Toto Wolff, TP della Mercedes: “Uno, nessuno e centomila”? Sì, lo ammetto, la tentazione di usare il titolo di uno dei più celebri romanzi di Pirandello era troppo forte… per non usarla! Citando Oscar Wilde: “Resisto a tutto tranne che alle tentazioni”. Ma veniamo al dunque. Voi, cari lettori, riuscite a capire le ultime evoluzioni “linguistiche” di quello che ritenevo, e continuo a ritenere, il più abile e capace team principal (o gestore di scuderia/team) della recente storia della F1? Io da qualche tempo faccio un po’ di fatica. Il mio coetaneo (ci divide un mese e mezzo), Torger Christian Wolff detto Toto, austriaco, ha 52 anni.
Ex pilota di media bravura, alto come una pertica e con una forma fisica sino ad oggi invidiabile (giusto qualche frattura in mountain bike), capelli forse tinti forse no ma comunque assai folti e un pelino ribelli, sul “posto di lavoro”, vale a dire nel Circus, si presenta con camicia bianca d’ordinanza e annessi sponsor, maniche lunghe rigorosamente ripiegate ad altezza gomito e chino neri…oddio mi stavo perdendo… dicevo, ultimamente cento ne fa e cento ne dice il nostro. E’ come se dopo Abu Dhabi 2021 tutto l’aplomb e la sicurezza di Wolff fossero d’improvviso scomparsi.
Ed è come se dopo quel fattaccio che il team tedesco ha sofferto in maniere tremenda fosse nato un nuovo Toto, assai più spregiudicato e verbalmente “incontinente” rispetto al suo omologo del dominio grigio-nero. Parla di tutti e con tutti quasi sempre. Un vero e proprio “ciatesusu” (pettegolo) usando il mio amato dialetto tabarkino. Si impunta sul regolamento 2026 facendo muro, anzi calcestruzzo armato. Parla di regolamenti e sanzioni. E poi si lancia in lodi sperticate verso Max Verstappen con il chiaro obiettivo di cercare di portarlo in Mercedes, profittando della faida interna in casa Red Bull; o di disturbarne comunque l’ambiente già assai poco sereno.
Manovra, quest’ultima, così palese da essere stata neutralizzata quasi subito e da aver causato, probabilmente, un effetto contrario rispetto alle intenzioni del manager austriaco, cioè riconsolidare (almeno un poco) un’unione traballante. Parla di Sainz (che forse dovrebbe aspettare ancora un poco prima di decidere il suo futuro), Alonso (che non sarebbe mai stato interessato a Mercedes), Ferrari e via discorrendo. Tirato in ballo di recente, per l’autoscontro Norris-Verstappen, se ne è uscito con una velenosa e sibillina: “Verstappen guida duramente, ma anche Tsunoda, Magnussen e i piloti Alpine. Nel 2021 si poteva, e ora?”
Mercedes: Wolff parla troppo e spesso perde la credibilità di un tempo
Forse, e dico forse, gli manca uno come Lauda che sì, aveva la lingua lunga con la carta vetrata incorporata ma probabilmente, con la sua grande saggezza, stemperava un poco le ubbie del nostro Totone. Niki purtroppo non c’è più, e il nostro probabilmente ha un pochino “esondato”. Difatti Toto ha cominciato a giocare su tanti (troppo) tavoli in maniera contemporanea. E se all’inizio sembrava uno di quelli che sanno come giocare, uno che ha la “poker face” come dicono gli americani, cioè davanti ad una partita a poker sembra imperturbabile e non riesci a capire quale mossa voglia fare, piano piano m’è parso sempre di più spaesato.
Tre anni nel nulla o quasi, mentre finiva il dominio Mercedes e ricominciava il ciclo Red Bull non devono essere stati facili. E qui arriviamo al nocciolo della questione, secondo me. Forse, e magari mi sbaglio, c’è anche un pizzico di sopravvalutazione che noi tutti abbiamo proiettato in mister Wolff negli anni del plumbeo e asfissiante dominio Mercedes durato quasi ininterrottamente, vorrei ricordarlo a chi ora ciancia di dominio Red Bull, dal 2014 al 2021. Cioè: abbiamo conosciuto il Toto vincente, comunque assai abile verso gli altri team e soprattutto verso la FIA e F1, dove la spuntava quasi sempre.
Tuttavia un conto è gestire le cose da una posizione di forza, un conto invece trovarsi nel bel mezzo di una tempesta cercando di ritrovare la competitività perduta con il ciclo regolamentare cominciato nel 2022. Eppure, la memoria dovrebbe riportarci anche al Toto che diventa team principal Mercedes nel 2013 e che, davanti ad una monoposto competitiva sul giro singolo ma che mangiava le gomme come se non ci fosse un domani, si lamentava che se fosse continuata così la scuderia tedesca si sarebbe ritirata dalla F1.
E sempre quell’anno il nostro fu comunque responsabile, direttamente e indirettamente, del famigerato test illegale di Barcellona. Ora, non ricordo in dettaglio se il primo fatto fosse conseguenza del secondo, o se fosse precedente al test illegale. In questo ultimo caso sarebbe stato come dire che, poiché perdi in una partita di calcio, prendi la palla e vai fuori dal campo lamentandoti. La conclusione? Che forse lo abbiamo sopravvalutato. Forse. Le prossime mosse di mister Wolff ci aiuteranno a capire meglio quale Toto sia quello “reale”.
Autore: Mariano Froldi – @MarianoFroldi
Immagini: Mercedes AMG F1 Team – F1Tv