Il regolamento finanziario della F1 meglio conosciuto come budget cap introdotto nel 2022, aveva come obiettivo quello di limitare le folli spese sostenute dai molti team, fattore che aveva allontanato dal Circus costruttori del calibro di Toyota e BMW. Il risultato che si voleva ottener era un mero livellamento dei rapporti di forza in pista. Tuttavia, a due anni dall’iniziativa della Federazione Internazionale, questa mira non sembra raggiunta. “Merito” di Red Bull che, grazie al nuovo corpo normativo che ha riproposto l’effetto suolo applicato alle monoposto, sta sbaragliando la concorrenza.
In sostanza: le scuderie più attrezzate in termini di risorse infrastrutturali e umane continuano a occupare le posizioni delle schieramento pressoché simili a quelle antecedenti della rivoluzione regolamentare del 2022. Il limite di spesa è stato oggetto di molte speculazioni in merito alla allocazione del personale da parte dei team. Scuderie come Red Bull composta da diverse organizzazioni operanti in ambito diversi dalla F1, infatti, hanno insospettito la FIA nel loro modus operandi.
Nel 2023, la Federazione internazionale ha emesso la direttiva tecnica 45, volta a vietare l’uso crescente di figure tecniche di alto livello in altre divisioni delle squadre, come Red Bull Advanced Technologies o McLaren Applied Technologies, non operanti direttamente in Formula Uno. C’erano timori che le squadre adoperassero il personale allocato ufficialmente in altri rami d’azienda sul programma della massima categoria, di fatti aggirando il regolamento finanziario. Il budget cap prevede che le spese del personale debbano essere incluse nel computo dei costi, fatta eccezione per quelle dei tre manager/tecnici con il salario più elevato.
F1|budget cap: le perplessità di Adrian Newey
L’impatto del tetto spesa e la successiva TD45 hanno obbligato i team a centellinare le spese, a fronte di un calendario sempre più fitto di Gran Premi. Adrian Newey si è espresso negativamente in merito al budget cap. Secondo il “mago” della progettazione della F1 moderna, ai microfoni di Racing News 365, il contenimento dei costi legati al personale rende la massima categoria del motorsport meno attrattiva per i talenti che terminati il percorso universitario sognano di far parte di una scuderia.
Secondo il genio di Stratford-Upon-Avon, quindi, tempo fa grazie alla disponibilità economica di fatto illimitate per alcune scuderie di F1, si potevano attirare dalle università i talenti più brillanti legati all’ingegneria meccani, informatica e aerospaziale. Attualmente invece, con la scure del budget cap sopra la testa e relativa inflazione, il livello di attrazione del Circus si colloca ai minimi storici. Per l’ingegnere sessantacinque britannico, pertanto, molte start-up al di fuori della massima categoria del motorsport sono in grado di offrire contratti di collaborazione decisamente più favorevoli rispetto ai team di F1.
Ma attenzione perchè c’è di più. Al tempo stesso, l’attuale personale in forza alle diverse scuderie possono ricevere proposte economiche molto più allettanti da realtà tecnologiche avanzate diverse dal motorsport, un chiaro problema per il Circus. Secondo Newey l’unico vero fattore su cui si può fare leva è la grande passione che un tecnico o ingegnere può mostrate per il mondo delle corse. Questo poiché le condizioni economiche di questi giovani e potenziali talenti sta iniziando ad essere un reale problema, sottovalutato dalla F1 e che nel prossimo futuro potrebbe incidere non poco sul livello di “sapienza” che circola all’interno del paddock.
F1|Budget cap: il grido d’allarme di Newey non sembra preoccupare
Nonostante la dinamica descritta dal geniale progettista inglese possa costituire un serio problema sul lungo periodo, la Federazione Internazionale non sembra affatto intenzionata a modificare il regolamento finanziario o per lo meno includere alcune cause per favorire l’acquisizione di giovani figure all’interno del paddock. Se il rischio a lungo termine è un’impoverimento di talenti presenti nelle varie scuderie, il limite di spesa ha aumentato in modo esponenziale il valore dei team e la redditività degli stessi.
Secondo un’analisi pubblicata da Sportico, società che si occupa di sport e business, le attuali 10 squadre del mondiale di F1 hanno un valore complessivo di 15,3 miliardi di dollari (Valori relativi al 2023, nda). Non ci sorprende pertanto che l’allarme di Newey possa cadere nel vuoto. Finché la F1 a stelle e strisce guidata da Liberty Media creerà ricavi sempre più crescenti, di riflesso tutto andrà bene, anche se faranno presenza perdite di potenziali talenti che la F1 non può permettersi
autore: Roberto Cecere – @robertofunoat
Immagini: Oracle Red Bull Racing – Sportico.com