F1, il fiato sul collo si sente e oramai non ne fa più mistero nessuno in Red Bull. Nemmeno lo storico consulente austriaco, al secolo il dottor Helmut Marko, che di certo non ha nell’umiltà il tratto caratteriale dominante. Dall’alto della sua lunghissima militanza nella massima categoria del motorsport, l’arzillo vecchietto ottantunenne è conscio di un fatto: il valore aggiunto apportato dal “suo ragazzo” potrebbe non bastare nei prossimi quattordici appuntamenti in calendario. A partire proprio dalla gara di casa che si disputerà il prossimo weekend secondo il format sprint.
Da Miami in poi, dal pronti e via la RB20 non si è più mostrata subito a suo agio in pista ed è stato necessario rivoltare come un calzino l’assetto basato sulla macchina virtuale deliberata al simulatore. Come noto, negli sprint weekend il tempo per correggere eventuali incongruenze nel contesto reale è limitata alla sola ora delle Fp1, sebbene da quest’anno ci sia la possibilità di correggere in un secondo tempo l’assetto della vettura per qualifica e corsa standard. Questo significa che la mini gara da 100km può essere compromessa, se nei 60 minuti a disposizione non si trova la messa a punto ideale.
Considerazione che parte da un presupposto reale: nel 2024, Red Bull ha spesso dimostrato che servono tutte quante le tre sessioni per affinare al meglio il setup della monoposto austriaca. Per tale ragione non pare proprio che in questo caso si tratti di pre-tattica utile a sviare le indagini. Al contrario, a supporto di quanto detto, basta pensare agli ultimi due fine settimana di F1 dove, nonostante i due successi ottenuti da Max Verstappen, la RB20 ha faticato parecchio nelle libere del venerdì per poi, quasi in extremis, trovare il bandolo della matassa solamente nell’ultima ora a disposizione che precede la qualifica.
F1, Red Bull: la necessità del supporto di Perez
La tara di quanto portato in dote da Verstappen sono i recenti risultati di Sergio Perez che non riesce ad uscire dalla palude del midfield. Non si può chiedere al messicano di trasformarsi in Max, ma per lo meno di offrire alla prima guida del team leader del campionato un supporto indiretto. Checo deve stare più vicino all’olandese, difenderlo e supportarlo almeno nei piani strategici. Ciò che spesso ha fatto con successo a Valtteri Bottas in Mercedes al fianco di Lewis Hamilton. Il rinnovo contrattuale doveva conferire maggiore serenità al messicano che invece sta sottoperformando in modo evidente.
Secondo l’ex pilota austriaco Red Bull è in una fase in cui non può permettersi punti deboli. Marko sostiene che il tre volte campione del mondo di F1 non può sempre guidare al limite, in questo modo, per un’intera stagione. Nonostante sia un pilota consapevole della propria velocità e molto solido mentalmente, un calo fisiologico potrebbe arrivare sul lungo periodo e la RB20 non dispone di quella superiorità per vincere in scioltezza come avvenuto nella scorsa campagna. Anche Christian Horner spera di ritrovare il Perez consistente delle prime gare della stagione. Ormai da due anni si ripete lo stesso spartito.
Checo inizia la campagna agonistica in modo dignitoso, a volte pure battendo il suo compagno per poi, poco a poco, precipitare in una sorta di involuzione di performance che non ha paragoni tra i compagni di squadre delle scuderie avversarie. Una sorte di tristezza prestazionale quasi inspiegabile. E ‘inaccettabile che la RB20, sebbene plafonata nel rendimento, nelle mani del pilota Guadalajara lotti con le Alpine che sino a qualche settimana fa erano disperse. Per giunta accusando un distacco un minuto da Verstappen in una gara senza problemi evidenti.
In tutta onestà gli appelli di Christian Horner ed Helmut Marko forniscono la sensazione che il team sia in difficoltà. O forse sarebbe meglio dire che Red Bull si rende conto di come, nonostante si parli del team che abbia vinto sette gare su dieci, qualcosa debba cambiare per non cadere in situazioni difficile dalle quale poi sarà estremamente difficile uscire. Il margine di Verstappen su Norris nella classifica piloti resta cospicuo. Parliamo di 39 lunghezze che però, con altre 14 gare da disputare, al momento non è del tutto tranquillizzante.
F1, Red Bull: la chiamata a raccolta di tutte le forze per blindare Verstappen
Forse potrà sembrare assurdo ma Red Bull teme di non portare a casa i titoli. Finora ci sono stati due mondiali: uno disputato tra il Bahrain e la Cina e il secondo che è partito da Miami. Oggettivamente, senza le magie di Max, il team sarebbe in difficoltà in entrambe le classifiche. Risulta evidente che oltre al talento del pilota, le operazioni in pista della scuderia austriaca non sta sbagliando un colpo: pit-stop fulminei e strategie perfette sono il retaggio di una squadra abituata a vincere. Ciononostante un fattore va considerato all’interno di questo scenario.
Se gli aggiornamenti non consentiranno alla RB20 di realizzare un salto prestazionale in avanti, nel futuro a breve termine i miracoli sportivi di Max Verstappen potrebbero non bastare più. Idem per la prontezza di riflessi dei meccanici nella sostituzione delle gomme o per le tattiche di gara impeccabili degli strateghi al muretto. Una Red Bull incapace di crescere rappresenta un assist enorme al corteggiamento della Mercedes che si è esposta attraverso le parole al miele di Ola Kallenius verso l’asso olandese. La chiamata a raccolta di Horner e Marko sembra un monito interno al team: solo la vittoria iridiata ci consentirà di bloccare il fuoriclasse di Hasselt.
Autore: Roberto Cecere – @robertofunoat
Immagini: Scuderia Ferrari