A volte è facile sbagliare nel momento topico. Ferrari ne è l’esempio in questa F1 targata Cina. Scenario dov’era convinta di realizzare un’ulteriore step sulla comprensione degli pneumatici. E invece, purtroppo, la sberla in pieno volto presa a Shanghai lascia il volti arrossati ancora stamattina, in fabbrica. Il solito briefing post gara che si svolge a bocce ferme all’interno della GES ha tanti punti in agenda. Primo il tema pneumatici, appunto. Sì perché se in Giappone il grattacapo era circoscritto alla qualifica, nella seguente tappa asiatica, ieri, l’impossibilita di massimizzare il rendimento delle mescole ha fatto presenza anche durante la corsa domenicale.
Un primo stint con le medie non malvagio, ma comunque “sporcato” nel giudizio dal traffico delle prime tornate. Nella seconda parte della corsa, invece, quando le due SF-24 montavano le Pirelli a banda bianca, gomme Hard, per intenderci, la situazione è fortemente crollata. Nell’arco di questi run le suddette mescole erano costantemente al di fuori della corretta finestra di funzionamento. Sbilanciamento di temperatura su ambedue gli assi della vettura modenese. La pletora infinita di provvedimenti per correggere la situazione non ha funzionato.
Cambi di traiettoria, manettini vari relativi all’utilizzo dei freni e del differenziale, velocità con le quali presentarsi a centro curva per immettere diversi quantitativi di energia nello pneumatico e chi più ne ha più ne metta. Un certo nervosismo in radio si è palesato anche perché, pensare costantemente alle coperture e nel mentre spingere è fortemente utopico in F1. Lo ha sottolineato Carlos Sainz con più calma, lo ha sottinteso Charles Leclerc nel simpatico siparietto con il suo ingegnere di pista Xavi Marcos.
Questo il riassunto con proprietà di sintesi, perché ci sarebbero da dire tante altre cose. Tuttavia diamo spazio ad altri ragionamenti. Mettere in cantiere un fine settimana di F1 andato male, non dev’essere certo un dramma per la Ferrari. Tutto il lavoro realizzato sino ad ora non è vano. Certo è, dati alla mano, che la parola ottimizzare in Cina non ha funzionato a dovere. Il piloti lo sanno bene, pure tecnici, ingegneri e soprattutto Frederic Vasseur. Il manager di Draveil ha spiegato come sono andate le cose. Un breve sunto di quello che poteva essere e non è stato.
F1: Ferrari prende atto dei problemi cinesi. Miami
Il lavoro svolto nella doppia qualifica di Shanghai dal team italiano è stato insufficiente. Su questo punto credo nessuno possa essere in disaccordo. Partire troppo lontani dalla vetta complica tremendamente il contesto competitivo. Recuperare in gara non è mai facile e se poi, come ieri, sulla distanza dei 300 km e fischia l’amministrazione delle mescole latita, ecco che la situazione degenera definitivamente. Ferrari non andava in Cina da un lustro. Ok, sì, tutto vero. Discorso che però vale pure per il restante delle scuderie. Non può essere pertanto una scusa, ma piuttosto un punto di riflessione importante.
Capire in pratica, perché, altri team hanno fatto meglio con i medesimi scarsi riscontri. Know how limitati che hanno inficiato di meno sul “peso competitivo”. Il Cavallino Rampante proprio in questo momento ci sta ragionando su in fabbrica. Lo farà con estrema calma anche perché, sebbene a Miami non ci si va dall’anno scorso e le informazioni in possesso sulla pista a stelle e strisce esistono relativamente al comportamento delle wing car, ancora una volta, secondo appuntamento stagionale, la Sprint Race sarà là ad aspettarci.
Il francese fa pure riferimento alla McLaren. Il sempre ilare Fred (ieri un po’ meno del solito) sostiene che la scuderia italiana non si aspettava un rendimento così importante delle McL38. Male… aggiungiamo noi. Questo perché sottostimare il rendimento dei competitor, specie nella prima parte del mondiale non è mai saggio. Siamo sicuri che le menti pensanti che “abitano” Via Abetone Inferiore 4 lo terranno in stretta considerazione, per le prossime gare. Non potrebbe essere altrimenti. Anche perché nel sesto round della campagna agonistica 2024, il team di Woking porterà i primi aggiornamenti.
A tal proposito, il transalpino racconta ai media le notizie anticipate dalla nostra redazione durante la scorsa settimana. Ferrari sta profondendo un grande sforzo per portare in pista il primo pacchetto consistente di novità. Un provvedimento necessario, peraltro chiamato a gran voce dagli stessi protagonisti al volante: “i due Carlo”. Sbagliare un up-date in F1 è una di quelle situazioni davvero al limite. Intanto, prendere una strada sbagliata sugli up-grade fa spendere soldi inutilmente, “centellinati” con la scure budget cap. Secondo poi, rallenta fortemente la fase di sviluppo di un team costretto costantemente a inseguire.
Per validare gli aggiornamenti ci vuole tempo. Difficilmente nuove parti vengono installate sulla vettura e come per magia tutto funziona. Per questo, pur accelerando, si devono rispettare determinate tempistiche. Qualche up-grade a Miami e poi via con il lauto pacchetto di Imola. Resta da capire di cosa si tratta, ne sapremo qualcosa di più nei prossimi giorni. Nel mentre Ferrari studia “i cocci di Shanghai” per trarre insegnamento. Attendiamo fiduciosi per capire come si evolverà la situazione, perché gli equilibri molto sottili della F1 possono cambiare repentinamente….
Autore: Alessandro Arcari – @berrageiz
Immagini: Scuderia Ferrari – F1TV