Pirelli e la F1 stanno lavorando all’unisono sugli pneumatici del futuro. Il nuovo concetto di monoposto “agile” che la FIA ha disciplinato attraverso l’ennesima rivoluzione tecnica che avrà inizio nella stagione 2026, ha nella riduzione del peso complessivo delle vetture uno dei pilastri del nuovo corpo normativo. Una sfida molto complessa, in quanto la nuova architettura delle power unit legata allo stoccaggio dell’energia elettrica, richiede dimensioni più voluminose. Di riflesso il peso aumenta. Le misure più contenute delle aiuteranno a ridurre la massa complessiva.
Anche gli pneumatici saranno più piccoli nel 2026. Il peso risparmiato grazie ai futuri pneumatici dovrebbe ammontare a 4-5 chilogrammi, contribuendo all’ambizioso obiettivo della FIA di ridurre il peso della vettura di almeno 30 kg. Battistrada di dimensioni più limitate che favorirà la riduzione del drag, sebbene andrà a determinare il livello di grip inferiore derivante dalla superficie di contatto tra il penumatico e l’asfalto. In particolare gli pneumatici anteriori saranno più stretti di 2,5 cm, mentre quelli posteriori di 3. Ci sarà anche una leggera riduzione del diametro che passerà dai 72 cm attuali ai 70,5/71 nel 2026.
Si era ipotizzato di ridurre ulteriormente le dimensioni di gomme e ruote, con il passaggio ai cerchi da 16 pollici. Ciononostante la divisione tecnica delle monoposto della FIA assieme a Pirelli, hanno convenuto che non sarebbe opportuno aggiungere un’altra variabile in quella che è già un’equazione dalle tante incognite che grava sui progettisti delle scuderie. La continuità con gli pneumatici da 18 pollici, infatti, offre il vantaggio di sfruttare le analisi già condotte sul fenomeno dell’overheating da parte del fornitore italiano.
F1, Pirelli dovrà testare le gomme 2026 sulla base di equazioni ipotetiche
L’indicazione è arrivata direttamente dalla Pirelli, il tutto a valle delle simulazioni realizzate con le mescole da 16 pollici. Test durante i quali si è evidenziato un forte surriscaldamento del battistrada. Il costruttore italiano ha spiegato il fatto tramite il direttore di Pirelli Motorsport, Mario Isola: urge la necessità di comprendere l’impatto sulle gomme nel passaggio dalla modalità “X”, a bassa resistenza, verso la modalità “Z”, utilizzata nei segmenti della pista in cui i flap anteriori e posteriori forniranno il massimo carico verticale possibile.
Il primo test verso gli pneumatici 2026 sarà effettuato a settembre di quest’anno. A questo punto un quesito sorge spontaneo tenendo a mente tutti i dati sino ad ora trattati: che valore potrà avere l’analisi se non si riuscirà a simulare con estrema esattezza il profilo prestazionale delle monoposto 2026 senza l’aerodinamica attiva? Isola ha fornito la chiave di lettura, tramite la quale ci possiamo fare un’idea su come verranno condotti le analisi e, di riflesso, capire quali saranno le diverse problematiche legate ai controlli che il gommista italiano dovrà per forza di cose fronteggiare.
“Proveremo con una configurazione di carico aerodinamico che crediamo simuli ciò che accadrà nel 2026. Il vero problema è la resistenza aerodinamica maggiore. Non abbiamo una macchina del 2026, quindi la possibilità di eseguire le modalità X e Z non esiste“. Non vogliamo certo mettere il dito nella piaga, ma la precisazione del boss di Pirelli ci fa capire come la Federazione Internazionale non fornisca strumenti adeguati al gommista per testare il prodotto. Se la FIA si fosse decisa a costruire una monoposto base normata dal prossimo regolamento, una sorta di muletto per intenderci, il lavoro sarebbe senza dubbio più semplice.
Ipotesi che fornirebbe a Pirelli la possibilità di adempiere all’incarico in maniera più fattuale. Forse anche per questo il corpo legislativo si affida alla casa italiana, sapendo che è sempre pronta ad accettare qualsiasi sfida. Il costruttore di pneumatici della P lunga non è nuova nell’ingrato compito di dover testare la bontà del proprio prodotto su monoposto non adeguate allo scopo. Accadde anche tra le stagioni 2021 e il 2022, con il passaggio agli pneumatici da 18 pollici, necessariamente testati nei mesi precedenti su monoposto dall’aerodinamica completamente differente.
All’epoca lo sviluppo delle gomme da 18 pollici richiese oltre 10.000 ore di testing indoor, più di 5000 ore di simulazione e più di 70 soluzioni sviluppate virtualmente. Uno sforzo profuso immane per poi realizzare le 30 specifiche che furono testate dai piloti di F1. Parliamo di 4267 giri realizzati in pista per un totale che supera in maniera abbondante i 20.000 i chilometri percorsi. Per capire l’entità della distanza percorsa in questi test, i metri messi assieme sono pari a circa metà della circonferenza del globo terraqueo, attraverso l’utilizzo di 392 set, ovvero 1568 pneumatici.
Numeri alla mano è comprensibile che la sfida che dovrà nuovamente affrontare Pirelli, per fornire un prodotto adeguato, sicuro e conforme alle aspettative richieste vero la stagione di F1 2026, sia molto ardua e complicata. Proprio per questa semplice ragione si è cercato di non variare la dimensione dei cerchi, come detto. Per raggiungere il medesimo successo del recente passato, la storica casa milanese avrà accesso alla miriade di dati che tutte le scuderie hanno in possesso durate gli esami in pista. Team che dovranno offrire il massimo nel processo di sviluppo del nuovo prodotto.
Autore: Alessandro Arcari – @berrageiz
Immagini: Scuderia Ferrari – Pirelli F1