Red Bull sta attraversando un periodo difficile in F1 con problemi su più fronti che conosciamo bene. Da un lato, c’è l’immagine di Christian Horner, che è stata gravemente danneggiata dalla questione del “dipendente X”. Anche se il caso è stato recentemente chiuso, ha lasciato numerosi strascichi, rivelando una lotta intestina all’interno della scuderia. Le contrapposizioni tra le due fazioni (austriaca e tailandese) del team sono ormai ben definite, e non è chiaro come la situazione evolverà, sebbene possiamo ipotizzare alcune direzioni ambedue non liete.
Dall’altro canto ci sono situazioni che non saranno facilmente dimenticate. La posizione inflessibile di Helmut Marko, gli attacchi diretti di Jos Verstappen, e il silenzio preoccupante di suo figlio Max sono i segni tangibili di uno scenario compromesso almeno in parte. C’è poi il fronte tecnico, dove la scuderia è preoccupata per diverse questioni apparentemente irrisolvibili. La RB20, pur essendo un progetto super valido, non sta esprimendo il suo pieno potenziale. Il problema più grande della monoposto, in questo momento riguarda la finestra di funzionamento.
All’inizio della stagione di F1 2024 questo tipo di grattacapi non esistevano. Tuttavia, con il progressivo recupero degli competitor, Red Bull ha iniziato a soffrire sempre di più. Piloti, tecnici e ingegneri sono ora costretti a lavorare in uno spazio di manovra molto ristretto per quanto riguarda la messa a punto. Questo contesto limita inevitabilmente le soluzioni disponibili per far funzionare correttamente l’auto, riducendone così la sua competitività. Tanti compromessi stanno creando frustrazione, soprattutto in Verstappen, che non riesce a sfruttare al massimo le potenzialità della vettura.
Contesto difficile da accettare per il talento di Hasselt. È evidente, sia dalle sue reazioni in pista che fuori, come la situazione lo stia frustrando. In F1, ogni singolo dettaglio è cruciale; trascurarli può comportare un lavoro che, sebbene buono, non è sufficiente per raggiungere gli obiettivi prefissati. Max Verstappen sta dando il massimo al volante della RB20, ma l’auto soffre di sottosterzo cronico e talvolta di sovrasterzo. Anche se il posteriore della vettura è buono, in alcune circostanze non funziona come dovrebbe. In sintesi, Red Bull è tornata sulla terra dopo il dominio a nel 2023.
F1, Red Bull ha perso molto di più di quanto pensa
Ecco un esempio recente legato al set-up nel weekend di F1 in Belgio. Red Bull si è rivelata particolarmente difficile da gestire. Durante le sessioni di prove libere, la scuderia ha effettuato continui cambiamenti di assetto, tra cui una modifica importante alla configurazione sul retrotreno. L’idea di utilizzare un’ala posteriore più scarica per ottenere velocità sui rettilinei si è rivelata inefficace, poiché comportava una perdita di prestazione nel secondo settore del circuito. Questo cambiamento ha influito sulla prestazione dell’auto in gara, nonostante fosse stato utile in qualifica grazie alle condizioni della pista.
C’è una domanda che a questo punto sorge spontanea. Ma prima, una precisazione: nel mese di giugno sembrava che Newey potesse continuare a dare una mano a Red Bull. Anche se ormai fuori dal gruppo di F1, offrire gratuitamente qualche consiglio alla sua ex scuderia pareva cosa acclarata e soprattuto piuttosto utile alla scuderia austriaca. Abbiamo visto Adrian ai box in alcune occasioni, armato di penna e cartelletta rossa per annotare dubbi e idee. La sua presenza rassicurare di fatto il team a livello tecnico. Il nuovo responsabile tecnico Pierre Waché non nasconde la pressione a cui è sottoposto.
La squadra ha investito parecchio sulla sua figura e come sempre accade in questi casi, se i risultati non arriveranno sarà lui a doverne rispondere. Il lavoro diretto dal francese è di ottimo livello; sostanzialmente, non è cambiato molto nel metodo: rimane aggressivo, con un puro spirito “da corsa“. Tuttavia, per mantenere una filosofia di questo genere e ottenere i risultati sperati, è importante avere con se elevate competenze tecniche. È essenziale non solo evitare errori ma anche saper correggere le problematiche quando si presentano. Al momento, questo scenario sembra mancare.
I problemi con i recenti update lo confermano. Le novità introdotte non hanno prodotto i risultati previsti e, anzi, sembrano aver complicato il bilanciamento dell’auto. Questa osservazione ci è stata confermata da alcuni tecnici presenti nel paddock. La domanda che ci poniamo è: cosa manca a questa Red Bull per tornare al top? Cosa serve al team per non temere più la McLaren? La risposta più ovvia, ma anche la più veritiera, è di facile lettura: Adrian Newey. La mancanza della sua grande esperienza è evidente. Una frase di Pierre Waché sottolinea molto bene questa carenza.
“Non è cambiato molto da quando Adrian ci ha lasciati, a parte il fatto che ora non c’è più una figura che, osservando il nostro lavoro dall’alto verso il basso ci possa chiedere: ‘Hai pensato a questo o a quello?’“. Ecco il succo del discorso. L’essenza di un genio che controlla, commenta e fa riflettere. Che ti riporta sulla retta via quando, senza accorgertene, stai uscendo dalla carreggiata. La differenza sta proprio in questo: un super consulente che dirige l’orchestra e sa sempre mantenere una visione d’insieme periferica. A 360 gradi come si suol dire. Tutto questo, Red Bull, ora non lo ha più.
Autore: Zander Arcari – @berrageiz
Immagini: Oracle Red Bull Racing – F1Tv