F1, McLaren punzecchia Red Bull. Qualcuno diceva che la vita stessa è politica. Sottintendendo il fatto che ogni nostra azione ha implicazioni dirette e indirette sugli altri. E lo sport non fa eccezione. I grandi attori e protagonisti della passione che illo tempore ha tentato di rimpiazzare (anche se non del tutto) la guerra, vale a dire lo sport, fanno politica. I protagonisti intessono relazioni, attaccano gli avversari o li trasformano in alleati e via discorrendo. In ogni sport è politica anche la polemica con l’avversario diretto (ad esempio nel calcio e nella boxe), per intimidirlo e attaccarlo dal punto di vista psicologico.
Ora, pensate alla F1. Così come si vince con il binomio pilota-monoposto, allo stesso modo il dietro le quinte è particolarmente interessante. Ed è politica nella sua essenza. Figure eminentemente politiche sono i team principal, termine pomposo con cui si intendono coloro che dirigono una scuderia della massima categoria del motorsport. E da come si muovono queste “prime donne” o chi sta sopra di loro, vale a dire amministratori delegati e presidenti, inevitabilmente tutti un poco istrionici e narcisi, chi più chi meno, possiamo capire in che direzione va la F1.
Ad esempio la McLaren, che per anni ha vissuto nell’oblio per scelte errate e budget ridotti, sta prepotentemente tornando alla ribalta, al palcoscenico che le spetta per storia e blasone. E, se ci fate caso, anche l’amministratore delegato della McLaren, Zak Brown, d’improvviso è diventato particolarmente loquace. Obiettivo dei suoi strali polemici, indovinate un po’, il team che sta dominando l’attuale ciclo tecnico, vale a dire la Red Bull. E, in particolare, il suo “capo”, il simpaticissimo e mai urticante Christian Horner. Cerchiamo di mettere assieme i puntini.
F1, McLaren usa la tattica Red Bull
McLaren viene da una vittoria e quattro secondi posti nelle ultime cinque gare. Un bel ruolino di marcia a cui ha fatto da contraltare una Red Bull sì vincente ma molto “affaticata”. Ora, la buona regola del politico di professione recita che, se un avversario diretto è in difficolta, o te lo fai alleato o lo abbatti senza pietà. Ora, in F1 non è che ci si possa alleare più di tanto, perché alla fine vince uno solo, quindi resta lo scontro. E così, e non credo sia casuale, l’amministratore delegato della McLaren ha attaccato Horner ripetutamente a partire dall’inizio di questo mondiale.
Prima lamentandosi della doppia proprietà Red Bull, in quanto il team è di fatto proprietaria della VCARB, poi ripetendo all’universo mondo come fosse spiacevole e dannoso per l’immagine della F1 lo scandalo che aveva colpito il team principal rivale. E, giusto per non lasciare in pace il “buon” Horner, spiegando di aver ricevuto diversi curriculum provenienti da Milton Keynes. Sottintendendo che c’era un fuggi fuggi generale. Ebbene: si tratta di politica. Sono azioni volte a disturbare il diretto avversario, né più né meno.
Perché sarà pur vero che in Red Bull continuano a vincere, ma è anche vero che in una situazione dove non vinci in ciabatte, ogni particolare risulta decisivo. E il rumore di fondo può distrarre. Molto. E così arriviamo all’ultimo episodio, vale a dire l’intervista di Zak Brown al podcast Hot Pursuit di Bloomberg: “La Red Bull in questo momento è un ambiente piuttosto tossico. Ci saranno conseguenze, in primis perché la partenza di Adrian Newey è importante e stavano già circolando dei curriculum. Si nota che c’è un certo livello di disagio”
“Senza dubbio in futuro avranno difficoltà anche con gli sponsor, perché valuteranno attentamente l’opportunità di associarsi al loro marchio”, sostiene l’americano. Brown ha poi rincarato la dose, “Poi c’è tutta la situazione relativa a Verstappen, resta o va via? Lui ha un contratto, ma suo padre è stato piuttosto chiaro. La Red Bull è un grande team ma è destabilizzato, non sono più forti come un tempo. Ad oggi chi ha il miglior slancio in questo momento, anche in termini di visibilità, sono Ferrari e McLaren. Ma le cose cambiano rapidamente e dobbiamo tenere i piedi per terra”.
Anche in questo caso, a mio parere, l’obiettivo mirava a disturbare il più possibile gli avversari. Si sa, lo sport è un grande palcoscenico, come la vita. E spesso capita che, nel momento in cui vai in crisi, gli altri ti ripaghino con la stessa tua moneta. Sino al prossimo giro. Per questo McLaren ha messo in pratica una lezione appresa dalla stessa Red Bull quando, in tempi non sospetti, gli anni di dominio schiacciante della Mercedes, Horner non perdeva occasione per alimentare polemiche sul team di Brackely. In F1 il tempo è appunto galantuomo. O forse no…
Autore: Mariano Froldi – @MarianoFroldi
Immagini: Oracle Red Bull Racing – McLaren