Nel mondo della F1 si continua a parlare non solo del dominio Red Bull, ma anche delle nuove power unit che debutteranno nella stagione 2026. O meglio, i discorsi non riguardano soltanto il lato tecnico dei propulsori che spingeranno i bolidi del Circus, ma si parla anche delle difficoltà aerodinamiche riscontrate nelle ultime settimane, e pare infatti che F1, team e Federazione Internazionale, siano finalmente decise a lavorare senza sosta per eliminare questi difetti visti al simulatore.
Tornando però al centro dell’argomento principale, ossia quel che concerne i motori, sappiamo come i propulsori della prossima generazione di monoposto saranno decisamente più “semplici” rispetto alle attuali unità di potenza. Non avremo più il moto generatore MGU-H che senza dubbio dovrebbe anche aiutare le vetture ad essere più leggere, e in più verranno utilizzati carburanti sempre più sostenibili. Insomma, la strada che vuole intraprendere la F1 sembra abbastanza chiara: motori più semplici e green per un futuro con meno emissioni.
F1 | Red Bull non parte proprio da zero
Una delle sfide più intriganti nella prossima era della F1 è quella che riguarda la scuderia attualmente campione del mondo in carica, in particolar modo il nuovo reparto motori. Sì, perché la squadra di Milton Keynes si farà la power unit in casa, staccandosi di fatto da cliente e diventando, qualora qualcuno lo volesse, anche fornitore. E’ un qualcosa che negli anni, però, ha scatenato anche diverse polemiche all’interno del paddock, sulle quali più di una discussione è stata messa in piedi con critiche e botte e risposte annesse.
Nell’accettare il nuovo regolamento tecnico che entrerà in vigore tra circa un anno e mezzo, infatti, gli altri team ci hanno voluto veder chiaro in merito a Red Bull Powertrains, perché il know–how è di fatto derivante da quella che era ed è tutt’ora la Honda. Nel senso, quando la casa giapponese annunciò l’addio dalla F1 alla fine del 2021 (poi parzialmente rientrato), la squadra austriaca assunse diversi tecnici nipponici, circa 150 individui, per metterli nel loro reparto power unit costruito “di fretta e furia” per gli anni 2022 e successivi.
Badate bene, la Red Bull è iscritta con la dicitura RBPT Honda, ed è chiaro come la futura “scissione” in vista del 2026 abbia fatto storcere il muso ai costruttori più longevi, come Ferrari, Mercedes e Renault. Di fatto nel prossimo futuro avremo due power unit differenti ma entrambe derivanti dalla Honda, solo che una sarà ufficiale, e parliamo di colei che andrà ad affiancare Aston Martin, e poi avremo la RBPT Ford (la quale aiuterà Red Bull nelle batterie, ndr), costruita sì a Milton Keynes, ma con tecnici che negli anni hanno acquisito esperienza grazie sempre alla Honda.
F1: Red Bull davanti alla Ferrari per il 2026?
In F1 diverse cose possono apparire poco limpide agli occhi dei più. Tranquilli, è naturale, anche noi che ci siamo dentro a volte non capiamo una mazza e ci facciamo diverse domande proprio come voi lettori. La Red Bull, bravissima a usare le parole, vuole far passare questo lavoro iniziato un paio di anni fa come una sorta di miracolo tecnico e sportivo, ma in realtà non sono partiti proprio da zero, per quello che vi spiegavamo nel paragrafo precedente.
Christian Horner, team principal del team austriaco, ha ammesso negli ultimi giorni, interpellato sulla questione, come sia tutt’altro che semplice mettere su questa struttura e lavorare anche come costruttori di power unit. I fatti ci dicono però come gli aiuti, per carità tutti leciti da parte di Honda, siano stati essenziali in questi anni. E senza ombra di nessun dubbio è proprio su questo fattore che le altre squadre di F1, prima di accettare il nuovo regolamento, hanno sbattuto i pugni sul tavolo qualche anno fa.
“Stiamo cercando di metterci al passo con costruttori che da decenni realizzano motori – ha detto Horner -. Noi siamo in questo settore specifico da un paio d’anni, ma stiamo centrando tutti gli obiettivi che ci siamo prefissati. Nella nostra divisione motori tutto funziona ed è operativo alla perfezione, dai banchi dinamici alla simulazione. E’ una corsa contro il tempo e la curva di crescita che dobbiamo pareggiare è davvero notevole”.
Questo va un po’ a contrastare quanto dichiarato in precedenza da Helmut Marko, consulente della scuderia austriaca, che guarda caso fa sempre la voce grossa e fuori dal coro, il quale si è detto sicuro di essere davanti alla Ferrari per quanto concerne la costruzione della power unit 2026. Insomma, anche qui giochini e giochetti su più fronti, sembra ormai un mantra della storia recente della Red Bull, la quale malgrado sia chiamata a stare al passo con i grandi costruttori, sembra essere una scalata decisamente meno ripida di quello che vogliono farci credere.
Autore: Andrea Bovone
Immagini: Oracle Red Bull Racing