L’epica saga di Lewis Hamilton con il team Mercedes AMG F1 continua a non decollare. La scintillante cornice del Gran Premio di Melbourne si è trasformata in un’arena di sconfitta quando il cuore pulsante della sua monoposto, il propulsore “M15 E Performance“, ha ceduto alla pressione dopo appena sedici frenetiche tornate. È stato un epilogo amaro e avvilente per il virtuoso pilota anglo-caraibico, un weekend amaro.
Rintracciando i contorni della sua straordinaria carriera attraverso numeri e statistiche, emerge con chiarezza un dato spiazzante: i primi tre round del mondiale 2024 segnano il peggior inizio di stagione nella leggendaria carriera dell’eptacampione del mondo. Una avvio avvolto da un’ombra di incertezza e sfida dove Hamilton si prepara a trasformare questa delusione in motivazione per le imprese future.
Come accennato sottilmente nelle dichiarazioni, il prossimo pilota Ferrari vive con grande frustrazione a causa dell’incapacità del team di risolvere gli stessi problemi che limitano il suo talento al volante. Non ha certo gettato la spugna, ma il suo disagio non viene più celato. Questa stagione sembra maledettamente simile a quella di due anni fa, quando George Russell riuscì a ottenere risultati superiori a quelli del recordman inglese.
Questo scritto non mira a emettere giudizi definitivi, specialmente considerando che siamo solo al terzo di 24 GP, ma piuttosto a comprendere le difficoltà che ostacolano il pilota di Stevenage nel raggiungere il livello di prestazione che ci si aspetta da un fenomeno del suo calibro. Nonostante abbia spostato il suo sguardo sul Cavallino Rampante, infatti, Lewis intende concludere in bellezza la sua lunga e fruttuosa collaborazione con la Stella a tre punte.
F1, Hamilton: la frustrazione di essere sempre punto e a capo
Per Hamilton, avere un avantreno estremamente preciso e reattivo è fondamentale per la sua guida. Questo perché il britannico è noto per il suo stile aggressivo, preferendo affrontare le curve con la massima velocità possibile. Una caratteristica che le sue frecce d’argento ben gestivano prima della rivoluzione tecnica del 2022, con il ritorno delle monoposto ad effetto suolo. Di conseguenza, la sua animosità in ingresso curva richiede un retrotreno stabile, per garantire una maneggevolezza ottimale e una risposta rapida alle sue manovre.
In queste ultime tre stagioni, il Re Nero è stato costretto ad adeguare il suo stile di guida al comportamento imprevedibile delle sue monoposto. Nonostante risorse di altissimo livello, sia in termini di potenziale umano, infrastrutturale ed economico, la triste realtà è che gli ingegneri di Brackley non sono ancora riusciti a trovare il funzionamento ottimale ottimale del fondo vettura. Questa limitazione impedisce di liberare il pieno potenziale del progetto tecnico, costringendo i piloti ad adattarsi alle problematiche delle vetture.
Le difficoltà affondano le radici nell’avveniristico concept “zero pod” della W13, che nella seconda parte della stagione 2022 sembrava promettere le performance elaborate al simulatore. Tuttavia, la doppietta di Interlagos si è rivelata un fuoco di paglia, amplificato dall’implicito depistaggio della Red Bull, che aveva interrotto lo sviluppo della RB18 nel bel mezzo dell’indagine per lo sforamento del budget cap. Nonostante il ritorno di James Allison a capo della direzione tecnica, l’involuzione della Mercedes non poteva essere invertita in così breve tempo.
Tuttavia, nonostante il risultato ottenuto con il secondo posto nel campionato costruttori e il terzo di Lewis alle spalle della coppia di piloti Red Bull nella stagione precedente, le aspettative riguardo alla competitività della W15 erano notevolmente elevate. Gli addetti ai lavori guardavano con grande interesse alla nuova incarnazione dell’auto tedesca, convinti che il livello di prestazioni fosse decisamente più alto di quello osservato sufficiente per lo meno a lottare in maniera constante con la Ferrari per contendersi la palma si seconda forza del campionato e perché no, ogni tanto, battere Red Bull.
F1, Hamilton si illumina se il mezzo lo asseconda: cambio di passo necessario
Dopo il controverso epilogo della stagione 2021, è diventato sempre più evidente un tratto distintivo del fuoriclasse inglese. Di fronte alle difficoltà, dimostra una volontà incrollabile di colmare il gap, optando per scelte di setup spesso molto diverse da quelle di George Russell. Tuttavia, negli ultimi due anni e mezzo, quando la vettura è stata all’altezza del pilota, Lewis ha fatto una differenza enorme rispetto al suo compagno di squadra. Del resto, l’uomo che ha riscritto quasi tutti i record della categoria non ha altro obiettivo se non quello di puntare sempre e comunque al successo.
Purtroppo però, come per le precedenti monoposto, anche la W15 non offre al campione inglese la necessaria dose di fiducia per imporre il proprio stile di guida, poiché il prezzo da pagare sarebbe troppo elevato. Hamilton si è spesso posto la domanda se le scarse performance dipendessero da lui stesso piuttosto che dalla vettura di F1, nonostante sia stato un pilota capace di vincere 103 gran premi nell’arco della sua lunga e brillante carriera. Fattore che sottolinea la sua grande umiltà a livello umano, in quanto sapersi mettere in discussione dopo tali trionfi non è da tutti.
Lewis si troverà presto ad arrotolarsi le maniche, con una celerità imperativa. Quest’anno segna il canto del cigno della sua era con la Mercedes, e gli resta poco tempo per imporre il suo marchio indelebile. La sua presenza ai tavoli tecnici nella seconda metà della stagione sembra ormai un miraggio, soprattutto se il destino della W15 influenzerà i contorni del prossimo capitolo della F1 targata 2025. Inevitabilmente, la mente di Hamilton si rivolgerà alla prossima grande sfida della sua epica carriera: correre per la Ferrari, la scuderia più importante della storia del motorsport.
Autore: Alessandro Arcari – @berrageiz
Immagini: Mercedes AMG F1 Team