Horner e Red Bull, una soap che continua imperterrito a produrre nuove puntate. Un anno e mezzo dopo la morte del fondatore Dietrich Mateschitz, il colosso delle bevande energetiche è al centro dell’attenzione per le continue scosse telluriche all’interno del team di F1. Da quando è stata resa pubblica l’indagine interna a carico di Christian per condotta disdicevole, sono venuti a galla antichi attriti tra le diverse anime della scuderia che negli ultimi anni sono stati leniti dal dominio tecnico della squadra di Milton Keynes.
La frettolosa assoluzione del manager inglese alla vigilia della stagione agonistica è parsa una soluzione obbligatoria affinché i riflettori fossero puntati sulla pista e non in vicende extra sportive. L’intento è miseramente fallito sotto i colpi di mail anonime contenenti le conversazioni dello “Spice Boy” con la parte lesa e le velenose esternazioni di papà Jos. Nonostante ciò, dopo la morte di Mateschitz, il manager inglese ha consolidato il rapporto con il titolare del pacchetto di maggioranza della Red Bull, il thailandese Chalerm Yoovidhya (73, nda).
L’imprenditore austriaco deteneva “solamente” il 49% delle azioni ora in dote ai suoi eredi. La cordata thailandese ha sempre lasciato massima libertà a Mateschitz in merito all’impegno nella massima categoria. Tuttavia quando è venuto a mancare Yoovidhya ha individuato in Christian l’interfaccia di riferimento per le questioni che riguardano la scuderia campione del mondo.
F1. L’ambiziosa ascesa di Christian Edward Johnston Horner
L’investitura dell’azionista di maggioranza della holding è stata l’ultimo gradino di un percorso professionale in continua ascesa. Horner voleva sbarazzarsi dello storico consulente Red Bull, al secolo Helmut Marko, il braccio destro di Mateschitz, che in diverse circostanze aveva anche salvato il manager di Leamington Spa dall’espulsione. Il cofondatore della scuderia austriaca non aveva un grande rapporto con il team principal della scuderia austriaca ma i successi hanno aiutato a mantenere il timone della scuderia sorta dalle ceneri della Jaguar.
Il veto posto da Horner nella partnership con Porsche, quando mancava solo l’ufficialità, infastidii notevolmente Mateschitz, che tuttavia era le prese con una battaglia di gran lunga più importante contro il cancro e non ebbe chiaramente le forze per intervenire prima della sua morte. Diversi addetti ai lavori convengono su un’ipotesi: se Dietrich fosse ancora vivo Christian sarebbe stato licenziato ma la sua morte ha modificato sensibilmente i rapporti di forza all’interno del team.
Il britannico voleva acquisire azioni di Red Bull Racing analogamente al modello Mercedes, in cui Toto Wolff possiede un terzo delle azioni del team ma la richiesta non è stata accettata. Tuttavia l’inglese si è assicurato i diritti di marketing della scuderai Visa Cash App RB. Il dirigente britannico voleva, e vuole sempre di più. Oltre all’incarico già in tasca di CEO della scuderia austriaca, infatti, secondo alcune informazioni raccolte in questi giorni, sembra che abbia addirittura in mente la posizione di amministratore delegato in Red Bull GmbH, ruolo attualmente affidato a Oliver Mintzlaff.
Red Bull: il delirio di onnipotenza di Horner
Il numero uno di Milton Keynes, per compiere la suddetta ascesa in seno alla holding ha fortemente bisogno dello sponsor thailandese. Per giungere a compimento di una scalata manageriale senza precedenti, sembra che Christian stia convincendo Chalerm Yoovidhya che Verstappen, quanto Newey, non siano essenziali per i successi sportivi del “drink team”. Christian ha rafforzato il concetto in una recente dichiarazione: “Non si può costringere nessuno a stare da qualche parte solo perché c’è un pezzo di carta”.
Horner avrebbe individuato il successore di Verstappen: Alexander Albon (27 anni, nda). Un thailandese campione del mondo sarebbe la ciliegina sulla torta per l’azionista di maggioranza, in ragione della scontata superiorità del team attualmente campione del mondo anche nella prossima campagna. E poi? Realisticamente, senza la guida tecnica di Newey, Red Bull rischierebbe di tornare ai livelli di competitività precedenti all’arrivo del geniale progettista? O contando sulla forza dei “discepoli” di Adrian, la stella del team austriaco potrebbe continuare a brillare anche con l’assenza del genio di Stratford-Upon-Avon? Chissà…
Autore: Andrea Bovone
Immagini: Oracle Red Bull Racing