L’ente regolatore della F1 fa sempre parlare di se. La FIA ha molti compiti e non possiamo definire fatto male a prescindere il suo lavoro. Tuttavia i vari contesti parecchio torbidi relativi al suo operato, nell’arco degli anni, continuano a perpetrarsi con un continuità davvero notevole. L’indagine verso il presidente della Federazione Internazionale, al secolo Mohammed Ben Sulayem, di certo non aiuta a fotografare un quadro già di per se a tinte fosche.
Un’inchiesta che getta ombre sulla condotta morale dell’ex rallista che peraltro, prima dell’inizio della campagna agonistica 2024, non fece una bella figura nella faccenda relativa al presunto conflitto di interessi dove venne involucrato Toto Wolff, boss e comproprietario della Mercedes che tra l’altro, considerando le sue dichiarazioni dei giorni scorsi proprio verso l’emiratino sessantaduenne, pare avere il dente assai avvelenato dopo tale vicenda.
Senza contare i dubbi nutriti da Allison e altri tecnici che “abitano” il paddock della F1. Perplessità che riguardano il corpo normativo vigente che regola gli equilibri delle wing car, vetture che avrebbero dovuto favorire sorpassi e offrire tanto spettacolo in pista tenendo presente che, per come le auto dovevano essere strutturate a livello tecnico, avrebbero dovuto produrre una scia non nociva. E invece pare proprio che non sia così. Al contrario determinate problematiche continuano a fare presenza, così come l’utopia della convergenza prestazionale che di fatto non esiste.
A tutto ciò va aggiunta una questione ancora lontana che però necessità di tanto interesse. Parliamo dell’ennesima rivoluzione regolamentare che andrà in scena dal campionato 2026. Norme che cambieranno le misure delle monoposto modificando sia aerodinamica che la parte motoristica, con uno stravolgimento dell’equilibrio tra propulsore endotermico e sistema ibrido che vedrà, in sostanza, un equilibrio totale nell’energia prodotta dalle power unit di nuova generazione.
F1: l’atteggiamento della FIA per acquisire il potere perduto
Per affrontare un cambio epocale del genere, ovviamente, oltre il know how della FIA andrebbe tenuto in conto il parere delle varie scuderie. Un regolamento che va studiato, proposto e successivamente vidimato sulla carta per evitare che, un domani, alcuni team possano lamentarsi e risultare insoddisfatti per le scelte prese in fase di approvazione. Per di più il bagaglio tecnico degli ingegneri dovrebbe essere tenuto presente come “opinione importante” verso la stesura di normative fattuali e consone alle volontà stimate.
E invece no, a quanto sembra, almeno per il momento, pare proprio che la questione funzioni in maniera differente. Partiamo dal così detto “concorde agreement” che scade nel 2025. Scenario che implica un fatto: le tre fette della torta, F1 group, FIA e le dieci scuderie, non avranno più nessun accordo regolativo. Cosa comporta tale panorama? Di sicuro crea un caos maggiore verso la definizione del corpo normativo 2026, sul quale sebbene si conoscano determinate cose a livello teorico, tanti altri punti restano ancora oscuri.
Per abbassare il peso delle nuove vetture, ad esempio, uno degli obiettivi era quello di ridurre la misura relativa agli pneumatici passando da 18 a 16 pollici. Ipotesi che è stata bocciata in toto. Il tutto a margine dei test realizzati da Pirelli tramite le quali, dopo le varie prove del caso, di fatto non è stata riscontrata la netta differenza auspicata. Si è pertanto scelto di mantenere i cerchi da 18″, riducendo però il diametro sulla spalla dello penumatico.
Parliamo di una soluzione che sembra sensata, tenendo presente che in tutti i modi il costruttore italiano sta cercando di limitare il più possibile il surriscaldamento delle coperture, aspetto pernicioso che di fatto pare possa essere tenuto sotto controllo. Inoltre, considerando che le gomme saranno più stette, la resistenza all’avanzamento sarà minore così come le turbolenze aerodinamiche generate. Elemento che di conseguenza aumenterà le prestazioni delle monoposto.
Ma il vero problema sul quale vale la pena spendere un ragionamento è pertanto legato alle “ristrette tempistiche” presenti per stillare il nuovo regolamento. Si perché il corpo normativo o perlomeno la prima stesura ufficiale deve fare presenza entro il prossimo giugno, in quanto tecnici ed ingegneri devono sapere come muoversi all’interno delle norme, per iniziare il lungo cammino relativo alla progettazione delle monoposto 2026.
La proroga chiesta sino a fine ottobre non è stata accettata in quanto, alla luce del lavoro solto in solitaria della FIA, i team pretendono una certa celerità. La terza parte della torta, la F1, sta recitando il ruolo di spettatore, mentre le dieci squadre aspettano con ansia che le proposte della Federazione Internazionale facciano presenza all’interno della F1 Commission. Un grande confusione, insomma, che Nicholas Tombazis, direttore delle monoposto, sta portando avanti in maniera isolata.
Con ogni probabilità, analizzando il momento difficile della FIA dovuto ai fatti degli ultimi tempi, l’ente regolatore sta cercando di riacquistare potere stringendo in maniera decisa, tra le braccia, il futuro della massima categoria del motorsport. Un messaggio forte e chiaro, diretto specialmente alla “nemica” Liberty Media con la quale acredine e dissidi di certo non mancano. Un’atteggiamento che farà bene alla F1? Questo il quesito più importante da farsi a margine dello scritto.
Autore: Alessandro Arcari – @berrageiz
Immagini: Mercedes AMG F1 Team