Audi ha cambiato tutto. La casa dei Quattro Anelli aveva ben altre prospettive quando ha deciso nell’agosto del 2022 di ufficializzare il suo ingresso in F1 a partire dalla stagione 2026, quella che sancirà la rivoluzione in termini di power unit. Un regolamento volto proprio ad attirare nuovi costruttori, e i tedeschi di Ingolstadt, con un comunicato in pompa magna, volto anche a screditare un po’ Mercedes, con la frase “la prima PU costruita in Germania”, ha per ora prodotto tanto fumo ma poco arrosto.
Negli anni tante voci davano i teutonici come non pronti a una spesa che si è rivelata essere ben più ampia di quanto ci si aspettasse. Il buon Oliver Hoffmann, di fatto il responsabile di questo progetto, è stato messo sulla graticola in diverse occasioni anche per questo motivo, e il suo addio obiettivamente non è stato per nulla inatteso, in linea con le dicerie da paddock che però hanno trovato conferme.
Chi invece è stato silurato in maniera del tutto inaspettata è stato Andreas Seidl. Il tedesco, dopo la buona esperienza in McLaren e quella trionfale in Porsche nel WEC, vincendo tre 24 Ore di Le Mans consecutive, era stato chiamato come amministratore delegato della Sauber per accompagnare il passaggio della scuderia svizzera in Audi. Evidentemente in questa scelta dei tedeschi, c’è il mancato approdo di Carlos Sainz, dato per certo da tutti visti i rapporti tra la casa dei Quattro Anelli e il padre, ma mai concretizzato, tant’è che lo spagnolo ha preferito addirittura alla Williams.
Audi, una rivoluzione che fa rumore
Il progetto Audi non parte sotto i migliori auspici, eppure non è ancora iniziato davvero: il tanto decantato motore, la power unit tutta tedesca e le nuove fabbriche promesse in quel famoso comunicato di fine agosto 2022 non hanno avuto un seguito, come dire, brillante. Come scrivevamo prima, per la casa teutonica sono state fatte delle spese ben al di sopra delle aspettative, e questo ha messo anche delle ombre sull’effettivo ingresso con il nuovo regolamento tecnico, fatto “ad hoc” proprio per favorire ingressi di costruttori di assoluto livello nel panorama del motorsport mondiale.
Nulla quindi è andato come previsto, inutile girarci attorno, altrimenti non fai dei cambiamenti dirigenziali così importanti dopo nemmeno due anni e ancor prima di scendere effettivamente in pista. Evidentemente le voci che giravano nel paddock negli ultimi mesi hanno trovato delle conferme, e per questo motivo è stata scelta una figura già nota al mondo della F1.
Parliamo ovviamente di Mattia Binotto, ex team principal della Ferrari e fuori dal giro dal Gp di Abu Dhabi del 2022. L’occhialuto reggiano era stato accostato a diversi team nell’ultimo periodo, Aston Martin e Alpine su tutti, ma evidentemente nulla di tutto questo corrispondeva al vero.
Audi e Binotto, un matrimonio inatteso
Binotto avrà pieni poteri nel gestire tutta l’organizzazione Audi F1, ma anche per quel che riguarda gli aspetti tecnici. Non sarà DT, viso che il ruolo rimane a James Key, ma darà una sua impronta. Un qualcosa che sicuramente può fare al caso del team dei Quattro Anelli, considerando la vasta esperienza del reggiano nella sua avventura in Ferrari, con tanti alti in carriera, e qualche basso che purtroppo la Scuderia ha pagato a caro prezzo, come il famoso patto segreto con la FIA nel 2020 per la power unit, diciamo così, alterata della SF90 del 2019.
Mattia è uno che ha scalato le gerarchie fino ad arrivare ad essere il capo della Gestione Sportiva della casa di Maranello, un ruolo che non gli ha certamente impedito di rimanere ben presente nei reparti tecnici. In quel momento però sembrava aver fatto il passo più lungo della gamba, anche perché, diciamocelo chiaramente, diverse cose non sono andate per il verso giusto, a cominciare proprio dalla gestione dei piloti.
Prima con l’addio di Vettel, con il campione tedesco che ci ha messo ben poco a sbugiardare Binotto. Poi arriviamo al 2022, alla pessima comunicazione con Leclerc e agli errori grossolani del muretto e che sono costati ben due vittorie al monegasco in quella stagione, a Monaco e a Silverstone. Quel ditino nei confronti di Charles dopo lo scippo della Gran Bretagna per favorire Sainz, pupillo dell’ingegnere nativo di Losanna, fa obiettivamente ancora male per i tifosi della Ferrari.
Diverse cose quindi non sono andate per il verso giusto, probabilmente non era ancora il momento per Mattia di “spiccare il volo”. Adesso una nuova occasione, una sfida certamente affascinante quanto complicata con Audi, partita già con un handicap e con una rivoluzione che fa rumore. Nulla è irrecuperabile, manca ancora un anno e mezzo all’esordio, e per Binotto è l’occasione per riscrivere la sua storia da manager in F1, iniziata probabilmente nel modo sbagliato.
Autore: Andrea Bovone
Immagini: Scuderia Ferrari – Audi – Sauber – F1