Red Bull: Horner ha salvato il culo. Le 7 parole che aprono lo scritto, rendono l’idea di come in extremis la clausola contrattuale presente nell’accordo scritto tra il team principal britannico e la scuderia austriaca abbia evitato “l’epurazione” di Christian dalla scuderia di Milton Keynes. Un colpo di coda reso possibile tramite la lungimiranza dello “spice boy” che a suo tempo, grazie alla scaltra equipe di avvocati che lo segue, fece inserire, nel suo patto firmato, un cavillo al quale afferrarsi in casi limite. Intuizione quanto mai azzeccata, a quanto pare.
Nuovi sviluppi sul caos che vige da settimane fanno pertanto presenza. A margine dell’assoluzione ascritta al manager di Leamington Spa della scorsa settimana, in merito all’indagine interna effettuata sul suo conto, senza dimenticare le presunte chat incriminate tra Christian e la dipendente che lo avrebbe denunciato e l’attacco frontale di Jos Verstappen sferrato diritto al petto, nuovi dettagli sulla spinosa questione emergono. Fatti destinati ad alimentare uno scenario che ogni giorno che passa accresce le sue misure, oscurando in parte quanto di buono visto in pista con le due RB20.
Red Bull, Horner: le tessere di un puzzle torbido poco a poco emergono in superfice
Red Bull GmbH era informata da tempo sulla faccenda. Per questo, tramite un preciso comunicato stampa, aveva deciso senza perdersi in chiacchiere di “defenestrare” Christian Horner senza diritto di replica. Per questa semplice ragione era già pronto un comunicato freddo e coinciso, utile per informare i media delle volontà in essere. Annuncio che prevedeva, con effetto immediato, il licenziamento e la rimozione del mandato del cinquantenne britannico da tutte le sue cariche. Motivazione? Il suo comportamento non era consono al codice etico della scuderia austriaca.
L’obiettivo era quello di lavare i panni sporchi in casa, senza creare uno scandalo mediatico che in qualche maniera potesse minare la serenità interna del gruppo a poche settimane dall’inizio della campagna agonistica 2024. Campionato nel quale Red Bull aveva tutta l’intenzione di proseguire il suo schiacciante dominio, muovendosi sulla falsa riga prestazionale del mondiale passato. Tuttavia Horner ha puntato i piedi. Lo ha potuto fare forte della sua posizione da leader, impugnando una clausola presente nel suo contratto.
Parliamo di un diritto relativo all’indagine interna indipendente che potesse fare luce su eventuali contesti torbidi e accusatori verso Christian. Così è stato e controvoglia Oliver Mintzlaff non ha potuto far altro che mettersi da parte osservando gli eventi. Questo considerando come il folto nugolo di legali dell’ex pilota automobilistico, era già pronto a recapitare un’ingiunzione provvisoria verso all’Alta Corte di Londra se il cavillo di cui sopra non fosse stato attivato.
Proprietaria del 51% della società, l’erede della fortuna Red Bull Mr. Chalerm Yoovidhya ha coperto le spalle di Horner, appunto scagionato nella giornata che ha anticipato il primo round del mondiale 2024, lasciando di stucco l’ala austriaca del team. Ci sono inoltre diverse questioni che rendono fumosa la faccenda, come ad esempio l’indisponibilità del “misterioso” avvocato una volta acquisito il materiale probatorio, in quanto irreperibile per 15 giorni causa vacanze già programmate da tempo.
Un contesto capace di scocciare enormemente diverse persone all’interno del team campione del mondo già informate sui fatti che di riflesso hanno deciso di rompere la segretezza investigativa e divulgare la notizia. Mentre la F1 non si ferma mai e sta preparando i tendoni per accamparsi nel paddock di Jeddah, un’altra puntata della “telenovela Horner” sta per andare in onda. Vale la pena ricordare come, almeno per il momento, questa guerra mediatica non abbia scalfito il rendimento in pista.
Autore: Andrea Bovone
Immagini: Oracle Red Bull Racing