Ferrari c’è e ci vuole provare. Nel tumultuoso mondo della F1, dove la velocità incalza e la competizione brucia come una fiamma inarrestabile, emerge l’essenziale importanza di un obiettivo ben delineato. È una luce guida che taglia il buio dell’incertezza, tracciando una rotta chiara attraverso le burrascose onde della competizione. In questa arena dove la tecnologia si fonde con l’arte della guida, il successo risplende per coloro che nutrono un desiderio con fermezza e dedizione.
Il traguardo, come un faro solitario nel buio della notte, dirige gli sforzi, risorse e strategie di ogni scuderia e pilota verso l’ambizioso traguardo. Sia che si tratti di conquistare un titolo mondiale costruttori o piloti, di perfezionare le prestazioni delle vetture o di scoprire nuove frontiere tecnologiche, l’obiettivo rappresenta il motore che alimenta determinazione e perseveranza, in un mondo intriso di sfide e lotte titaniche che corrono oltre i 300 chilometri orari.
All’interno di questa arena adrenalinica e scevra di clemenza, le finalità ultime non sono solamente una direzione da seguire, ma altresì un baluardo di unità e coesione nel cuore della squadra. Una specie di forza che unisce gli animi e infonde una risolutezza incrollabile specie nei momenti più complicati. Attraverso la così detta unione di intenti ogni membro del team trova un senso di appartenenza. Uno scopo per dare il meglio di sé e contribuire al successo collettivo.
Parliamo di una forza trainante che trasforma l’acerrima lotta in opportunità, come quella sfruttata al volo da Carlos Sainz per intenderci, che reduce da un intervento all’appendice, ancora non al meglio della forza, una volta intravista la possibilità di vittoria ha profuso il massimo sforzo per ottenerla. Questo il modus operandi della storica scuderia italiana, che dalla scorsa stagione ha intrapreso un nuovo percorso costruito su piccole certezze. Un mattoncino dopo l’altro per costruire un futuro migliore, degno del Cavallino Rampate.
F1|Ferrari senza veli, Vasseur: nel 2024 la lotta per il titolo mondiale costruttori è possibile
L’introduzione del primo articolo della giornata spiega alla perfezione la mentalità di Frederic Vasseur. Da molti schernito o frettolosamente giudicato come “pezza” per sostituire il defenestrato Mattia Binotto in attesa di un top manager, in realtà il sempre ilare (almeno davanti alle telecamere) team principal della Ferrari ha portato a Maranello una grande dote: la voglia di crederci. E se il gruppo è finalmente coeso, lontano dai mal di pancia lancinanti delle ultime annate, gran parte del merito va ascritto al francese.
Il nativo di Draveil sa il fatto suo e lo dimostra ogni giorno che passa. Arrivato in GES in punta di piedi, a fari spentissimi, ha saputo inserirsi all’interno di un tessuto avvelenato dalla delusione. Un gruppo di lavoro abitante la fila dei disillusi che invece, in questo momento, a poco più di un anno dal suo insediamento negli uffici di Via Abetone Inferiore 4, comanda stabilmente il branco di inseguitori della Red Bull, scuderia che ha dominato la scena nelle ultime stagioni.
Il primo successo iridato di questa campagna agonistica 2024 ha fatto presenza a Melbourne. Un’alba rossa che ha reso la domenica di milioni di tifosi un qualcosa di diverso dal solito, perché la F1, come sostiene il nostro caro amico Leo Turrini, non è soltanto una mera competizione. Parliamo di un grande romanzo popolare capace di unire le persone verso la gioia nel veder realizzare un anelito bramato sin da bambino da un certo Enzo, individuo che ha dedicato la sua vita a costruire e plasmare una leggenda di nome Ferrari.
E allora ecco che pur mantenendo i piedi per terra, continuando a percorrere la difficile curva di apprendimento per raggiungere il pinnacolo, uscire allo scoperto e rendere pubblica la bramosia non fa più paura in quanto “obiettivo sano”, supportato da trasparenze, non un semplice volo pindarico per abbellire i sogni dei supporter o dare false speranza. Perché Ferrari ha capito una cosa: nel 2024, provare a vincere il campionato del mondo costruttori è un obiettivo reale.
Per farlo va rasentata l’eccellenza in ogni dove. Ottimizzare il risultato, significa arrivare in pista a monte degli studi realizzati al simulatore con una messa a punto di base effettiva. Delle fondamenta solide sulla quali costruire la competitività del fine settimana, poi messa in atto dalle mani sapienti della coppia di piloti. Un duo, quello composto dai “due Carlo”, da noi simpaticamente apostrofati come il “prescelto e l’esodato”, che a quanto pare può funzionare.
Da una parte il Carlo monegasco, sul quale la Ferrari poggia gran parte delle speranze future. Dall’all’altra il Carlo spagnolo che spinto dalla voglia di rivalsa e di mettersi in mostra non ha la minima intenzione di sprecare l’ultima annata di F1 che li consente di stringere tra le mani il volante di una rossa. Il tutto tenendo presente un fatto chiaro, diafano, cristallino: gli errori non vanno commessi e, progressivamente, un passo alla volta, migliorare tutte le aree competitive conservando la medesima determinazione anche quando le cose non andranno per il verso giusto sarà cruciale.
In ultima analisi un pensiero si staglia chiaro e irrefutabile, al di là delle nebbie dell’inganno o delle astute strategie per plasmare l’immagine. L’obiettivo che Frederic Vasseur ha sussurrato all’orecchio del mondo nel vasto panorama della F1 è di quelli pesanti. Il transalpino si è impegnato solennemente a riversare ogni goccia di sudore, a cullare ogni speranza, per appagare questa smania di successo che da più di diciassette lunghissimi anni sfugge all’appello, quando nel lontano 2008, sommando le lunghezze in classifica di Felipe Massa e Kimi Raikkonen, il punteggio costruttori era il più alto di tutti.
Autore: Alessandro Arcari – @berrageiz
Immagini: Scuderia Ferrari