Nell’ottavo round di F1 arriva la prima vittoria “casalinga” di Leclerc con la Ferrari. Un trionfo lungamente atteso, condita da tanti episodi annoverabili forse, se non del tutto, alla voce “fattore sfiga” (ne riparleremo più avanti). Sfortuna ora finalmente interrotta, si spera. Una bella storia sportiva, per il legame affettivo che Charles ha con il principato, per il ricordo del padre e per la “maledizione” della Ferrari a Montecarlo, almeno di quella recente. Tanto per dire: dal 1979 la Ferrari ci ha vinto solo sette volte. Ci sono molti che parleranno di noia. Che noia… si parla sempre di noia a Montecarlo.
Ma, talvolta, anche la noia può essere “relativa”. Nel senso che chi vince a Montecarlo non parla di noia, ma di gioia. E chi perde non parla di gioia ma di noia. E’ un cliché che si ripete da decenni. Il sottoscritto ha visto il suo primo gran premio di Monaco nel 1988. Da allora non è cambiato granché. Una tantum gare strepitose, ma quasi sempre un trenino di auto che si snocciola per quasi due ore in quel curioso e anacronistico residuo di archeologia motoristica che è Montecarlo. Condito da sempre con la sua patina di glamour, vip svitati e non, ricchezza esibita e non, panfili mastodontici e via discorrendo.
Tutte questioni che al vero appassionato interessano assai poco, non può essere altrimenti d’altronde. Ad un certo punto Max Verstappen, per una volta comparsa, ha chiesto un cuscino per dormire. Non pare che lo scorso anno abbia fatto la stessa richiesta. Come vedete, si tratta sempre di discorsi relativi. Tuttavia la F1 non sarebbe la stessa cosa senza Monte Carlo. Io, per dire, avrei pure mantenuto le prime prove libere nel consueto e vecchio formato del giovedì. Ovviamente questo mi varrà l’accusa di conservatore. E amen, pazienza.
In effetti Monaco non è un urlo liberatorio. E’ un urlo strozzato, tenuto dentro, imploso in parte dentro l’anima. Una gioia a metà, nel senso che non c’è quasi mai il sorpasso, l’azzardo ripagato, il finale al cardiopalma, un bel rettilineo dove scaricare tutti i cavalli in modo brutale. Eppure ha ampiamente senso proprio per questo. A chi ama la F1 non può non piacere Monaco. Vero che probabilmente la qualifica del sabato diventa l’elemento predominante e vero che con stradine così strette e monoposto così lunghe e larghe, vere e proprie balene, sia tutto amplificato verso l’effetto trenino-noia.
Eppure trovo di una bellezza struggente, motoristicamente parlando, come i piloti pennellino quelle curve, sfiorino al millimetro i guard rail, sfruttino ogni singolo centimetro disponibile per andare il più veloci possibile. E come talvolta non ci riescano facendo patatrac. I più grandi ci hanno vinto, ma hanno anche fatto botti devastanti. Non è un caso. In mezzo alla faccenda resta Perez. Incolpevole, da quel che mi par di capire, ma che ha distrutto un telaio e per fortuna non si è fatto niente. Né lui né i piloti. Qualche spavento fra i fotografi appostati vicino alla zona dell’incidente, per fortuna anch’essi incolumi.
In ogni caso tempi grami in Red Bull, almeno per un gran premio. E quindi grande gioia per tutti gli altri che vanno a punti e vedono una classifica molto meno “lunga” di quella pronosticatile dalla prima gara. Ferrari e McLaren in primis. Per mia fortuna da diversi gran premi non sento urlatori e colori scambiati e “violentati” (fucsia per viola) e quindi non mi sorbisco le sirene del “campionato riaperto”. Verstappen è “predestinato” a vincere questo mondiale, a meno di clamorosi colpi di scena. Poi si sa, talvolta l’improbabilità diventa fatto: vedi la prima fila Ferrari proprio a Monaco nel 2022.
Tuttavia, in questo caso, la storica Scuderia Ferrari ci aveva messo molto del suo, con geniali strategie, pit stop spesso errati e via discorrendo con problematiche varie ed eventuali. Ma, certo, se mi avessero detto ad inizio campionato che altre due scuderie avrebbero vinto almeno un Gran Premio dopo otto gare beh… ci avrei messo la firma. Per fortuna la noia, quella vera che si ripete e risulta ossessiva, che ha distrutto un mondiale intero, quello dello scorso anno 2023, pare ora scongiurata. E, in tempi di domini lunghi e incontrastati, non è cosa di poco conto. E per concludere… “Daghe Charles!”
F1, GP Monaco: Ferrari sugli scudi non sbaglia nulla
Leclerc. Voto: 16.
La vittoria se l’è costruita con un giro mirabolante il sabato. E poi la lunga, snervate attesa per potersi finalmente godere la vittoria cercata da tempo. Per una volta, profeta in patria.
Verstappen. Voto: 5.
Fine settimana decisamente negativo, con giusto qualche punto raggranellato. Macchina un poco scorbutica e diversi errorini e sbavature…
Sainz. Voto: 7.
Qualifica non perfetta, gara con una sbavatura al via, poi buon terzo sul podio.
Perez. voto: NC.
Disastro in qualifica, auto distrutta dopo poche curve al via. E’ tornato il Perez che amiamo…
Oco(gli)on. Voto: Boh
Veloce sarà pure veloce, va bene. Ma come una dolce vendetta Monaco 2024 gli ridà il 2017 (chi dimentica è complice!) con gli interessi (fare un poco di ostruzione con le Ferrari e spalancare le porte alle Mercedes inseguitrici, lui pilota della Force India… per fare contento il boss, alias Totone Wolff, a capo di una scuderia diversa da quella per cui il nostro gareggiava. Una roba che se fosse accaduta con un motorizzato Ferrari ci usciva una bella squalifica per la Rossa).
Il problema di Ocon… è che è Ocon.
Mercedes. Voto: terra di nessuno.
Quanto è amara la vita quando si veleggia nella mediocrità… Caro Totone, dai, restaci ancora per qualche anno…
McLaren. Voto: 9.
Sembra la monoposto forse più completa ed equilibrata. E, tenendo conto delle ultime annate della blasonata scuderia, è una cosa incredibile.
Piastri: 9.
Unico pilota che poteva, in qualche modo, insidiare Leclerc. Talentuoso e veloce.
Magnussen. Voto: -10. E che gli vuoi dire…
Marko-Horner. Voto: mosca.
Avrei voluto essere una mosca per vedere le facce del “dinamico duo” il fine settimana e soprattuto domenica. Credo mi sarei divertito moltissimo…
Vasseur. Voto: la calma dei forti.
Sarà il tempo a dirci se Vasseur è davvero la scelta giusta per questa Ferrari. Cioè l’uomo al comando di cui aveva bisogno Maranello. Non tutto è perfetto e molto è perfettibile. Ma il nostro si è messo sopra le spalle un peso non indifferente e, forse, ha dato la cosa forse più importante che mancava alla rossa. La tranquillità, la serenità. Da questo punto di vista possiamo dire che la missione sta riuscendo perfettamente.
A proposito di tarli. Arriva il Canada. E il 2019, con quel che accadde e occorse, ogni tanto torna a tormentarmi nella notte. Come immagino sia rimasto un incubo per tantissimi ferraristi…
Autore: Mariano Froldi – @MarianoFroldi
Immagini: Scuderia Ferrari – F1Tv