Red Bull arranca in F1? Non proprio. Soffre però, questo sì, non si può negare. La scuderia austriaca ha cambiato decisamente impostazione rispetto alla passata campagna agonistica. Lo ha fatto, secondo quanto dichiarato da Adrian Newey, per cercare un ulteriore vantaggio sugli avversari. Tuttavia, questa operazione non sembra essere riuscita. La RB20 non domina come ci si aspettava. All’inizio del campionato sembrava potesse farlo (anche se in misura minore), ma presto si è capito che non era così. Si tratta di un progetto senz’altro valido, ma con alcune situazioni non valutate nel modo giusto.
Newey non si è nascosto dietro al famoso dito. Il britannico ha ammesso che ci sono alcune caratteristiche della vettura delle quali non è affatto fiero. Una di queste è la parte centrale dell’auto. Ci riferiamo alle pance rovesciate che, come nel caso della storica scuderia Ferrari, non stanno offrendo quel grande vantaggio che sulla carta prometteva faville. Liberare tanto spazio nella zona del sottosquadro doveva aiutare parecchio nella gestione della scia turbolenta generata dal rotolamento dello pneumatico. I grossi benefici attesi non sono stati soddisfacenti. La RB20 ha raggiunto l’asintoto? Potrebbe essere così.
La difficoltà nello sviluppo conferma questa ipotesi, poiché i diversi aggiornamenti proposti dalla scuderia di Milton Keynes non hanno mai fatto la differenza. Uno scenario inatteso, in quanto le soluzioni studiate dal team campione del mondo in carica, di solito, hanno sempre permesso un netto balzo in avanti delle monoposto color blu racing. Questo stallo tecnico ha favorito la rimonta della McLaren, scuderia che al momento dispone della vettura più solida e duttile. Il nuovo responsabile tecnico della Red Bull non sembra essere eccessivamente preoccupato.
In questi casi, la calma è vitale. Pierre Waché ha spiegato diverse situazioni che attualmente stanno rallentando la squadra. Recentemente, ha rilasciato alcune interviste, e in una di esse ci sono parole che fanno riflettere. Nello specifico, si tratta di un ragionamento che potrebbe sembrare un messaggio al suo ex capo Newey: «Forse era meglio sviluppare il concetto della RB19». Una dichiarazione forte, in cui senza mezzi termini si percepisce il “riconoscere i nostri errori”. Tuttavia, è importante notare che potrebbe anche essere una forma di pre-tattica. Del resto, la Red Bull non è nuova a questo tipo di atteggiamento.
F1, Red Bull: l’ammissione di colpa di Waché
Il francese originario di Auchel sa quello che dice. Parliamo di un tecnico di grande esperienza e spessore che, evidentemente, era anche stanco della supervisione di Newey. Nessun screzio tra i due, ma è chiaro che Waché aveva la necessità di mettersi in gioco con un ruolo di massima responsabilità. Il team lo ha accontentato offrendogli la posizione di massimo responsabile del progetto 2026. Questa mossa, forse non gradita dal genio di Stratford-Upon-Avon, ha definitivamente chiarito il futuro di Adrian lontano da Milton Keynes.
Torniamo al presente della F1. La RB20 è una vettura con una finestra di messa a punto molto stretta. L’arma che Red Bull ha esibito con orgoglio negli ultimi anni sembra non esistere più. Parliamo della capacità di configurare la vettura in base alla pista senza compromettere eccessivamente il rendimento. Per spiegarsi meglio: le vetture di Newey erano talmente performanti che “giocare” con il carico aerodinamico non precludeva mai la massima prestazione. In altre parole, si centrava il punto di lavoro dell’auto e il rendimento era superiore a quello degli avversari. Ecco, questo scenario non esiste più.
Red Bull deve adattarsi alla pista cercando un compromesso che, ovviamente, non permette di ottenere il massimo rendimento in ogni tipologia di curva di un tracciato. La RB19 era ormai al termine del suo ciclo in F1? Non aveva più la capacità di dominare e quindi era giusto cambiare strada? I dubbi sono molti per Waché, che ora è sempre più convinto che continuare con il vecchio progetto avrebbe potuto offrire vantaggi più consistenti. Molti ipotizzano che il sistema modulare di raffreddamento non sia dei migliori, creando così problemi alla PU Honda.
Tuttavia, sebbene i grattacapi non siano mancati, sembra piuttosto riduttivo pensare che il problema principale sia questo. La nostra redazione sostiene da mesi che il range di lavoro della RB20 non è quello stimato. Anche Waché conferma questa ipotesi, ammettendo apertamente: «Abbiamo cambiato la concezione della vettura per ampliare la finestra di esercizio, ma purtroppo ci siamo un po’ persi». Pierre menziona il regolamento e in parte “lo accusa”. Questo è comprensibile. Resta il fatto che il lavoro realizzato dalla Red Bull non è stato all’altezza delle aspettative.
F1, Red Bull torna indietro? Ni…
Gli equilibri che regolano le attuali wing car sono molto fragili, come un’equazione di cristallo che, con un solo colpo, va in frantumi. Arrivare al limite all’interno dello stesso corpo normativo è la prassi, ed è proprio ciò che sta accadendo quest’anno. Reagire diventa molto complicato. Aggiungere carico aerodinamico alla monoposto in alcune aree è sempre più difficile e, quando ci si riesce, spesso si deve fare i conti con una certa instabilità della piattaforma aerodinamica. Effetti prevedibili solo fino a un certo punto nel contesto ipotetico studiato al simulatore.
Abbandonare la strada percorsa a metà campionato, specialmente quando sono in gioco due titoli mondiali, non è possibile in F1. Una scelta che, peraltro, è limitata da altri fattori come il budget cap, che non consente di investire grosse cifre, e dalle tempistiche insufficienti per mettere assieme una sorta di rivoluzione tecnica. Cosa si può fare, quindi? La mossa più saggia in questi casi è ottimizzare il materiale a disposizione. Per questo motivo, valutare attentamente la validità degli aggiornamenti introdotti nell’arco della stagione per poi confrontarli con le versioni precedenti è molto importante.
Da qui il super briefing menzionato dallo stesso Verstappen dopo il Gran Premio del Belgio. Una riunione cruciale per comprendere diverse cose. Alcune specifiche precedenti del fondo potrebbero essere migliori? Avrebbero più potenziale di sviluppo attraverso alcune correzioni? Probabilmente sì, chissà. D’altra parte è successo a diverse scuderie: aggiungere carico aerodinamico non significa andare più veloce se la downforce non è bilanciata. Al contrario, il disequilibrio crea una serie di problemi e il rendimento non migliora. È successo a Ferrari, a Mercedes e pure alla Red Bull.
La vettura di riflesso diventa meno prevedibile, disobbediente. La finestra di funzionamento si restringe enormemente e il pilota è chiamato a un lavoro extra di adattamento. Red Bull sta lavorando sodo perché, al pari degli avversari, ha in cantiere diversi aggiornamenti in questo caso anche correttivi. Si tratta di massimizzare il materiale a disposizione, come detto, e di portare a casa il doppio titolo: piloti + costruttori. Questo è l’obiettivo fattibile per la scuderia austriaca che vuole continuare ad essere il punto di riferimento di questa F1 ora e nel prossimo futuro.
Autore: Zander Arcari – @berrageiz
Immagini: Oracle Red Bull Racing – F1Tv