domenica, Dicembre 22, 2024

Red Bull RB20: vassoio “estremo” per incrementare l’outwash tramite l’undercut

Red Bull dopo domani presenta la RB20. Tenendo a mente le parole di Adrian Newey, genio incontrastato della F1 che difficilmente si sbilancia, ricorderemo senza dubbio le sue riflessioni a margine della campagna agonistica 2023. Dettami tecnici che di fatto hanno fornito diverse visioni su tanti argomenti chiave per l’attuale corpo normativo. Ha parlato di bouncing definendolo un problema multidimensionale, sostenendo che il grattacapo del rimbalzo sia creato da un insieme di fattori tra i quali l’aerodinamica, le sospensioni e la rigidità della carrozzeria.

In effetti, l’attuale generazione di monoposto necessità una certa distanza dal piano di riferimento (asfalto) per generare la differenza di pressione massima. Trattando il tema aero, si cerca quindi di raggiungere l’altezza minima da terra senza incappare nel tedioso fenomeno. Si fissa pertanto un ride height statico ottimizzano i parametri di carico attorno a questo valore, utili per far lavorare il fondo su uno spettro di vari condizioni che di riflesso determinano la dinamica del veicolo.

Altro elemento interessante riguarda la parte posteriore della vettura. Ci riferiamo alla filosofia adottata con successo sulla Red Bull RB19 che prevede un “doppio kick” sul diffusore nella regione dove il fluido si espande. Due zone distinte con differenti rate. La massa vorticosa espansa lambisce il dorso dell’ala grazie al supporto della beam wing, componente della vettura che si adopera per “estendere” il diffusore. Prerogativa che aumenta non poco lo stallo con l’ala mobile aperta migliorando la penetrazione aerodinamica dell’auto.

Red Bull RB20
Adrian Newey – direttore tecnico della Oracle Red Bull Racing

Tenendo presente questi due aspetti, ad esempio, sebbene l’ingegneri di Stratford-Upon-Avon abbia definito la Red Bull RB20 una “semplice” evoluzione della monoposto 2023, è facile immaginare come l’ultima nata a Milton Keynes adotterà soluzioni senza dubbio interessanti, capaci di insinuarsi tra le pieghe del corpo normativo vigente e rendere fattuali i provvedimenti tecnici scelti. A meno di due giorni dall’unveiling, grazie alle prime immagini della vettura austriaca impegnata nello shakedown di 200 chilometri a Silverstone, mentre Ferrari presentava la SF-24, ecco alcune nostre riflessioni.


Red Bull RB20: labbro inlet side pod rialzato per incrementare l’undercut

Dallo scatto, seppur sgranato, di possono notare alcuni particolari interessati. Innanzitutto, nella parte anteriore, parrebbe che faccia presenza una soluzione particolare sul muso. Sembra quasi che il nosecone della Red Bull RB20 sia molto corto. Ma da questa angolazione risulta troppo complicato sapere come tale componente dell’auto si ancorata ai flap dell’ala frontale, sebbene pare che la sezione sia ridotta sulla punta. I dubbi sono molti e probabilmente potrebbe trattarsi di un semplice effetto ottico derivato dalla diversa colorazione del muso.

Nella zona centrale, invece, notiamo che il vassoio (ovvero il lembo inferiore della bocca delle pance) è stato allungato ulteriormente di diversi millimetri. Inoltre la sezione d’entrata dei side pod ha subito un ulteriore innalzamento. Il vassoio è inclinato e il bordo d’ingresso, di fatto, è ubicato a una quota maggiore rispetto al bordo superiore delle pance. Una soluzione difficile da studiare e far lavorare a dovere, specie se non si disegnano in modo efficace i triangoli della sospensione anteriore. Per l’effetto coanda il fluido che investe il tray seguirà la sua conformazione, avendo pertanto un flusso downwash in quella zona.

Red Bull RB20
Red Bull RB20 in pista a Silverstone

Per di più tale conformazione dovrebbe incaricarsi di rallentare il fluido. Il vassoio non è un ala, chiariamolo, e in quanto tale produce alcuni punti di lift. L’effetto di questa appendice sulla Red Bull RB20 è tuttavia compensato dai guadagni che si generano, fattore che spiega lo scopo di questi aggiornamenti: aumentare ulteriormente il volume dell’undercut. Con questa soluzione, in linea teorica, si possono guadagnare alcuni centimetri cubici molto utili alla causa. Di riflesso si ottiene una pulizia maggiore dei flussi che scorrono verso il posteriore incrementando l’effetto outwash.


Autori: Alessandro Arcari –@berrageiz – Niccoló Arnerich – @niccoloarnerich 

Immagini: Victoria Timms @Tora49

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