Il piano della Ferrari negli ultimi due anni è più o meno chiaro e sotto gli occhi di tutti: staccarsi nettamente dalla metodologia di lavoro adottata solitamente e puntare a qualcosa di più smart, veloce, immediato per competere al meglio con la concorrenza, avanti anni luce su certe dinamiche. Non parliamo soltanto di competitività della vettura, perché quando la Scuderia ha avuto una macchina in grado di vincere gare, vedi la prima parte del 2022, ad esempio, alcune di esse sono andate a farsi benedire per una disarmante lentezza e incapacità nel prendere decisioni cruciali.
L’avvento di Mattia Binotto a capo della Gestione Sportiva a inizio 2019 è stato l’emblema di una struttura che ha fatto acqua da tutte le parti, promuovendo di fatto un tecnico ad un ruolo che non era di sua competenza, perché un conto è lavorare sul motore di una macchina di F1, oppure sull’aerodinamica o qualsiasi altra area ingegneristica, un altro è avere quel peso politico a livello intrinseco in grado di fornire una credibilità a un marchio che, al di là della sua gloriosa storia, ha perso tremendamente vigore negli anni passati.
Non vogliamo infatti tediarvi con quello che non è andato nell’ultima gestione al muretto, sarebbe anche ingiusto accanirsi verso un organigramma che ormai non è più parte integrante del progetto Ferrari, il quale ci ha però lasciato in eredità una vettura, la SF-23 (parliamo della versione base, ovvero di quella presentata a febbraio dello scorso anno, ndr), probabilmente meno performante nel complesso di quel triciclo guidato dal bimbo che sta passando in questo momento nel spiazzale sotto la finestra di chi vi sta scrivendo. Questo è, signore e signori.
Con Vasseur la Ferrari è tornata a respirare
L’arrivo di Frederic Vasseur ha da subito cambiato il modo di lavorare della Ferrari. A discapito dell’età e dell’esperienza maturata, che potrebbero essere controproducenti con quello che stiamo per scrivere, il manager francese ha dato una ventata d’aria fresca importante alla Scuderia di Maranello, mettendo le persone giuste nelle aree competenti, e soprattutto ha fornito finalmente quel senso di immediatezza nel prendere decisioni importanti senza aspettare tre, quattro o cinque giri se consideriamo una gara di F1.
Vi ricordate quando sino alla campagna agonistica 2022, le responsabilità strategiche erano ancora nelle mani del “super stratega” iberico tal Iñaki Rueda, una vera sciagura nel suo periodo in Ferrari, come le decisioni venivano prese con notevole ritardo? Monaco di quell’anno è stata decisamente emblematica, dove pur potendo vantare entrambi i piloti della rossa in prima fila, nessuno dei due è stato in grado di vincere, tra l’altro sfavorendo nettamente Leclerc che, almeno sino a quel momento del campionato, era al centro della lotta per il titolo mondiale con l’olandese Max Verstappen.
Il monegasco venne anche “fatto fuori” dalla corsa per la vittoria a Silverstone, dopo aver sorpassato in pista uno sbadato e mai davvero veloce Sainz, peraltro dato in pasto agli avversari con la gomma nuova dopo la Safety Car. La famosa “track position” che ormai in F1 non conta più nulla quando monti un set di pneumatici installati sulla vettura 15/20/25 giri prima. Un’incapacità totale, pensieri sportivamente trogloditi e che non permettevano alla squadra di sfruttare, seppur per poche gare, con costanza, una monoposto in grado di battere chiunque, persino una Red Bull non ancora perfetta.
L’ex Alfa Romeo Sauber ha invece portato ordine, ha allontanato quelle figure chiave degli insuccessi passati, ha fatto fare un passo indietro ai dirigenti che di F1 è meglio che parlino il meno possibile. Ha ridato agli uomini del team centralità, persino a coloro che lavorano nel remote garage, a Maranello, coinvolgendoli appieno durante i week-end, senza dover ricorrere alle immagini Sky o agli articoli delle testate giornalistiche italiane, perché a quanto pare è così che si lavorava sino a poco meno di due anni fa all’interno del magico mondo della rossa. Chapeau!
Ferrari: Vasseur prende Hamilton e crede nel “metodo Schumacher”
La Ferrari sta riacquistando credibilità innanzitutto sotto l’aspetto tecnico e si lavora anche per quel che concerne la parte politica. Questo perché ricordiamo distintamente tutti gli insuccessi della Scuderia con la Federazione Internazionale nello sciagurato quinquennio gestito da Mattia Binotto. Da quando Sergio Marchionne non c’è più, scomparso prematuramente come sappiamo, il Cavallino Rampante è stato preso letteralmente a pernacchie, senza un team principal, direttore sportivo o presidente (oggi finalmente sul pezzo, ndr), in grado di difenderlo nelle sedi più opportune, nonostante i torti o presunti tali subiti negli anni.
Canada 2019 riecheggia ancora come uno dei furti più clamorosi della storia della F1, con quella vittoria scippata a Sebastian Vettel e poi ridiscussa due settimane dopo, in Austria, con lo Sky Tech di Karun Chandok. Non riaccendiamo i riflettori sul patto segreto con la FIA, quando la Ferrari venne di fatto presa con le mani nel sacco per una power unit decisamente illegale, una sorta di squalifica con partecipazione ai campionati 2020 e 2021, quando la rossa veniva sverniciata in rettilineo dalla Haas, al Mugello, nel giorno dei festeggiamenti per il Gran Premio numero 1.000 della storica casa costruttrice modenese.
A volte le persone tendono a dimenticarsi dei trascorsi più o meno recenti, caratteristica che fa parte dell’individuo umano. Mentre adesso le cose, pian piano e in maniera progressiva, stanno andando finalmente nella giusta direzione. Anche perché, senza questi sentori, senza le rassicurazioni tecniche, gente come Lewis Hamilton non avrebbe mai accettato di vestirsi di rosso. Idem per la sponsorizzazione multimilionaria di HP e geni del calibro di Adrian Newey, prossimo ad atterrare nel mondo Ferrari che non avrebbero nemmeno preso in considerazione, nei loro sogni più remoti, l’idea di legarsi al team italiano. Sarebbero stati belli alla larga, per dirla tutta…
Il feedback che potrà dare un sette volte campione del mondo, anche soltanto ai briefing post sessione, sarà un qualcosa di meticoloso e che in Ferrari non si vede forse dai tempi di Schumacher. Lo ha detto lo stesso Vasseur parlando ai colleghi francesi a Miami: Lewis non si accontenterà di avere una sola risposta quando darà le sue impressioni, vorrà confronto, anche più lungo del previsto se necessario, perché la strada per arrivare al successo non è così immediata, e bisogna camminare insieme affinché si arrivi all’obiettivo prefissato. Stesso discorso per Newey. Attendiamo…
Autore: Alessandro Arcari – @berrageiz
Immagini: Scuderia Ferrari – Mercedes AMG F1 Team