocche, ma bensì di quello superiore. Per l’effetto coanda il fluido che investe il tray seguirà la sua conformazione, avendo pertanto un flusso downwash in quella zona. Per di più dovrebbe incaricarsi di rallentare il fluido. Il vassoio non è un ala e in quanto tale produce alcuni punti di lift.
L’effetto di tale appendice sulla Red Bull RB20 è tuttavia compensato dai guadagni che si generano, fattore che spiega lo scopo di questi aggiornamenti: aumentare ulteriormente il volume dell’undercut. Con questa soluzione si guadagnano alcuni centimetri cubici molto utili alla causa. Di riflesso si ottiene una pulizia maggiore dei flussi che scorrono verso il posteriore incrementando l’effetto outwash.
La sezione delle bocche è stata completamente rivista, disposta verticalmente adiacente all’abitacolo. Dalle poche foto rilasciate non si riesce a notare bene il dettaglio che a quanto pare Red Bull sta cercando di nascondere in questo momento. Difficile capire, senza un CFD della vettura, quali vantaggi potrebbe avere questi “vertical inlet”. Probabilmente parliamo di un beneficio legato allo sfruttamento del volume dell’undercut.
Risulta tuttavia molto particolare questa scelta, in quanto lo strato limite in quella zona è molto spesso e la portata d’aria entrante nella presa sarebbe piuttosto limitata. Per tale ragione in Ferrari hanno posizionato proprio in quell’area la presa per il vertical duct. Per di più dobbiamo sottolineare un fatto: l’ipotetica soluzione Red Bull differisce dal concetto Mercedes 2022 e farla funzionare resta comunque molto difficile. Sulla superficie superiore delle pance le vasche viste su altre monoposto non ci sono.
Sotto allo specchietto troviamo un generatore di vortice, utile a ritardare il distacco della vena fluida nel percorso verso il basso che segue il disegno dei side-pod. Il classico “scalino” presente sulla porzione iniziale del marciapiede, formato dal posizionamento del cono anti-intrusione, sulla RB20 risulta senza dubbio meno visibile. Parliamo di una prerogativa che potrebbe suggerire uno spostamento del cono in avanti anche se di pochi millimetri, con il chiaro obiettivo di “affogarlo” al meglio all’interno del volume iniziale del fondo.
Red Bull RB20/Analisi tecnica retrotreno:
La parte alta del cofano è caratterizzata da una bombatura che porta il fluido verso il basso nella zona finale. Al di sotto, in stile Mercedes, osserviamo che la carrozzeria si restringe parecchio per migliorare il tragitto del fluido verso il retrotreno. Stesso discorso per la parte bassa del cofano motore. I voluminosi rigonfiamenti potrebbero anche servire a compensare la sezione ridotta dei vertical inlet. In quella zona, in genere, vengono piazzati degli scambiatori aria-acqua o aria-aria.
Le masse da raffreddare richiedono un certo refrigerio che non può essere minore del necessario. In Red bull, probabilmente, hanno suddiviso il compito del raffreddamento tra i tradizionali radiatori nelle pance è uno o più masse refrigeranti nella parte alta della monoposto sotto al cofano rigonfiato. In questo modo una pompa di ridotte dimensioni porta il liquido di raffreddamento dove si necessita. In pratica hanno ridotto la percentuale di impegno dei radiatori nelle pance per miniaturizzare e aumentare l’undercut.
La sospensione posteriore resta parecchio simile in termini cinematici rispetto alla versione 2023. Il triangolo superiore è molto inclinato verso l’avantreno per un anti-squat molto spinto. Il puntone dello schema push-rod mostra un attacco simile lato telaio ancora molto inclinato verso l’alto. Spostando lo sguardo verso l’alto le componenti interne quali rocker e barre, di fatti, si riesce a liberare la zona inferiore adiacente al cambio.
La carrozzeria in quell’area delle vettura viene rastremata, con il chiaro obiettivo di facilitare il passaggio del fluido verso la zona superiore del diffusore. In ultima istanza sottolineano che su vari punti analizzati parliamo di possibilità. Teorie che potrebbero corrispondere al vero oppure essere confutate quando la Red Bull scenderà in pista. Qualunque sia la realtà, tuttavia, la sorpresa nell’osservare le soluzioni inedite e inaspettate della RB20 si palesa.
Autori: Alessandro Arcari – @berrageiz – Niccoló Arnerich – @niccoloarnerich
Immagini: Oracle Red Bull Racing
Se i termini tecnici fossero accompagnati da una nomenclatura a margine o su finestre dedicate avreste lettori più appassionati alle interessanti analisi della rivista.
Uno scoraggiato lettore (PhD e attività di ricerca in fisica)