Come giudicare il fine settimana magiaro in F1 della storica Ferrari? Come sempre, è una questione temporale. Alla vigilia del round in Ungheria, si sperava in un fine settimana decisamente migliore rispetto alle recenti esibizioni. Le speranze erano poste nella geometria del tracciato di Budapest, che poteva aiutare non poco ad utilizzare al meglio il pacchetto scartato in quel di Silverstone. A valle del tredicesimo round di questa Formula Uno sempre più avvincente, si potrebbe essere tentati a considerare comunque positivo il risultato della trasferta ungherese.
Tuttavia, bisogna astrarsi dalla attualità ed essere realisti e analizzare lucidamente il contesto di riferimento. Ferrari era la quarta forza in pista; senza il ritiro di Verstappen, questa era la secca sentenza. Ascoltare il team principal della scuderia italiana al termine della gara è stato un pugno nello stomaco. Ammirevole il senso di sportività nei confronti dei competitor della McLaren, che, facendo bottino pieno, hanno superato il Cavallino Rampante nella classifica costruttori. Vedere Vasseur sollevato per un quarto e un sesto posto, con alcuni sprazzi di velocità da parte di Leclerc, è stato deprimente.
Questo è lo specchio dell’attuale situazione che regna all’interno della scuderia di Maranello. Attraverso un semplice esercizio, confrontando le parole del dirigente francese al termine dell’edizione della passata stagione del Gran Premio di Ungheria, si ha contezza che la scuderia modenese è in una situazione di stallo. Sempre la stessa solfa. La ciliegina sulla torta è stata quella di menzionare il distacco dal vincitore, che quest’anno si è ridotto a “soli” venti secondi dalla McLaren. Un dato che dovrebbe far arrossire gli uomini della Ferrari e non farli contenti…
Questo in considerazione del livello di competitività delle monoposto color papaya nelle prime gare. Il team inglese ha dimostrato che per vincere e farlo con continuità non è necessario avere Adrian Newey alle proprie dipendenze. Alla luce di quanto stanno facendo gli avversari, Mercedes compresa, come si può giudicare positivamente la gara di della Ferrari nella giornata di ieri? Per chi scrive, l’analisi del team principal non è minimamente lucida o forse è scientemente votata all’ottimismo per tenere alta la fiducia della truppe modenese, in quello che si prospetta come un finale di stagione troppo simile a quello degli anni precedenti.
F1, Ferrari: la riorganizzazione interna di Vasseur incontra molte difficoltà
In questo momento Vasseur è pure il direttore tecnico ad interim, dopo che Enrico Cardile ha sbattuto la porta e ha scelto di accettare una proposta professionale nel Regno Unito alla corte del team di Lawrence Stroll. Per quanto riguarda la nomina del nuovo DT, l’ingegnere di Draveil ha dato appuntamento a settembre per una comunicazione ufficiale, che a questo punto potrebbe arrivare in occasione del Gran Premio d’Italia o nella settimana seguente. È ormai più che palese che la decisione del responsabile tecnico aretino non sia stata consensuale e che in qualche modo abbia colto di sorpresa il top management della Ferrari.
Il tempo delle sensazioni però è finito. Sarebbe ora di comunicare in modo trasparente. La realtà è che nemmeno in Ferrari sanno perché la monoposto potesse ambire al podio in gara, tanto è stata deprimente la prestazione in qualifica. In termini pianificativi, Vasseur sta lavorando al riassetto organizzativo del team dal primo giorno in cui ha messo piede in Via Abetone Inferiore 4 e su questo arco temporale può e dev’essere giudicato. Ad essere sinceri, al di là del giudizio personale su alcuni tecnici, Maranello è diventato il luogo da cui fuggire piuttosto che una meta.
Una volta era il naturale coronamento di una carriera in F1 per gli abili ingegneri del Circus. Ora, appunto, pare un sito dal quale scappare per non infossare la propria carriera. Se il presente della Ferrari è per l’ennesima stagione avaro di soddisfazioni, dovendosi accontentare di qualche vittoria di tappa in condizioni favorevoli, il futuro della storica scuderia italiana non lascia presagire nulla di buono. All’interno di questo scenario competitivo, il sette volte campione del mondo Lewis Hamilton potrebbe diventare un lusso inutile, specie se la benedetta asticella continua a non essere alzata.
Autore: Roberto Cecere
Immagini: Scuderia Ferrari – F1Tv