martedì, Novembre 5, 2024

Red Bull, l’arte dell’evoluzione tecnica: visione “futuribile” consapevole

Nel dinamico mondo della F1, Per Red Bull ogni minimo dettaglio può fare la differenza all’interno di uno scenario in continua evoluzione. In tale contesto ricco di sfide e cambiamenti, le parole di Paul Monaghan, capo ingegnere della scuderia di Milton Keynes, risuonano come una profonda comprensione degli equilibri che regolano il destino delle monoposto in pista. Una prospettiva che rispecchia l’impostazione di una scuderia sempre all’avanguardia, che non si da mai per soddisfatta, cercando di esplorare lidi ancor più proficui sebbene di per se le cose vadano già alla grande.

D’altra parte decidere di apportare cambiamenti più significativi alla monoposto senza dubbio apre la porta a nuove prospettive. Parliamo della motivazione principale che ha spinto i tecnici capeggiati da Adrian Newey a modificare la vettura in maniera più incisiva. Questo punto sottolinea l’ultimo grande “rischio calcolato”, poiché durante il mondiale 2025 la scuderia austriaca vuole pensare in larga misura all’auto dell’anno seguente. Ragionamento dell’ingegnere britannico che sottolinea la strategia alla base della RB20.

Red Bull F1
Max Verstappen (Oracle Red Bull Racing) scende in pista con la sua RB20 durante i pre-season test 2024 in Bahrain

Un discorso che non fa una piega, anche considerando le prestazioni messe in pista durante i primi due round della campagna agonistica 2024. Ragionandoci su vale la pena porsi un quesito che riguarda le implicazioni di questo atteggiamento futuribile. Sebbene al momento i bolidi austriaci sono in grado di ottenere guadagni sulla concorrenza simili a quelli della stagione passata, il sospetto che verso la fine del campionato i benefici possano diminuire esiste. Ciononostante, all’interno del gruppo di lavoro, le menti brillanti per sviluppare la monoposto mantenendo l’attuale gap sulla concorrenza non mancano.


Red Bull, RB20: vettura “diversa” con il medesimo approccio tecnico per mantenere le caratteristiche vincenti

L’obiettivo prefissato per il team campione del mondo in carica è molto chiaro: continuare a vincere. Il riassunto sulle parole di Monaghan rivela la ferma determinazione nel perseguire l’eccellenza tecnica, pur restando consapevoli delle sfide che potrebbero presentarsi lungo il cammino. C’è poi un altro aspetto della vicenda che riguarda la continuità evolutiva delle auto colorate di blue racing. Sebbene a prima il lavoro messo in atto sulla RB20 possa essere definito rivoluzionario, rispetto alla vettura progenitrice, Paul tende a definire i compiti svolto durante l’inverno come “affinata evoluzione” della RB19.

Con una visione di insieme decisamente più ampia possiamo riflettere sulla saggezza tecnica del team Red Bull. Una profonda comprensione verso la sofisticatezza che di fatto vive all’interno della massima categoria del motorsport e, ovviamente, comporta impatti più che significativi sulle prestazioni in pista. Dobbiamo pertanto considerare che l’entità dell’evoluzione non deve essere vista necessariamente sotto il mero e solo aspetto cronometrico. In F1 infatti, esattamente come nella vita stessa, per raggiungere l’anelito tanto bramato c’è una parola che non può fare a meno di esistere: stabilità.

Red Bull F1
Oracle Red Bull Racing: l’abbraccio tra l’ingegnere capo Paul Monaghan e Max Verstappen

Mettere nelle mani dei propri piloti una vettura di F1 capace di mantenere un grado di solidità costante nel tempo risultava fondamentale. Proprio sotto questo aspetto si è lavorato cercando di allargare ulteriormente la finestra di funzionamento dell’auto. D’altra parte quando una monoposto porta con se caratteristiche che le consentono di primeggiare o comunque essere molto competitiva in qualsiasi tipologia del circuito significa di riflesso essere sempre e comunque i migliori.

Per questa ragione stravolgere i concetti base della RB19 non aveva poi così tanto senso, perché la volontà di mantenere e potenziare tale tratto distintivo dell’auto più dominante della storia in F1 era alla base del lavoro. Al contrario i rischi di “fallimento” avrebbero moltiplicato la propria forza. Un “rischio controllato”, come sostiene la fervida mente del britannico Paul Monaghan che, a quanto pare, ancora una volta, in pista rispecchia ampiamente la scaltrezza di pensiero che vive dentro al garage Red Bull.


Autore: Alessandro Arcari – @berrageiz

Immagini: Oracle Red Bull Racing

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