Verstappen continua a vincere a bordo della Red Bull. Poco importa se all’interno del team austriaco vide in caos. Un bomba scoppiata tramite il caso Horner che, a quanto possiamo constatare ogni singolo giorno, da quando è uscita fuori l’accusa di una dipendente “X” verso il team principal inglese concernente il presunto comportamento inappropriato, continua ad ingigantire il proprio volume. Contesto che ha dato il via a lotta intestina senza esclusione di colpi.
La squadra di Milton Keynes è divisa a meta: la parte austriaca dove Helmut Marko si muove agilmente e quella tailandese che supporta in toto la posizione di Christian, malgrado le continue illazioni di Jos Verstappen. Uno scenario stile soap statunitense anni ’20 dove non mancano i colpi di scena continui. Lo storico consulente di Graz pareva a un passo dall’abbandono. Un annuncio che lo stesso ottantenne si era premurato di svelare alla stampa.
Poi il dietro front anche grazie alla prima presa di posizione di Max nella faccenda, leader assoluto del team. Nel mentre, a Jeddah Oliver Mintzlaff si è palesato. La sua presenza ha dato modo ai media di aggiungere carne sul fuoco, in quanto oltre a supportare in loco la squadra corse delle bevande energetiche, l’ex mezzofondista tedesco ha ricevuto visita nientepopodimeno che dal presidentissimo della storica Scuderia Ferrari John Elkann.
Il nipote di Gianni Agnelli non si muove a caso. Sebbene di F1 ne sappia veramente poco, se si tratta di affari il newyorkese ha pochi rivali. Assieme al resto del top management della rossa il quarantasettenne ha messo nel punto di mira un dipendente Red Bull: Adrian Newey. Il tentativo c’è e con tutti i crismi del caso. Resta da capire se il genio di Stratford-Upon-Avon accetterà la sfida, probabilmente l’ultima che potrebbe avere all’interno della massima categoria del motorsport.
Verstappen più forte del caos in cui naviga Red Bull
All’interno di questo quadretto mica male per Red Bull, dove peraltro non è il solo Newey ad essere oggetto di assalto da parte delle altre scuderia, un punto fermo continua a fare presenza. Impassibile come se nulla fosse profonde sicurezza ad ogni sguardo e soprattutto, la domenica (in realtà due sabati consecutivi) continua a vincere con autorevolezza assoluta, trascinando la squadra fuori dal bordello mediatico per un po’ di ore. Parliamo di Verstappen, ovviamente.
Il tre volte campione del mondo di F1 sa sempre come “approfittare” della propria vettura. Accedere alla finestra operativa più proficua dell’auto non è mai un problema per l’olandese. A volte ci mette un po’ e sino alle Fp3 il match perfetto tra uomo e macchina non arriva. Ma alla fine il risultato è sempre il medesimo. Si sente a suo agio con la RB20. Molto di più rispetto alla vettura progenitrice, a quanto pare.
In casi del genere trucchi ce ne sono davvero pochi. Innanzi tutto, giusto sottolinearlo, il mezzo meccanico di cui dispone non ha rivali. Lo testimonia il rendimento di Perez, di certo non all’altezza di quello del compagno ma comunque capace di annichilire il resto dei competitor. Per il resto la grande differenza deriva un fatto davvero semplice: il talento di questo ventiseienne. Puro e cristallino, sempre presente ogni volta che sale su una macchina di F1.
Osservarlo nella qualifica araba era un piacere. Uno stile di guida che ha rasentato la perfezione che gli ha permesso di fare la barba a tutti i muretti della pista che sorge sulle rive de Mar Rosso. In curva 4, ad esempio, ha toccato leggermente il muro interno. Lo ha sfiorato per sfruttare ogni centimetro della tracciato per abbassare quanto più possibile il tempo sul giro. Una fiducia estrema che nasce in gran parte dal suo carattere e, ultimamente, supportato dai titoli in saccoccia.
In ultima istanza un quesito forse banale ma comunque degno di nota. Come fa Verstappen a mantenere un rendimento così alto all’interno di una scuderia che naviga in mari tempestosi. Red Bull è davvero prossima allo sfascio o semplicemente alcuni interpreti della soap lo vogliono far credere nel tentativo di perorare la propria causa? Chissà! In tutto questo una cosa è certa: il pilota da battere resta sempre lui. Sì perchè a Max pare importare quasi nulla quello che succede accanto a lui.
Motivo? Massima concertazione sull’unico obiettivo interessante: tagliare sempre e comunque il traguardo prima degli altri. Il fatto particolare della vicenda che in qualche modo fa sorridere è proprio questo. Quanta più confusione si palesa a Milton Keynes, quanto più rendimento mette il pista Verstappen. È come se il leader della classifica iridata dedicata ai piloti sentisse la necessità di fare qualcosa di più. Di trascinare la scuderia che ha creduto sulle sue doti sin da bambino fuori dai guai. Un riconoscimento a chi lo ha reso grande un grande. Scusate il gioco di parole…
Autore: Alessandro Arcari – @berrageiz
Immagini: Oracle Red Bull Racing