Cosa sta succedendo nel team di F1 Red Bull? Vi avevo promesso un pezzo il più possibile “didascalico” in cui avrei cercato di mostrarvi le dinamiche in seno alla scuderia austriaca. Una narrazione che parte da lontano. E che porta con sé diversi fattori scatenanti, compresa una lotta strisciante tra le parti che, a quanto pare, è destinata a fare la “storia” recente della massima categoria del motorsport. Comunque vada a finire, di sicuro non sarà ricordata come una delle pagine più edificanti di questo sport.
F1, Red Bull: le origini e la data spartiacque
Intanto abbiamo una data spartiacque, una pietra miliare. A noi storici piace molto questo concetto. Una data, cioè, che indica un prima e un dopo. Un cambiamento che può portare conseguenze gigantesche in un determinato ambito o scenario. E questo vale a maggior ragione quando ci troviamo davanti ad aziende che hanno avuto un fondatore con una guida carismatica. Riuscirà l’azienda, la squadra, il marchio etc. etc. a vivere senza il fondatore? E come sarà il dopo?
Pensiamo ad Apple e Ferrari, giusto per citare due “casi di studio” a me molto cari. E pensiamo, ovviamente, ed avete già capito dove voglio andare a parare, a Red Bull, il colosso delle bevande energetiche che noi associamo quasi automaticamente a Mateschitz (scomparso alla fine del 2022). Quest’ultimo non inventa in senso stretto la RB20, ma è come se lo avesse fatto. La “scopre” in Tailandia quasi per caso e, da esperto di marketing (il suo lavoro) ne intuisce le potenzialità nel mercato mondiale nei primi anni ottanta del secolo scorso.
La bevanda si chiama Krating Daeng. E’ molto dolce ed avendo fra gli ingredienti caffeina e taurina aiuta a sopportare meglio la fatica; difatti viene usata da persone che hanno lavori in cui devono restare sveglie a lungo e/o lavorare per molte ore, come ad esempio autisti di tir, operai etc etc. Viene venduta pure in farmacia. Piccola curiosità… Krating Daeng significa, appunto, toro rosso. Mateschitz pensa che questo prodotto potrebbe creare un nuovo e ricchissimo mercato.
Quello delle bevande “energetiche”. Riesce ad accordarsi col ricco uomo d’affari tailandese Chaleo Yoovidhya, proprietario e fondatore dell’azienda T.C. Pharmaceuticals e ideatore, lui, della bevanda Krating Daeng. L’idea è quella di importare in Europa un prodotto simile, ma più vicino ai gusti occidentali. Così nasce l’iconica Red Bull che diventa un prodotto di successo mondiale. L’anno della commercializzazione in Europa e poi nel resto del mondo: 1987.
Ed è un crescendo continuo sino a diventare il colosso che conosciamo. Colosso che diversifica le sue attività nel mondo del motorsport e in molti sport “pericolosi” o estremi avendone in cambio una grande popolarità e visibilità. Per farla semplice, Red Bull, dal punto di vista economico ha due “teste”. Una austriaca in capo a Mateschitz (49 per cento), e l’altra thailandese, in capo a Yoovidhya (51 per cento).
Mateschitz muore il 22 ottobre 2022 a causa di un tumore. Ha 78 anni. Il prima e il dopo di cui parlavo ad inizio articolo sono rappresentati dalla morte del “fondatore”. E, se ci pensate, i tailandesi tengono sempre un profilo molto basso. E’ Mateschitz l’uomo simbolo, l’uomo che detta la linea in Europa e nel mondo “occidentale”.
F1, Red Bull: la genesi del team attualmente invincibile
Nasce così anche il team Red Bull di F1, quando nel 2004 Mateschitz rileva il team Jaguar. A capo della scuderia, sin dal gennaio 2005 c’è Christian Horner (Inglese, classe 1973, ex pilota e manager automobilistico) che riesce ad accaparrarsi la geniale mente di Adrian Newey (dal 2006), strappandolo alla McLaren con la promessa di avere carta bianca e modellare il reparto tecnico a sua immagine e somiglianza. Un’altra figura che diventa fondamentale per Red Bull è Helmut Marko.
