venerdì, Novembre 22, 2024

F1|Ferrari: la metodologia tecnico-operativa per potenziare la SF-24

Ferrari, in F1, sta percorrendo la curva di apprendimento necessaria a tornare grande. Le tredici parole che aprono il pezzo non sono buttate lì a caso. Al contrario descrivono alla perfezione il grande lavoro messo a segno da Frederic Vasseur. Realizzare paragoni è sempre un po’ antipatico. Siamo d’accordo. Tuttavia è difficile non notare la differenza con il vecchio mandato di Mattia Binotto. Le doti manageriali del tecnico di Draveil sono emerse poco a poco e John Elkann, secondo le informazioni raccolte dalla nostra redazione, è fortemente colpito dal lavoro svolto dal francese.

Fred ha fatto quadrato con un gruppo che si stava sgretolando. Appena arrivato ha messo sotto esame tutto e tutti. Lo ha fatto tramite analisi approfondite verso ogni singola aera del team, con il chiaro obiettivo di scovare problemi e difetti per poi correggerli nella fase successiva. Determinare, quindi, quantità e specificità dei nuovi ingegneri che hanno messo piede in Via Abetone Inferiore 4. Una nuova linfa capace di potenziare diversi settori della GES, perché il gruppo tecnico diretto dall’ex team principal di origine svizzera era obsoleto, seduto, non più motivato.

Diversi i settori che hanno visto il restyling. Il reparto aerodinamico è stato rimpolpato a dovere. In F1 si tende sempre a dar merito al singolo. Si è sempre pronti, infatti, a esaltare le doti di un direttore tecnico dimenticando che il gruppo di lavoro che dirige, molto spesso, è quello che tira fuori le idee vincenti e le fa funzionare. Proprio per questa ragione il transalpino ha voluto menti fresche, non “avvelenate” dai recenti insuccessi. Teste pronte a innovare, trovare soluzioni effettive. Sotto questo aspetto il nugolo di ingegneri diretti dall’ottimo Enrico Cardile hanno fatto centro.

Ferrari F1
Enrico Cardile, responsabile tecnico della storica Scuderia Ferrari

Lo dimostra la vettura prodotta dal Cavallino Rampante. Una SF-24 lontana parente della sua progenitrice. Un’auto sincera, guidabile e decisamente più gentile sulle coperture. Un progetto, quello 676, capace di “gestare” una vettura con estremo raziocinio, base per gli interventi prossimi che tra Suzuka e Imola vedranno l’arrivo di vari update più aggressivi per potenziare il livello competitivo e, speranze in tasca, tirar giù almeno 3 decimi dal cronometro per cercare di avvicinarsi sempre più alla solidissima Red Bull RB20.


F1|Ferrari: l’accelerata nella curva di apprendimento tra elettronica e simulazione 

Durante la scorsa stagione hanno varcato la soglia di Maranello diversi individui. Lo abbiamo già detto. Quello che non abbiamo sottolineato sono i campi di lavoro che hanno occupato. Uno di questi si riferisce all’ambito elettronico, comparto della fabbrica decisamente importante nell’amministrazione delle varie componenti della vettura. Uno dei meriti che va attribuito al reparto motoristico condotto da Enrico Gualtieri, technical director Power Unit, concerne la capacità di massimizzare il rendimento del sistema ibrido della PU 066/10.

Parliamo di un’unità di potenza davvero notevole per quanto concerne la sua parte endotermica che però, sotto il profilo ibrido, pagava ancora un certo gap rispetto a Red Bull. Per questo è stato realizzato un profondo studio che tramite alcune correzioni concesse sfruttando alcune concessioni della Federazione Internazionale, hanno aumentato il rendimento dei motogeneratori, MGU-K e MGH-H, così come fase di carica e scarica dei pacchi batterie. Provvedimento che abbiamo toccato con mano esaminando gli on-board in sella alla rossa, in quanto la produttività del sistema è aumentata non poco.

La capacità di spalmare i circa 160cv recuperati tra energia cinetica ed entalpia dei gas di scarico ha fornito un plus prestazionale importante. Per di più, la capacità di scaricare a terra i cavalli prodotti dal motore a combustione interna è migliorata, fornendo un’erogazione massima superiore e più docile. Il tutto tramite nuovi software capaci di massimizzare il rendimento e, contestualmente, offrire un’affidabilità superiore. Punto, quest’ultimo, fortemente “attenzionato” durante gli ultimi mesi che sta confermando con ottimi feedback la bontà del lavoro svolto.

Ferrari F1
la power unit 066/10 che spingere le due Ferrari SF-24 durante il mondiale 2024

Per il resto non va dimenticata l’intelligenza artificiale. Ci riferiamo alla scienza che in F1 consente di scovare pattern tramite la gestione dell’infinita mole dati raccolta in pista. Grazie al “reinforcement learning” in Ferrari sono stati realizzati diversi passi avanti, nell’ultima annata, sotto questo profilo. Parliamo di un metodo che sa etichettare da solo i dati raccolti giudicandoli idonei o meno. Tecnica avanzata che si premura di “allenare il modello” attraverso un auto apprendimento. Pratica che ha nutrito non poco la curva di apprendimento verso i comportamenti complessi dell’auto, utilizzato con successo per correggere le impostazioni erronee della SF-23.

Per ultima e non certo meno importante, specie al giorno d’oggi, dobbiamo parlare della simulazione. Un campo ipotetico che riproduce nella sfera virtuale quello che poi verrà testato nella realtà. Il rafforzamento di questo reparto ha fornito tanta sicurezza al Cavallino Rampante, ora capace di trovare un match nella fondamentale correlazione tra simulatore e pista. E non ci riferiamo solamente alla sfera che si occupa degli aggiornamenti, ma bensì alla capacità di “costruire” l’assetto più idoneo per ottimizzare le performance della vettura su qualsiasi layout.

La prova del nove, per fare un esempio pratico, riguarda la scelta sul carico posteriore adottato in Arabia Saudita. Decisone risultata fattuale malgrado il livello di spinta verticale prodotto fosse superiore rispetto al resto delle scuderie. La monoposto italiana è stata in grado di produrre la downforce desiderata e, al medesimo tempo, grazie all’ottimizzazione della power unit sul sistema ibrido, non essere mai in debito di energia sulle lunghe rette di Jeddah, raggiungendo peraltro top speed competitive considerando la deportanza installata.

Ferrari F1
Charles Leclerc (Scuderia Ferrari) “illumina” la notte in Arabia Saudita a bordo della SF-24

Quantità di informazioni correttamente apprese e il tempo necessario per l’apprendimento: equazione che attualmente la storica scuderia italiana sa gestire con maggiore capacità rispetto al recente passato. Il percorso verso il successo è ancora lungo, intendiamoci. Tuttavia i risultati ottenuti durante gli ultimi sei mesi sono davvero incoraggianti a tal proposito. D’altronde “l’aggressività tecnica” funziona solamente se chi la mette in pratica ha saldamente tra le mani gli strumenti utilizzati, per evitare ipotetici campi fuorvianti che in più di un’occasione, vedi 2023, hanno “intossicato” il giudizio.


Autore: Alessandro Arcari – @berrageiz

Immagini: Scuderia Ferrari

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