Ci sono certi amori che fanno giri immensi e poi ritornano anche in F1. Prendete Briatore e la Renault/Alpine. Prima o poi, l’amore trionfa. Ci si lascia, ci si prende, ci si rilascia e ci si riprende. Qualcuno, meno romantico di noi, senza dubbio, potrebbe sostenere tranquillamente che l’assassino torna sempre sul luogo del delitto o del misfatto. Ma non fate troppo caso a queste illazioni di bassa lega. Veniamo dunque a una delle notizie più assurde degli ultimi giorni, tra l’altro assai telefonata, nel senso che mancava solo l’ufficialità ma si sapeva da tempo:
“Il BWT Alpine F1 Team conferma che Flavio Briatore è stato nominato dal ad del Gruppo Renault, Luca de Meo, come suo consigliere esecutivo per la divisione Formula 1. Briatore si concentrerà prevalentemente sulle aree di alto livello del team, tra cui lo scouting dei migliori talenti a livello di piloti, la messa in discussione del progetto esistente valutando l’attuale struttura e la consulenza su alcune questioni strategiche all’interno dello sport”. E già qui, alla voce questioni strategiche, ti viene da sorridere amaramente… magari darà qualche bel consiglio in gara? Chissà.
Il problema del ritorno di Briatore nel Circus che tra l’altro, gira che ti rigira, non aveva mai smesso di frequentare, è sempre lo stesso. Il convitato di pietra si potrebbe dire, cioè il pasticciaccio brutto, ma davvero brutto, di Singapore 2008. Una delle “porcate” più grandi nella storia dello sport. Sono passati molti anni ma la cosa è tutt’altro che dimenticata tanto che, come sapete, Massa si è impegnato in una battaglia legale senza precedenti proprio dal 2023 contro F1/FIA perché il Gran Premio sia cancellato.
F1, Briatore la storia “malata” che non fa bene al Circus
Andiamo per ordine. Singapore 2008 è ricordato per essere stato il primo disputato a Marina Bay, il primo di sempre in notturna nella storia dello sport e per essere stato particolarmente caotico in seguito a un controverso incidente che coinvolse il pilota brasiliano Nelson Piquet Jr, della Renault, e che provocò una serie di conseguenze che portarono alla vittoria del compagno di squadra Fernando Alonso. Quel risultato fu decisivo per la classifica finale del 2008, il primo vinto da Hamilton, che all’epoca correva per la McLaren e finì di un solo punto davanti al brasiliano Massa della Ferrari.
Lewis infatti arrivò terzo a Singapore (ottenendo 6 punti), mentre Massa, che prima dell’incidente era primo, concluse la gara al tredicesimo posto a secco punti. Ma quello che emerse solo in seguito è che Nelson Piquet Jr si schiantò deliberatamente, su ordine della sua scuderia, per favorire il compagno di squadra Alonso. Il piazzamento di Felipe fu direttamente collegato alle conseguenze di quell’incidente, e ora perciò, in seguito a nuovi sviluppi nella vicenda, il pilota ha attivato le vie legali per chiedere giustizia, sostenendo di essere stato «vittima di una cospirazione commessa da persone ai vertici della F1.
Aspetto che gli ha fatto perdere decine di milioni di euro per quel torto subito e di essere, in sostanza, il legittimo campione del titolo piloti del 2008. Che Nelson Piquet Jr si fosse schiantato di proposito lo si seppe fin dall’anno seguente: all’inizio disse che era successo inavvertitamente, ma poi prima suo padre – tre volte campione negli anni ottanta – e in seguito lui stesso rivelarono che c’era stato un ordine preciso da parte di Flavio Briatore, team manager della Renault, e dell’ingegnere Pat Symonds. Una successiva indagine della FIA accertò che era andata proprio così, e decise pene e sospensioni per Renault, Briatore e Symonds.
La sentenza del settembre 2009 era durissima: Briatore radiato a vita, Symonds squalificato per cinque anni (i due erano comunque stati già allontanati dalla squadra) mentre la Renault fu estromessa per due anni dalla classifica costruttori ma con la condizionale. Nessuna penalità invece per Fernando Alonso, considerato all’oscuro del complotto. Nel 2010 il Tribunal de Grande Instance di Parigi annullava la radiazione di Briatore e la squalifica di Symonds considerando irregolare il procedimento instaurato dalla FIA. Questo è un passaggio importante.
Non si affermava che le accuse erano false, ma che il procedimento legale non era regolare poiché non era stato garantito un “equo processo” agli imputati. A quel punto l’allora presidente della FIA Jean Todt accettò una soluzione di compromesso che metteva la parola fine a questo caso. Interdizione sino al 2013 per Flavio, mentre la Renault si scusava pubblicamente con Piquet Jr dopo aver bollato come calunniose le sue rivelazioni dell’estate 2009. Nonostante l’ammissione di responsabilità, anche Pat Symonds fu presto riabilitato e rientrò in Formula 1 come consulente della Virgin Racing nel 2011.
In seguito divenne direttore tecnico della Williams nel 2013 e responsabile tecnico per la Formula 1 dal 2017. La coda polemica, come ricorderete, è relativa alle dichiarazioni tardive di Ecclestone (il grande vecchio dell F1 affermò che sin dall’inizio lui e Mosley, allora presidente FIA, sapevano dell’imbroglio) e al tentativo di Massa di avere “giustizia”. Ora, qui non si tratta di essere colpevolisti o innocentisti, perché che il fatto sia accaduto è pacifico e acclarato. Il problema è la morale a targhe alterne del mondo della F1. Già a me le foto di Wolff, Domenicali e Briatore di un agosto di qualche anno fa aveva fatto storcere il naso e non poco.
Poi Liberty Media lo nomina “ambassador” della F1 (2022) con l’entusiasmo di Domenicali. Il comunicato della FOA recitava: Flavio Briatore, nella sua qualità di ambasciatore di lunga data per la F1, continuerà a supportare il Circus nelle relazioni con alcuni promotori, partner esistenti e potenziali, sviluppando anche eventuali collaborazioni commerciali e di intrattenimento. Evvai! Ora arriva la riabilitazione completa. Ma riabilitazione da cosa? Ci manca solo: “E’ un santo, un apostolo!” di fantozziana memoria, e siamo a posto. O no?
Può la F1 permettersi questo “volemose bene” e tanti saluti? Ci si può permettere di avere nei dintorni del paddock qualcuno che ha macchiato la reputazione del motorsport in modo così grave? I romani usavano dire “est modus in rebus” vale a dire che si deve adottare un modo corretto, misurato, nel fare le cose. E che esistono questioni di stile e opportunità in tutti gli ambiti della vita. Se ci pensate bene, alla fine, cosa ha fatto la F1 per l’inclusività, per i diritti civili basilari, per la lotta contro il razzismo?
Hanno tolto le “ombrelline” dai Gran Premi, salvo che non si sia negli Usa (da quelle parti le chiamano cheerleaders che non sono proprio la stessa cosa ma quasi). Stop. Perché, in definitiva, questa F1 è una montagna di ipocrisia al cui confronto l’Everest è una collina.
Autore: Mariano Froldi – @MarianoFroldi
Immagini: FIA – F1 – Alpine