Mercedes sta soffrendo tremendamente. La W15 non è riuscita a trasferire in pista il rendimento ottenuto nel contesto virtuale in fase di disegno. Un bel problema che però sembra ingigantito da diversi fattori. Innanzi tutto definire il progetto 2024 fallimentare è un parolone. D’altronde sono andati in scena solamente due appuntamenti iridati nella campagna agonistica e pertanto, logica alla mano, sentenziare una vettura dandola per spacciata appare piuttosto prematuro oltre che alquanto sciocco.
Il team di Brackley ha sempre mostrato una grandissima capacità di reazione e tutti i mezzi per correggere un comportamento inidoneo dell’auto esistono. Questo non significa che sarà semplice mettere in atto i correttivi suddetti, specie considerando le poche occasioni per testare le monoposto in pista, obbligate a realizzare prove tecniche durante le prove libere. Contesto nel quale allo stesso tempo va costruito l’assetto per qualifica e gara. Un campo operativo quindi davvero ristretto che di certo non si può definire favorevole.
Tuttavia Andrew Shovlin è un tecnico preparato. Il direttore tecnico di pista britannico “abita” i problemi Mercedes da tempo memore. Per questo sa bene che lo studio approfondito sui dati raccolti in Bahrain (test e fine settimana di gara) e quelli racimolati a Jeddah risulteranno molto utili, con il chiaro obbiettivo di poter sommare ulteriori informazioni da inserire all’interno del piano lavorativo verso il prossimo Gran Premio, terzo della stagione, che si terrà a Melbourne. Una pista che metterà a dura prova le vetture sotto diversi aspetti.
Due reparti, aerodinamica e dinamica del veicolo, sul quale il folto pool di ingegneri anglo-tedeschi specializzati sta profondendo il massimo sforzo. Da un parte la necessità di minimizzare il tedioso effetto bouncing, rimbalzo aerodinamico per gli amici, dall’altra l’esigenza di regolare al meglio il sistema sospensivo a schema push-rod installato al retrotreno della vettura tedesca che continua a creare grattacapi sin dal primo esame svolto al seven post rig, nel mese di Febbraio, in fase di assemblaggio della W15.
Mercedes valuta la W15: studio tecnico per comprendere la validità degli up-date
F1 significa sperimentare. Parliamo di un’operazione atta a sottoporre un qualsiasi prodotto, in questo caso un’auto da corsa, a una serie di prove e verifiche per valutarne rendimento, pregi e difetti. Questo intende fare Mercedes in Australia, supportata dalla consapevolezza di dover cambiare rotta verso lidi più fattuali e utili alla causa. Farlo e riuscirci, significherebbe intraprendere la direzione corretta in termini di prestazioni, potendo peraltro giudicare gli aggiornamenti già in cantiere e capire se non sono “avvelenati” da una cattiva lettura della monoposto. Per questo il team sta meditando di posporre gli aggiornamenti già programmati.
Torniamo al bouncing, fattore che sta pregiudicando non poco le vetture grigie e nere. Non serve spiegare come agisce il fenomeno, lo conosciamo molto bene da quando le wing car, dal 2022, girano sui circuiti di tutto il mondo. Piuttosto pare più interessante sottolineare l’impatto negativo sui piloti, in quanto il saltellamento aerodinamico “spaventa” e di riflesso toglie tanta fiducia al volante che, ovviamente, abbassa le prestazioni raggiungibili. Mascherare con l’assetto tale dinamica implica l’utilizzo di un range di messa a punto determinato, visto che la finestra di funzionamento dell’auto è più piccola.
Ridurre la ride height avvicinando la vettura all’asfalto aumenta esponenzialmente la spinta verticale prodotta dal pavimento della vettura, downforce “gratuita” in quanto non regolata dalla deportanza che si genera caricando le ali. Un’esigenza che Mercedes paga a caro prezzo poiché la troppa vicinanza al piano di riferimento genera appunto il bouncing. La coperta è corta: 4 parole che spiegano alla perfezione il momento no della W15. Il tracciato di Albert ha “solo” due curve ad alta velocità di percorrenza, tratto 9-10, tuttavia possiede un asfalto parecchio sconnesso.
Per questa ragione il fine settimana australiano sarà un ulteriore banco di prova per le vetture grigie e nere. Per questo i piloti titolari e non solo lavorano al simulatore, per cercare di studiare ulteriori provvedimenti che possano fornire un buon setting delle vetture. Sebbene lo stesso Hamilton abbia predetto “momenti duri” nel prossimo futuro, volontà e modo di migliorare le performance ci sono. Fattore necessario per comprendere al meglio la vettura e verificare se gli up-date in fase di definizione saranno effettivi. Al contrario lo stop sugli aggiornamenti potrebbe materializzarsi.
Autore: Alessandro Arcari – @berrageiz
Immagini: Mercedes AMG F1 Team