Austriaco, classe 1943, pilota (perde l’occhio sinistro durante una gara di F1 e la sua carriera finisce nel 1972). Diventa successivamente proprietario di squadre nelle formule cadette, manager di piloti, conosce Mateschitz, si occupa per lui dell’acquisizione di Jaguar e Minardi (che diventerà il team junior: prima Toro Rosso, poi Alpha Tauri e ora Visa Cash App o come diavolo si chiama…). Scopre talenti. Fra gli altri, un certo Verstappen. Torniamo al 2022.
Nei mesi precedenti la sua dipartita, Mateschitz riesce a trovare un accordo con Porsche affinché quest’ultima entri come partner nel team di F1 e poi, successivamente e progressivamente, ne diventi proprietaria. Un modo per permettere alla sua creatura di continuare ad avere un futuro solido nelle piste. Come ci racconta Alberto Sabbatini nell’ultima puntata di Spit Stop, la cosa allarma non poco Horner ed Helmut Marko.
Per tale ragione i due si alleano con lo scopo di evitare tale “unione” con Porsche. Vuoi per evitare di essere estromessi in futuro da una creatura che è soprattutto “loro”, vuoi perché non vogliono che si perda, appunto, il marchio “Red Bull Racing F1“.
F1, Red Bull: questo matrimonio non s’ha da fare
Una volta scomparso Mateschitz, il “dinamico duo” si rivolge al ramo tailandese dell’azienda e lo convince a desistere dalla “fusione” con Porsche. Il “no” alla fine del 2022, dopo che tutti i mezzi d’informazione avevano data per fatta l’unione, non viene mai spiegato sino in fondo. “I colloqui sono andati molto bene”, dichiara in quel periodo il CEO di Porsche Oliver Blume, in merito alle trattative con Red Bull. Ma dopo qualche mese:
“Era stato concordato un accordo con una stretta di mano, ma all’ultimo momento non è stato completato. Volevamo essere un partner alla pari. Ognuno deve decidere da solo se vuole vendere azioni, per noi va bene così. Ci siamo comportati in modo corretto”. Così la parte sportiva dell’azienda Red Bull viene assegnata ad Oliver Mintzlaff, dirigente tedesco già nella galassia aziendale Red Bull. La squadra in F1 ha già vinto titoli a ripetizione con Sebastian Vettel (2010-2013). E’ di nuovo team dominante dal 2022.
Ma già nel ’21, dopo una furibonda lotta con Mercedes, torna a vincere il titolo piloti. Ha una “nuova” gallina dalle uova d’oro: Max Verstappen, e un tecnico geniale che diventa ancora più talentoso con il grazioso regalo del ritorno alle monoposto ad effetto suolo, materia in cui il nostro Adrian è particolarmente versato.
F1, Red Bull: la scalata fallita di Horner e i dissidi con Marko
Si sa, due polli nello stesso pollaio non possono restare a lungo e così il “dinamico duo” Horner–Marko, che ha raggiunto l’obiettivo di evitare il subentro di Porsche si spacca e gli abbiamo “l’un contro l’altro armati”. Molto probabilmente sarebbe accaduto in ogni caso. Ma come accade in particolare? Secondo diverse ricostruzioni che paiono assai fondate, nel 2023 Christian Horner si mette in testa di diventare il “Wolff” della Red Bull. Così come Toto è comproprietario e TP della Mercedes, lui vuole esserlo del proprio team: non gli basta più il suo ruolo.
E così si sarebbe presentato (mettiamo il condizionale ma più fonti concordano) dalla famiglia Yoovidhya con un’offerta proveniente da una cordata di imprenditori inglesi e con l’obiettivo di acquisire, o parzialmente o totalmente, il team di Formula 1 con base a Milton Keynes. L’operazione non va a buon fine per il rifiuto (garbato, ma sempre rifiuto) dei tailandesi che non vogliono mettersi contro la direzione sportiva del team, ancora europea, anzi austriaca (sede Fuschl). Tutto avviene all’oscuro degli austriaci. Grave errore di Horner che, in pratica, li sta scavalcando andando dall’azionista di maggioranza in Tailandia.
Veniamo a Marko: pur avendo apparentemente un ruolo “minore” Marko è il trait-d’union fra il ramo austriaco e il team. E non è un caso che nell’anno scorso Horner e Marko si siano trovati spesso su posizioni divergenti. Il tutto viene derubricato come il tentativo di Christian di evitare polemiche per le dichiarazioni, spesso sopra le righe, dell’ottuagenario Helmut. Ma pare ora chiaro che ci fosse dell’altro: uno scontro fra i due. O, per essere più chiari, fra le due parti di Red Bull che erano “unite” da un “collante” come Mateschitz. Che non c’è più. E si vede.
F1, Red Bull: lo scandalo Horner
Alla fine del 2023 scoppia lo scandalo che vede coinvolto Horner. Presunte molestie (chat soprattutto) a sfondo sessuale. Christian pretende e ottiene un’indagine interna. Sono molte le fonti che parlano di un destino già deciso (licenziamento con buonuscita e tanti saluti). Tuttavia l’indagine interna affidata ad un avvocato indipendente (ma sempre indagine interna) lo scagiona. E lui resta in sella. Tutto finito? Neanche per sogno. Escono presunte prove dell’indagine sui social e lo spice boy resta sempre al centro di feroci polemiche.
Basti pensare a Wolff e Brown, che per conto di Mercedes e McLaren attaccano frontalmente il TP avversario, fiutando la “preda” in difficoltà. La stessa Ford, futuro partner Red Bull che si fa sentire in modo critico. La F1 (o meglio Liberty Media) e la FIA che alzano la “soglia d’allarme” perché uno scandalo nella massima categoria del motorsport non può che essere nocivo per l’immagine del “pinnacolo” del motorsport.
F1, Red Bull. Lo scontro dichiarato a chi giova?
E ora? Dopo le parole di Jos Verstappen riportate nei giorni scorsi (“O lui o noi”) e condite da un video dove lui e Christian non sembrano proprio amiconi, il team è diviso in due parti mentre impazzano altre storie pruriginose nei vari tabloid spagnoli e inglesi, cui si aggiungono voci dell’ultima ora sulla dipendente Red Bull che aveva accusato il suo team principal e che sarebbe stata licenziata.
Veniamo, appunto alle due fazioni in lotta non più intestina ma palese: Da una parte Horner con i tailandesi (con i quali ha mantenuto un ottimo rapporto) e probabilmente Newey. Qui però bisogna aprire una parentesi. Adrian è persona che non ama i riflettori, soprattutto per il tipo di vicende che hanno colpito Horner. Uomo tutto d’un pezzo, ha un “debito” di riconoscenza con il TP Red Bull ma sta vivendo con molto fastidio (per usare un eufemismo) quanto sta accadendo nella “sua” scuderia.
Dall’altra parte Marko con la famiglia Verstappen (dici poco) e la parte austriaca dell’azienda. La domanda che ci dobbiamo porre è: chi ci perde di più con un’eventuale uscita? Per concludere, mentre il team sembra essere immune alle polemiche, vedi primo Gran Premio stagionale, la vicenda dello scontro interno pare essere ben lungi dalla conclusione. Ci sarebbero anche le corse. Ma per ora fanno meno notizia.
Autore: Mariano Froldi – @MarianoFroldi
Immagini: Oracle Red Bull Racing